Coronavirus, de Magistris: ‘Napoli esclusa dalla Unità di crisi della Regione’

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Nuova stoccata al governatore campano, Vincenzo De Luca, da parte del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Questa volta motivo della polemica non sono soltanto il divieto di consegnare cibo a domicilio, ma anche l’assenza del Comune e della Città metropolitana di Napoli dall’Unità di crisi della Regione Campania, istituita per fronteggiare l’emergenza Coronavirus. Parlando a Televomero, il primo cittadino ha attaccato: “Mentre nelle altre parti d’Italia tutto questo non accade, qua c’è chi si sveglia la mattina e decide di fare provvedimenti che hanno delle ricadute sui territori senza consultarci – ha aggiunto de Magistris senza mai nominare il governatore – Se pensiamo che il Comune e la Città Metropolitana di Napoli sono quasi il 60% della popolazione campana, parliamo di circa 3,5 milioni di abitanti che non sono rappresentate nell’Unità di Crisi regionale e nemmeno consultate. Questo basta per comprendere l’approssimazione con cui si lavora”. “Siamo in una situazione che è, ormai, fuori controllo – ha proseguito de Magistris – perché sono stati fatti appena 7mila tamponi nella nostra città. Ci stiamo attivando per le ricerche epidemiologiche, così come per le mascherine, perché ci siamo stancati di subire decisioni assolutamente illogiche e molto pericolose sul piano sanitario e non avere la possibilità di incidere”.

Tra le decisioni non condivisibili assunte da Palazzo Santa Lucia, per de Magistris, c’è quella di vietare le consegne a domicilio per il cibo d’asporto, una forma di “sadismo istituzionale” spingendo le persone a scendere qualche volta in più in strada e, altra nota dolente, l’ordinanza del governatore De Luca di chiudere, nei giorni di Pasqua e Pasquetta, i negozi di alimentari e i supermercati. “Non capisco dal punto di vista logico, oltre che giuridico e sanitario come si possano chiudere, anche nel periodo pasquale, i generi alimentari. Tutte le persone, tra oggi e domani, si riverseranno ancora di più fuori ai negozi di alimentari e ai supermercati. Da una parte questi signori – ha detto ancora il sindaco – fanno l’appello, anche con toni muscolari, evocando anche il lanciafiamme per non fare uscire le persone da casa, e dall’altro poi le spingono a uscire”. Infine, il sindaco ha rivolto l’ennesimo appello ai napoletani a rispettare le regole e a “stringere i denti” perché “se si molla adesso, si rischia di tornare indietro e poi diventerà più complicato vedere la luce fuori dal tunnel”. “Se continuiamo a essere bravi, possiamo ipotizzare che, dopo il 3 maggio, si possa tornare gradualmente a una vita pseudo normale. Forse questo è l’ultimo sforzo della Fase 1”, ha concluso.


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