Minneapolis: il mondo musica si ferma in protesta la morte di Floyd

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 “Stop the music”: l’industria musicale, negli Usa ma non solo, si e’ fermata oggi in segno di protesta dopo l’uccisione dell’afroamericano George Floyd per mano della polizia di Minneapolis. Usando gli hashtag #TheShowMustBePaused e #BlackLivesMatter, leggende del rock come Mick Jagger, assieme a colossi come Warner Music e Viacom hanno sospeso le attivita’ per 24 ore in sostegno delle manifestazioni di questi giorni mentre Spotify ha inserito in alcune playlist una pausa di 8 minuti e 49 secondi, il tempo durante il quale il poliziotto di Minneapolis Derek Chauvin ha tenuto il ginocchio premuto sul collo di Floyd causandone il soffocamento.

L’iniziativa, a cui hanno aderito anche Apple Music, Amazon e YouTube, e’ stata promossa dagli executive del disco Jamila Thomas e Brianna Agyemang di Atlantic Records che hanno promesso ulteriori azioni dopo la fine del “Blackout Tuesday”. La protesta ha raggiunto anche l’Italia con una sospensione delle trasmissioni alle 20 di 8 minuti e 49 secondi sui brand di ViacomCBS Networks Italia dedicati all’intrattenimento e ai giovani – MTV, Comedy Central, Paramount Network, Spike e VH1 – in segno di tributo per tutte le vittime di razzismo ed ineguaglianze. “ViacomCBS Networks International e’ vicina a colleghi, partner, al suo pubblico e a tutte le comunita’ colpite per aiutare la diffusione di una cultura della tolleranza, dell’inclusione e della diversita’. Crediamo sia nostra responsabilita’ quella di utilizzare le nostre piattaforme per amplificare le voci ed i messaggi che devono essere ascoltati, e di rimanere uniti come comunita’ globale per poter combattere il razzismo e l’ingiustizia che hanno un forte impatto sulle comunita’ di colore e su tutte le minoranze nel mondo”, si legge in un comunicato del gruppo. L’iniziativa non si e’ fermata al mondo della musica: Martin Luther King III, il figlio maggiore del padre dei diritti civili, si e’ unito al movimento a cui hanno aderito attori come Idris Elba e Mahershala Ali postando sui rispettivi account social immagini a “schermo nero”. Il successo del “Blackout Tuesday” ha messo d’altra parte in ansia i leader delle proteste: “In questo modo sono stati intasati importanti canali di collegamento e informazione occupando i nostri hashtag come #BlackLivesMatter: sappiamo che non c’era intenzione di far del male, ma di fatto questo danneggia il messaggio”, ha detto l’attivista Kenidra Woods su Twitter: “#BlackLives Matter ci serve per aggiornare la nostra gente. Per favore smettete di usarlo quando postate gli schermi neri”.


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