Il giudice: ‘Rispettata la dignità di Cutolo, può essere curato in carcere’. L’avvocato annuncia ricorso

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Nel provvedimento con il quale rigetta la concessione dei domiciliari a Raffaele Cutolo il magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia, Cristina Ferrari dà conto del sostegno dato al carcere di Parma dal Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, con l’invio l’8 maggio scorso di otto operatori socio-sanitari che si occupano anche del boss della camorra, cui sono stati forniti anche un letto dotato di sponde e un materasso antidecubito. 

 

Raffaele Cutolo non ha una malattia di “gravità tale, da potersi formulare una prognosi infausta quoad vitam”, e “l’ampia documentazione acquisita comprova una situazione detentiva rispettosa della dignità personale”. E’ un passaggio delle motivazioni con cui il magistrato di sorveglianza di Reggio Emilia Cristina Ferrari ha rigettato l’istanza di detenzione domiciliare del boss della camorra. Nel provvedimento si dà conto anche del parere negativo alla concessione del beneficio della Dna e della dda competenti vista la “caratura criminale” del boss.
Nel carcere di Parma “il paziente può contare su presenza e monitoraggio costante degli operatori sanitari, oltre che al verificarsi di eventuale repentino aggravamento”, cosi’ come accaduto il 18 febbraio scorso, “sulle strutture sanitarie territoriali con ricovero esterno”, osserva il magistrato. Nel negare il beneficio, il giudice ha anche considerato che Cutolo rifiuta terapie e accertamenti. “E ciò contribuendo a creare una situazione di sofferenza o maggior rischio autoprodotto, giustifica il rigetto dell’istanza di differimento pena”.

Non si è fatta però attendere la risposto dell’avvocato avellinese Gaetano Aufiero, difensore di Raffaele Cutolo sulla decisione del magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia di rigettare l’istanza di applicare provvisoriamente la detenzione domiciliare per l’ex fondatore e capo della Nco, che resterà dunque detenuto al 41bis nel carcere di Parma. “Rispetto i provvedimenti del magistrato, soprattutto quando non li condivido. Li rispetto ancora di più quando, come in questo caso, non li condivido affatto”. Ha detto Aufiero, che nell’udienza davanti al Tribunale di Sorveglianza di Bologna, impugnerà la decisione del giudice di sorveglianza di Reggio Emilia.
Sulla scia delle disposizioni del Dap del 21 aprile scorso ai direttori delle carceri di segnalare al magistrato di sorveglianza, nell’ambito della emergenza Covid-19, detenuti ultrasettantenni e con gravi patologie in corso, Aufiero aveva presentato l’istanza sulla base dei gravi problemi di salute di Cutolo, “non compatibili con il regime carcerario”. “Leggendo il provvedimento -spiega il penalista- vengono confermate le gravi patologie polmonari di cui soffre Raffaele Cutolo. In nome della Costituzione e della civiltà del sistema giudiziario e penale italiano, mi opporrò per impedire che Cutolo vada ad arricchire la folta schiera dei detenuti condannati anche alla morte in carcere. La pena va espiata ma, come e’ scritto nell’articolo 27 della Costituzione, non puo’ essere disumana”.


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