Il processo sulla morte di Diego Armando Maradona si ferma, ma non per una pausa tecnica. A far scattare il blocco è stato un episodio dai contorni surreali che ha scatenato un nuovo caso giudiziario dentro il processo stesso: la giudice Julieta Makintach è finita sotto indagine per aver autorizzato l’ingresso in aula di due persone riconducibili a una società di produzione audiovisiva, impegnata – secondo l’accusa – nella realizzazione di un documentario senza alcun consenso da parte delle parti coinvolte.
I giudici del Terzo Tribunale Penale di San Isidro hanno quindi deciso di sospendere le udienze per sette giorni, accogliendo la denuncia presentata dagli avvocati Fernando Burlando e Mario Baudry, legali dei figli del fuoriclasse argentino. Un episodio che riapre le tensioni attorno a un processo già segnato da clamore mediatico e divisioni profonde, in un Paese dove Maradona è molto più che un ex calciatore.
“Riteniamo che si tratti di un periodo di tempo ragionevole che garantisce al tribunale di risolvere la questione”, ha dichiarato il giudice Maximiliano Savarino, che presiede il collegio incaricato del caso. L’inchiesta interna servirà a chiarire se davvero la presenza dei due uomini in aula sia stata usata per fini documentaristici, senza il necessario accordo con le difese e l’accusa. Una leggerezza che, se confermata, rischia di compromettere la regolarità del procedimento.
Sul banco degli imputati restano otto membri dell’equipe medica che ebbe in cura Maradona fino al 25 novembre 2020, giorno della sua morte. Il processo riprenderà lunedì 27 maggio alle 10.30, ma l’ombra lunga del sospetto e del sensazionalismo mediatico non accenna a svanire. In aula, più che giustizia, sembra che qualcuno stia cercando uno show.
Articolo pubblicato il giorno 21 Maggio 2025 - 11:43
