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Antonio D’Avino, vicepresidente nazionale FIMP, stigmatizza la decisione della Ragioneria di Stato di dare parere negativo sull’emendamento 5.1 a prima firma Boldrini (PD), al Decreto Cura Italia, depositato in commissione Bilancio del Senato. «Con questa decisione - spiega D’Avino- si boccia un emendamento che puntava ad estendere la fornitura dei dispositivi di protezione individuale anche ai pediatri di famiglia, ai medici di medicina generale e ai farmacisti. È ora che il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il Ministro della Salute Roberto Speranza prendano delle posizioni nette e chiare. Devono dirci se siamo considerati sacrificabili, se il prezzo di una mascherina vale più della nostra vita.
Stiamo chiedendo da varie settimane la fornitura di dispositivi di protezione individuale e abbiamo aspettato, in silenzio, comprendendo le difficoltà di approvvigionamento della Protezione civile nazionale, che aveva deciso di centralizzare gli acquisti.
Ora basta! Nelle fase post emergenziale la vera battaglia contro COVID-19 si giocherà sul territorio e i decisori politici nazionali e regionali hanno l’obbligo di tutelare la salute dei medici di assistenza primaria, che finora sono stati considerati alla stregua di agnelli sacrificali».





