Covid-19, confusione tra tamponi effettuati e persone testate: confusione sui dati forniti dalle Regioni

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I dati sui tamponi effettuati non corrisponderebbero alle persone realmente testate, perchè per ogni paziente vengono effettuati più test: lo sottolinea un focus pubblicato da YouTrend che mette in luce la confusione dei dati di monitoraggio nelle Regioni italiane. L’attenzione mediatica è concentrata sui tamponi effettuati perchè più la forbice tra casi positivi e tamponi è ampia più si presume che il monitoraggio sul territorio sia attendibile. Ma il dato non è certo, perchè il numero di tamponi non è affatto coincidente col numero delle persone testate. Se i tamponi coprissero una fetta più larga di popolazione, è la tesi di partenza, il rapporto fra casi e tamponi diminuirebbe drasticamente. Questo rapporto, peraltro, soffre di una quantità di tamponi assai ridotta (soprattutto in alcune regioni come Piemonte o Lombardia) e quasi sempre fatti a soggetti “sintomatici” (cioè coloro che mostrano sintomi da infezione Covid-19). Per questi motivi, si può ritenere che lo stesso numero di tamponi effettuati non mostri la reale popolazione testata. Nelle ultime ore tuttavia Umberto Rosini, Technical Project Manager del Dipartimento della Protezione Civile, ha riconosciuto che anche il dato dei tamponi eseguiti finora in realtà potrebbe trarre in inganno. Si tratta infatti del totale dei tamponi eseguiti e non del totale delle persone testate. Il numero di persone testate potrebbe quindi, nel complesso, essere molto inferiore rispetto a quanto finora pensato, indicando ancora una volta che sono sottoposte al test solo le persone con chiari e gravi sintomi. Questo perchè a molti soggetti vengono fatti più tamponi: una categoria di soggetti che subiscono (almeno) un doppio tampone sono sicuramente coloro che possono essere definiti “guariti da Covid-19”.

Secondo il documento del 28 febbraio 2020, pubblicato dal Consiglio Superiore della Sanità, nell’ambito dei Quesiti scientifici relativi all’infezione di Coronavirus SARS-CoV-2, “Il paziente guarito è colui il quale risolve i sintomi da infezione da Covid-19 e che risulta negativo in due test consecutivi, effettuati a distanza di 24 ore uno dall’altro, per la ricerca di SARS-CoV-2”. Il numero di tamponi comunicato, a quanto risulta in più regioni, non indica quindi il numero di persone testate, ma il numero complessivo di test effettuati. Per un singolo paziente guarito, quindi, saranno conteggiati tre tamponi effettuati.
Fonti dell’unità di crisi della Regione Piemonte a conoscenza della materia confermano che il totale riportato giornalmente riguarda il numero di tamponi effettuati e non la quantità di soggetti sottoposti a tampone. Anche la Lombardia, per affermazione dello stesso assessore regionale Giulio Gallera (per esempio nel bollettino del 21 marzo, minuto 17:21), ha evidenziato più volte di aver fornito questo numero sommato con quello dei “clinicamente guariti”, cioè i pazienti divenuti asintomatici per risoluzione della sintomatologia clinica presentata. Un altro esempio. Nel bollettino del 24 marzo, l’Emilia Romagna scrive: “Al tempo stesso, continuano a salire le guarigioni, che raggiungono quota 558 (135 in più rispetto a ieri), 125 delle quali riguardano persone ‘clinicamente guarite’, divenute cioè asintomatiche dopo avere presentato manifestazioni cliniche associate all’infezione; 10 quelle dichiarate guarite a tutti gli effetti perchè risultate negative in due test consecutivi”. Situazione diversa per le Marche, dove invece la regione ha chiaramente spiegato di seguire le indicazioni del Ministero della Salute e del Consiglio Superiore di Sanità. La regione Abruzzo invece nel suo ultimo bollettino ha specificato che: “la differenza tra il numero dei test eseguiti e gli esiti, è legato al fatto che più test vengono effettuati sullo stesso paziente”. Nel complesso, appare quindi impossibile sapere quante persone in Italia siano state sottoposte al test e svolgere una qualsiasi analisi. Le regioni e la Protezione Civile, scrive YouTrend, dovrebbero valutare la possibilità di fornire più chiaramente il numero di persone testate, per garantire una maggiore trasparenza con l’opinione pubblica.



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