E’ scontro sul rientro a scuola: il Governo impugna le chiusure, anche della Campania

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Sul rientro a scuola e’ muro contro muro. Da un lato il governo che anche oggi, per bocca del ministro Patrizio Bianchi, ribadisce il “tutti in classe” il 10 gennaio, dall’altra amministrazioni locali, ordine dei medici, sindacati e presidi che chiedono di rinviare, di posticipare di almeno 15 giorni il ritorno tra i banchi.

Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, passa alle vie di fatto annunciando la non riapertura per le medie e le elementari perche’, a suo dire, “non ci sono le condizioni minime di sicurezza”. La “fuga in avanti” di De Luca sara’, pero’, stoppata sul nascere dal governo che ha annunciato l’intenzione di impugnare la decisione ma sara’ necessario un passaggio in Consiglio dei ministri al momento fissato per il 13 gennaio.

Nel decreto legge approvato il 24 dicembre e’ stata, infatti, prorogata la norma che limita “esclusivamente” alla zona rossa la possibilita’ agli enti locali di “derogare alle disposizioni” dell’esecutivo in tema di focolai ed elevata diffusione del virus. “Essendo in zona bianca non ci sarebbero i presupposti giuridici per una eventuale ordinanza sulla riapertura delle scuole”, conferma l’assessore all’Istruzione della Regione Puglia, Sebastiano Leo.



    In alcuni comuni della Calabria e della Puglia la ripresa delle lezioni e’ stata, comunque, rinviata al 15 gennaio alla luce dell’elevato numero di contagiati. Decisioni arrivate a poche ore dalle dichiarazioni del numero uno del dicastero di viale Trastevere che aveva tagliato corto: “nessun ripensamento sul ritorno a scuola in presenza”.

    Una linea che “non e’ sicuramente quella delle Regioni” come affermato dall’assessore alla Salute dell’Emilia Romagna, Raffaele Donini. Sul campo resta un quadro epidemiologico in forte e rapidissimo peggioramento che causa difficolta’ di tracciamento e di screening. Il governatore del Veneto, Zaia parlando di scuola ha utilizzato il termine “caos” cosi’ come il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci che ha scritto al presidente Draghi per “rappresentare la gravita’ della situazione delle ultime ore”.

    Una anticipazione di quanto potrebbe accadere da lunedi’ arriva dalla Lombardia dove oggi e’ suonata la campanella in alcuni istituti. Moltissime le assenze tra gli alluni e il corpo insegnate (239 prof hanno presentato certificato per malattia nella sola provincia di Sondrio) a causa delle quarantene. Per i presidi della regione quando riapriranno il resto delle scuole “sara’ come andare alle Termopili: non si e’ passati alla dad per scelta, ci arriveremo per necessita'”.

    Il Dl approvato il 5 gennaio introduce, infatti, nuove regole per la gestione delle quarantene: alla materna, in presenza di un positivo in classe, scatta la sospensione delle attivita’ per 10 giorni mentre alle elementari con un solo caso si applica la sorveglianza, che prevede un tampone al primo e al quinto giorno dalla scoperta del caso, e con due si va in dad per 10 giorni.

    Per medie e superiori la norma prevede invece tre diversi step: con un caso di positivita’ si continua ad andare a scuola in presenza e si applica l’autosorveglianza e l’obbligo di mascherine Ffp2; con due casi chi e’ vaccinato con il booster o guarito da meno di 4 mesi resta in classe, i non vaccinati e i vaccinati e guariti da piu’ di 120 giorni vanno invece in dad; con 3 positivi, tutta la classe resta a casa e segue le lezioni da remoto per un tempo massimo di 10 giorni.

    Con queste nuove regole, secondo una proiezione fatta da Tuttoscuola, tra dieci giorni circa 200 mila classi (piu’ di una su due sulle 296 mila statali), rischiano di dover interrompere la didattica in presenza. Per la Fondazione Gimbe e’ “evidente che con questa circolazione virale sara’ molto difficile mantenere gli alunni nelle classi”.

    “Ora si e’ puntato tutto sulle vaccinazioni, ma per esempio per cio’ che riguarda la fascia 5-11 anni abbiamo fatto in tre settimane circa 400mila vaccinazioni che per qualcuno sono tante ma in realta’ ci sono ancora 3 milioni e 200mila bambini da vaccinare”, afferma il presidente della Fondazione, Nino Cartabellotta.


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