A un presidente emerito della Corte costituzionale affidato il futuro del Parco Archeologico di Pompei

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Qualche giorno fa la grande Stampa ha potuto annunciare il numero e i nomi degli esaminandi – ben 44 – nonché la composizione della commissione selezionatrice per la nomina del nuovo Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei che riassumerà, come il predecessore, anche la Direzione del Grande Progetto Pompei, affidata a un Generale dei Carabinieri.

 

L’uscente Prof. Osanna – ora destinato a Roma a più alto incarico concernente la Direzione Generale dei Musei Italiani – è stato affiancato fin dal suo arrivo a Pompei dall’attuate Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri Nistri e poi da altri generali fino al gen. Cipolletta, oggi ancora responsabile per le attività e i lavori della Unità Operativa del Grande Progetto Pompei. Si chiude così – o forse si socchiude così – un’epoca che potremmo definire l’età della “liaison lucana” di Pompei. Osanna infatti è un lucano doc di Venosa e alcuni tra i generali venuti a Pompei erano provenienti dal Comando Carabinieri della Legione Basilicata. Anche Cipolletta, peraltro, che oggi ancora è Direttore del Grande Progetto Pompei, è stato Comandante della Legione Basilicata.

I flussi di questa osmosi, finora a senso unico, hanno cominciato a invertirsi con la nomina a Matera di un funzionario tecnico proveniente dall’Ufficio Scavi di Pompei, l’architetto Mauro, che nel mese di Settembre scorso è stata nominata Direttrice del Museo Nazionale di Matera, retto ad interim fino ad Aprile 2021 dalla precedente Direttrice. E proprio nell’Aprile 2021 – per singolare coincidenza, stando a quanto è dato sapere – anche a Pompei, retta ancora ad interim da Osanna, si insedierà il nuovo Direttore generale. Questi, chiunque sia, sarà “portato” nella fascia superiore dei Direttori Generali (nb: detti anche “di seconda” o anche “a due botte” in modo più grossier), qualora riprenda vita il Grande Progetto Pompei. Così come è stato nel caso di Osanna. Una scalata resistibile, divenuta irresistibile per Legge.

Stando così le cose, la poltrona del titolare del Parco archeologico di Pompei è tutta d’oro sotto il profilo della progressione in carriera. Ed essa indora, a destra e a manca, chi le si avvicina in qualche modo. Ora il lettore potrà ben capire perché il Ministro Franceschini, ex democristiano avveduto e di lungo corso, abbia nominato la presidente emerita della Corte Costituzionale Marta Cartabia, docente di Diritto costituzionale alla Bocconi – e non certo ultima tra i candidati in pectore per la Presidenza della Repubblica – a presiedere la commissione che selezionerà il prossimo direttore del Parco archeologico di Pompei.
Gli altri componenti della Commissione sono soggetti di prestigio nei loro campi specifici come Luigi Curatoli, anch’egli Generale dell’Arma dei carabinieri e già Direttore del Grande progetto Pompei. Poi ci sono Catherine Virlouvet, già a capo della Ecole Francaise di Roma, grande archeologa romanista, ora docente emerita nell’Università d’Aix-Marseill e Andreina Ricci ex docente universitaria a Roma di Tecnica della ricerca archeologica. E infine Carlo Rescigno, Accademico dei Lincei e professore ordinario di archeologia classica nella Università degli studi della Campania L.Vanvitelli, che ha pubblicato con Massimo Osanna i propri recenti studi su Pompei. Manca un autorevole archeologo pompeianista, come può vedere facilmente anche il nostro lettore. Ma questo è un dettaglio, evidentemente.

Dobbiamo confidare quindi nel rigore morale e intellettuale della Presidente Cartabia. Intanto, però, nel nostro piccolo eccepiamo sul fatto che, secondo la grande Stampa, ai componenti della commissione non venga riconosciuto alcun emolumento. Ci sembra onestamente mal fatto e, forse, anche un pò irrituale. E’ perlomeno giusto che un impegno ben affrontato sia ricompensato. Soprattutto se è un impegno importante e serio. Per di più, è recente e non sopita la polemica giornalistica che vede proprio Osanna contestato per il fatto che – secondo le sue stesse esternazioni – egli ricopra l’incarico di Docente Universitario di Archeologia a Napoli, senza emolumenti. Però, secondo chi lo contesta, egli occupa il posto di altri archeologi che darebbero senza altri vincoli pieno tempo e pieno impegno alla docenza universitaria. Ma chiudiamola qui. In fondo, questi sono misteri della fede della nostra Italia “non donna di provincia, ma bordello”, come avrebbe concluso Dante.

    FEDERICO L.I. FEDERICO


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