Il comune di Pagani vuole intitolare una strada a Marcello Torre, la famiglia dice no

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E’ stato il sindaco di Pagani che si oppose alle infiltrazioni della camorra negli appalti per la ricostruzione post terremoto del 1980. Eletto ad agosto di quell’anno, fu ucciso a dicembre, 5 mesi dopo, da un sicario con un colpo di fucile. Marcello Torre e la sua memoria vengono da sempre difesi dalla famiglia, la moglie Lucia De Palma e la figlia Annamaria. E se a Napoli dal dicembre scorso la piazza del centro direzionale di fronte al palazzo di Giustizia e’ intitolata a lui, a Pagani, la città che volle difendere dagli interessi dei clan, non c’e’ ancora una via che ne omaggi il coraggio e l’impegno civile. Nel 2011, l’amministrazione retta dal sindaco Salvatore Bottone prima penso’ di dedicargli una piazza, quella del Corpo del Redentore, poi revoco’ l’intitolazione appena un mese dopo la cerimonia inaugurale con il presidente della giunta regionale della Campania, Stefano Caldoro, e il presidente di Libera, don Luigi Ciotti. La giunta comunale di Pagani ritenne fosse un errore perché quella piazza era “un luogo storico della nostra comunità e non doveva essere intitolata al compianto sindaco. La decisione ha sollevato in questi mesi un polverone di polemiche”, spiegò Bottone. Ora la giunta retta dal sindaco facente funzioni Anna Rosa Sessa ci riprova, e 5 giorni fa annuncia che il secondo tratto di via Perone, sarà intitolato all’esponente della Democrazia Cristiana vittima della boss Raffaele Cutolo, che si è visto comminare un ergastolo per quell’agguato.  “In questi ultimi dieci anni la memoria, l’esempio nonchè l’integrità morale di Marcello Torre e’ stata offesa e con lei tutta la famiglia – scrivono la vedova e la figlia in una nota – fummo definiti ‘Vivi’, si’ proprio cosi’, virgolettato, che ‘generano polemiche’…anni fa, dopo la tarantella della intitolazione a mio padre scrivemmo che non gradivamo nulla ne’ piazze, ne’ strade, ne’ altro dal Comune di Pagani”. La famiglia ha appreso della volontà della giunta “solo da fonti giornalistiche o da spot elettorali”. “La mia, la nostra risposta e’ no, ieri come oggi… piuttosto si ricordasse mio padre nelle buone pratiche della Pubblica Amministrazione, nonché nel rispetto e osservanza delle leggi”. Poi la nota si chiude con la lettera-testamento di Torre, datata 30 maggio 1980: “Siate sempre degni del mio esempio e del mio impegno civile”. 


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