Processo Materazzo, l’avvocato chiede il rinvio, il giudice lo nega: oggi la sentenza

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Colpo di scena al processo per l’omicidio dell’ingegnere Vittorio Materazzo nel giorno del compleanno dell’imputato: la terza Corte di Assise di Napoli ha rigettato la richiesta di proroga avanzata dall’avvocato Bruno Cervone, ultimo legale dell’imputato Luca Materazzo che ha cambiato 15 avvocati in un anno. Materazzo, fratello della vittima, e’ accusato di omicidio volontario premeditato e per lui il pm ha chiesto l’ergastolo. Il giudice Giuseppe Provitera ha sottolineato “la tattica dilatoria dell’imputato e la non sussistenza di un diniego del diritto alla difesa attraverso la negazione del rinvio”. Quindi, il reiterato avvicendamento degli avvocati per la difesa ha determinato, in sostanza, un sistema attraverso il quale l’imputato ha tentato “di difendersi dal processo e non di difendersi nel processo”. Il presidente Provitera ha accordato all’avvocato Cervone due ore e mezza per raccogliere le idee e concludere. Si riprende alle 13,30. La sentenza e’ attesa per oggi.  L’avvocato Cervone, appellandosi alla sensibilita’ dei giudici della terza Corte di Assise di Napoli, a cui ha chiesto la proroga dei termini a difesa, si e’ detto assolutamente consapevole “delle plurime nomine e revoche che si sono susseguite nel corso del processo”. “Solo lo scorso 26 aprile – ha aggiunto rivolgendosi alla Corte – ho avuto contezza della mia nomina ad avvocato difensore nell’ambito di un processo estremamente complesso”. Cervone, per convincere i giudici a concedere la proroga, si e’ anche detto pronto a non rinunciare al mandato fiduciario e a rendersi disponibile a ricoprire il ruolo di avvocato d’ufficio qualora Luca Materazzo dovesse decidere di revocarlo. Cervone, infine, ha ricordato che nei confronti del suo cliente e’ stata chiesta la pena all’ergastolo e che proprio per questo non sussistono rischi di scadenza dei termini cautelari e di prescrizione. “Non si puo’ non concedere all’imputato un minimo di difesa”, ha concluso l’avvocato dell’imputato. 




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