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Le detenute del carcere di Pozzuoli per Noemi: “Basta odio e morti, siamo disgustate. Speriamo che Noemi possa essere vinta dal bene”

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“Speriamo vivamente e preghiamo tutte affinché la lotta per la vita di Noemi possa essere vinta dal bene che già le vogliamo e che le mandiamo con il pensiero” a dirlo le detenute del carcere di Pozzuoli che hanno indirizzato una lettera alla direttrice del penitenziario napoletano di Pozzuoli, Carlotta Giaquinto, affinché la rendesse pubblica. Le detenute hanno scritto un messaggio di vicinanza alla famiglia di Noemi ed una preghiera per la bambina ferita nell’agguato a Napoli. “Le chiediamo, direttrice – scrivono le recluse – di far sapere ciò alla città e di trasmettere questo nostro messaggio. Le detenute di Pozzuoli dicono basta!”. “Speriamo vivamente e preghiamo tutte – prosegue la lettera – affinché la lotta per la vita di Noemi possa essere vinta dal bene che già le vogliamo e che le mandiamo con il pensiero. Viviamo con il fiato sospeso chiedendo a Dio una notizia sul suo miglioramento delle condizioni di salute di questa piccola vita, pura ed innocente”. “Siamo anche disgustate ed arrabbiate per l’accaduto e, vista la nostra posizione di detenute – continuano –  vogliamo lanciare da qui un appello per tutti quelli che sono fuori: basta odio, basta armi, basta morti. Appoggiamo totalmente l’iniziativa della città sul disarmo della violenza perché, prima che detenute, siamo sorelle, mogli e mamme. Prendiamo le distanze da questo gesto perché noi che siamo qui abbiamo imparato che la violenza è una strada senza uscita e senza futuro e non ha motivo di manifestarsi soprattutto in luoghi pacifici come un bar. Un caffè con un amico non può trasformarsi in una tragedia. Noi abbiamo sbagliato ed è per questo che la nostra è tra le posizioni, quella più dura, la più spietata, perché meglio di chiunque altro sappiamo che prima di commettere un errore si può scegliere di non farlo. Invitiamo le forze dell’ordine a non fallire di nuovo e a prendere la situazione sotto controllo, perché li poteva esserci un nostro figlio. Crediamo che nessuno meriti di morire per mano di un altro uomo e soprattutto un bambino”.


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