Camorra, torna in carcere Anna Scarallo, la moglie del boss Antonio D’Amico. LE ACCUSE DEI PENTITI

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Di lei aveva parlato a lungo il pentito Gaetano Lauria detto o’ somaliano. Gestiva una delle piazze di spaccio del rione Conocal di Ponticelli. Ora nonostante una condanna rimediata lo scorso giugno a 16 anni e 8 mesi di carcere in primo grado, Anna Scarallo continuava a spacciare. La moglie del boss Antonio D’Amico e fraulella è stata arrestata dagli agenti dell’Ufficio Volanti del commissariato di Ponticelli. nel corso di una perquisizione della sua abitazione in via al Chiaro di Luna è stata trovata in possesso di droga e di tutto il materiale per il confezionamento. lei era già finita in carcere nel maxi blitz “Delenda” o Ponticelli liberata del giugno 2016 con 89 arresti. All’uscita della caserma caserma dei carabinieri indossava una t-shirt con stampate le tre scimmiette e la scritta: “Non vedo, non sento, non parlo”.Un messaggio inequivocabile lanciato a tutti da lei che dopo l’uccisione della cognata Nunzia D’Amico a’ passilona era diventata la reggente del clan.Era poi stata scarcerata e quindi continuava a spacciare. “Era una guerra per il controllo delle piazze di spaccio. Loro volevano prendersi le nostre, cacciandoci dal Conocal. Ne avevamo cinque, una di “erba” in via Al chiaro di luna, che faceva capo ad Antonio D’Amico ed era gestita dalla moglie Anna Scarallo; la seconda, in cui si vendeva cocaina, apparteneva a Giuseppe D’Amico e i ricavi andavano a Maurizio Costanzo che li spartiva con la famiglia Scarallo; la terza, anch’essa di cocaina, era gestita da Gennaro Schiavoni; la quarta, che invece era di marijuana, la teneva Silvio Rigotti; nell’ultima si spacciava cocaina, si trovava al Conocal “di sopra” ed era gestita da Natascia Miccoli che a sua volta si riforniva da Giuseppe D’Amico”. E’ il racconto di Gaetano Lauria, ‘o somaliano, pentito del clan D’Amico del rione Conocal di Ponticelli. Il giovane killer testimone d’accusa nel maxi processo che si sta celebrando con il rito abbreviato e nato dal blitz Delenda della scorsa estate che portò in carcere un ottatina tra boss e gregari della cosca dei “fraulella” ha spiegato in aula come funzionavano le piazze di spaccio e i gestori. E poi sulle forniture: “Arrivavano tutte da Giuseppe D’Amico, a volte, se necessario, da ’o pop ai Quartieri Spagnoli o dal rione Incis”.

 



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