Droni e familiari per la droga in carcere: il business da 10 milioni l’anno. Appello al Governo

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Droga in carcere con droni e familiari: un business da 10 milioni di euro l’anno. Il fenomeno triplicato nell’ultimo anno: chiesto l’intervento del Governo.

E’ l’allarme lanciato da Aldo Di Giacomo segretario del sindacato di polizia penitenziaria. Un’economia nera che vale circa 10 milioni di euro l’anno, secondo Di Giacomo, che denuncia il fenomeno dell’ingresso negli istituti penitenziari italiani di cocaina, hashish, eroina e droghe sintetiche. “Attualmente ci sono 7 processi aperti che vedono coinvolti 60 detenuti per lo spaccio di droga all’interno degli istituti penitenziari italiani – scrive Di Giacomo in una nota -. I ritrovamenti di droga da parte della polizia penitenziaria negli ultimi mesi si sono triplicati, ma i delinquenti trovano sempre nuovi modi per introdurre le sostanze stupefacenti nelle carceri: dal nasconderla negli alimenti a lanciarla all’interno delle mura di cinta, ad utilizzare familiari ed addirittura avvocati e nell’ultimo periodo con l’utilizzo di droni intelligenti. Questo è lo scenario in cui oltre il 40% dei detenuti fa utilizzo di droghe o di sostanze allucinogene o che comunque alterano il normale stato psicologico”. Il segretario generale del sindacato polizia penitenziaria S.PP. Aldo Di Giacomo lancia l’allarme: “Dietro lo spaccio di decine di milioni di euro di droga si nasconde il mantenimento del potere sia all’interno degli istituti penitenziari e sia all’esterno. Nelle carceri oltre all’evidente guadagno economico, fornire droga ai propri affiliati serve prima di tutto a mantenere il potere sui detenuti. In molti casi i lauti guadagni servono per mantenere in piedi l’economia ‘nera’ che garantisce proventi ai familiari dei detenuti appartenenti ai clan. Negli istituti penitenziari italiani oltre il 40% dei detenuti fa uso di droghe, per un 40% di cannabis, un 40% di cocaina/eroina e un 20% di anfetamine o droghe sintetiche o di farmaci usati per stordirsi. Il 35% degli ingressi in carcere è dovuto alla droga. Negli ultimi 15 anni la presenza di detenuti tossicodipendenti si è stabilizzato intorno al 27,87% il cui costo per la sola carcerazione per droga è di un miliardo l’anno”.

Di Giacomo chiede un intervento urgente dello Stato e fa appello al nuovo governo Draghi: “Con questi dati appare evidente che serve un intervento del Governo che diminuisca l’accesso in carcere di tossicodipendenti, prevedendo per loro un percorso diverso dalla carcerazione e dall’altra parte servono norme che vadano a contrastare seriamente l’introduzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti nel carcere. Le Regioni più interessate a questo fenomeno sono sicuramente la Campania, la Sicilia, il Lazio, la Puglia e la Lombardia, ma il problema ha assunto rilevanza in tutti gli istituti della Penisola. Questo è sicuramente uno dei problemi più importanti che il nuovo Governo dovrà affrontare per ridare dignità alle carceri italiane ed all’intero sistema sicurezza”.


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