Una polveriera che rischia di esplodere da un momento all'altro quella relativa all’organizzazione della Festa dei Gigli per l’anno prossimo. Bocche cucite in comune e politici letteralmente spariti dai radar.
Annullata dal 2017 dalla commissione prefettizia dopo che il comune venne sciolto per gravi condizionamenti della criminalità organizzata, anche perché tra i gravi motivi che determinarono lo scioglimento dell’amministrazione retta dall’allora sindaco Orefice, c’era un corposo capitolo che riguardava proprio la gestione della tradizionale festa, ritenuta completamente in mano ad elementi e fiancheggiatori della criminalità organizzata.
Un primo segnale era arrivato, quando la manifestazione fu bloccata dalle forze dell’ordine e dal Questore in prima persona. Un evento clamoroso, ma reso necessario per una serie di gravissime violazioni ai regolamenti e alle prescrizioni che pure erano state imposte, quasi in contemporanea con l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per voto di scambio, aggravato dalla componente mafiosa, che coinvolse decine di persone poi assolte in quanto le intercettazioni che li inchiodavano furono ritenute inutilizzabili poiché avevano rappresentato elemento di indagine di un altro procedimento penale, quello relativo all’uccisione del boss Ciro Cortese, sulla cui scena del crimine venne riperso sul posto proprio uno dei più attivi sostenitori della festa che sta lanciando strali a destra e a manca.
Ma a rendere la situazione ancor più incandescente, la relativa festa “abusiva” organizzata da Mauro Ramaglia.Potrebbe interessarti
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rendere questa storia ancor più surreale e che ha già attirato l’attenzione della magistratura inquirente, la condivisione delle iniziative fino ad ora ritenute dal comune non in linea con il regolamento comunale Antimafia, di un appartenete alle forze dell’ordine che avrebbe stretto rapporti con personaggi locali.
Al netto del pericolo d’infiltrazioni del clan Ferone nella festa, il problema che appare insormontabile e che nessuno sembra volersi mettersi in regola con quanto previsto dal regolamento Antimafia e il che rappresenta un vero è proprio schiaffo allo Stato. E come se qualcuno volesse imporre nonostante tutto, e forse per promesse recondite, la ballata dei gigli.
E addirittura, durante la gestione commissariale, vi fu una sommossa contro i commissari prefettizi capeggiata proprio dagli uomini del clan che non tolleravano il diniego imposto. Insomma, le premesse non sono delle migliore e chi denuncia, svolta, rischia grosso.
Sergio Coletta












































































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