Funerali al cimitero per l’operaio morto nell’esplosione della fabbrica a Ottaviano

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E’ stato il cimitero di Ottaviano, in provincia di Napoli, a ospitare i funerali di Vincenzo Lanza, l’operaio di 55 anni morto martedì scorso dopo l’esplosione e l’incendio divampato nello stabilimento della Adler Plastic.

Nel rispetto delle norme sul contrasto alla diffusione del coronavirus, si è deciso di non celebrare il rito funebre in chiesa. Dopo l’autopsia, il feretro è stato portato dal Policlinico di Ottaviano al cimitero, dove è stata adagiato in un’area adiacente all’ingresso, utilizzata già in altre occasioni. Per tutta la funzione religiosa, che è durata circa un’ora, la zona è stata presidiata da un numero consistente di agenti delle forze dell’ordine. La famiglia ieri aveva rivolto un appello ai concittadini, chiedendo di onorare la memoria di Vincenzo restando a casa e pregando per lui. A dare l’ultimo saluto a Lanza, oltre al sindaco di Ottaviano, Luca Capasso, c’erano i familiari più stretti, tra cui la moglie, i due figli e la sorella. Alla funzione hanno presenziato quattro parroci della città, Michele Napolitano, Salvatore Mungiello, Vittorio Garzone e Raffaele Rianna, che hanno deciso di non pronunciare l’omelia.

Napolitano ha spiegato così la scelta: “E’ un dolore troppo grande, uno strazio. Non serve parlare troppo, serve pregare”. Si è quindi proceduto alla benedizione, dopo un momento di preghiera. La salma è stata poi tumulata nell’area più interna al cimitero, accanto ad altri parenti del defunto. “Una sola cosa voglio dire ai familiari: Ottaviano non li lascerà mai soli – ha detto il sindaco – questo lutto è terribile per loro, ma è terribile anche per tutta la città, oggi siamo tutti uniti nel dolore e nella commozione. Questa emergenza sanitaria impedisce di essere presenti, ma sono sicuro che oggi saremmo stati in migliaia, perché in tanti volevano bene a Enzo”. Capasso assicura che la città “troverà il modo di ricordare per sempre Enzo Lanza e, soprattutto, non abbandonerà mai la sua famiglia”. “Non è un modo di dire – sottolinea – non è soltanto una promessa. Il loro dolore e la loro compostezza sono un esempio per tutti, in questo momento così delicato. Sembrerà strano, ma sono loro che stanno aiutando noi in questa fase, perché ci stanno insegnando il rispetto e il dolore. Insieme dobbiamo superare questo momento, come una grande famiglia”.


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