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Bimbo ucciso a Cardito, i giudici: “Massacrato dal patrigno, fu uno spettacolo dell’orrore”

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Napoli. “Ogni esibizione di violenza veniva pensata con lucidità ed era stata provata gia’ troppe volte” una sequenza da film dell’orrore quella che portò Tony Essobti Badre ad uccidere il piccolo Giuseppe Dorice, 7 anni. E’ quanto scrivono i giudici della Terza Corte di Assise di Napoli, nelle motivazioni della sentenza con la quale l’uomo è stato condannato all’ergastolo mentre Valentina Casa, 33 anni, la madre del piccolo, a sei anni di reclusione. Uno  “spettacolo dell’orrore” frutto “del carattere irascibile e instabile di Tony che incontra la personalita’ servile, indefinibile, a tratti assente di Valentina” scrivono i giudici. L’analisi di quanto avvenne in quella casa di Cardito il 27 gennaio 2019 è cruda, quasi crudele a pensare a quella piccola vita spezzata senza un reale motivo. Giuseppe fu preso a calci, a pugni, afferrato e sollevato per il collo, e poi bastonato piu’ e piu’ volte, insieme con la sorellina, ricoverata in ospedale e che per fortuna riuscì a salvarsi dall’orrore.

Per quelle violenze, inaudite, che cagionarono la morte del bimbo, il 9 novembre 2020 sono stati condannati all’ergastolo Tony Essobti Badre, e, a sei anni di reclusione, la sua compagna Valentina Casa, 33 anni, originaria della Penisola Sorrentina, madre dei due bimbi. Un verdetto giunto al termine di 19 udienze, la prima iniziata il 30 settembre 2019.

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I fatti avvenuti quella domenica mattina sono tristemente noti: in preda a un raptus, Tony si accani’ sui due bimbi (di 7 e 8 anni) solo perche’ stavano saltando sul letto e, per questo, disturbavano il suo sonno. L’uomo mise in scena, ricorda la Corte, “un vero e proprio spettacolo dell’orrore, dove ogni esibizione di violenza veniva pensata con lucidita’ ed era gia’ troppe volte era stata provata”. Ed effettivamente la sequela dei colpi inferti e’ da film dell’orrore: pugni e calci alla piccola vittima e alla sorellina, per la maggioranza al volto e al cranio, tanto da tramortire il maschietto, “che non riusciva a camminare, respirava a fatica e non era in grado neppure di tenere la testa dritta”, dira’ poi la madre durante il processo. E, ancora, di rendere quasi irriconoscibile la sorellina, gonfia di botte e con un lobo staccato, come invece accerteranno i medici dell’ospedale dove la piccole venne ricoverata. “Nella famiglia Essobti-Casa – sottolineano i giudici – non v’era traccia di affetto, di cura di attenzione per i bambini”.




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