Uccise la figlia appena nata: la Cassazione conferma condanna della madre

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Uccise la figlia appena nata, lanciandola in un canalone. Ma per più di dieci anni è riuscita a mantenere il segreto. Oggi la condanna definitiva a 14 anni di reclusione

E’ la storia tragica di una 47enne di Benevento, che nel 2000 partorì una bimba. Il corpicino della piccola con il cranio fracassato fu trovato il 2 aprile del 2000 su un gradone di cemento. Le indagini che seguirono non portarono all’identificazione della madre. Soltanto undici anni più tardi, nel 2011, grazie alle rivelazioni dell’ex moglie di un parente della donna, si riuscì a dare una identità alla madre di quella bimba, trovata in contrada Ripamorta di Benevento e sepolta con il nome di Angela Speranza.

Incastrata dal Dna

La donna, durante il processo di primo grado dinanzi alla corte d’Assise di Benevento, si era difesa sostenendo di aver avuto figli solo dopo esseri sposata nel 2004. Ma a incastrarla le prove del dna. Dall’autopsia sul corpicino della bimba emerse che la piccola era nata viva, aveva respirato ed era morta per la grave frattura cranica.

Nel 2019 la condanna a 14 anni di carcere inflitta dalla corte d’Appello di Napoli e la conferma oggi dalla corte di Cassazione. La donna è già detenuta.




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