Strage bus: sentenza slitta a gennaio, i parenti scrivono a Di Maio

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Slitta al prossimo gennaio la sentenza per il processo sull’incidente provocato da un bus precipitato dal viadotto Acqualonga, nel quale morirono 40 pellegrini di una comitiva di ritorno da Pietrelcina e diretta a Pozzuoli. L’ultima udienza era infatti prevista per il 21 dicembre prossimo, ma e’ necessaria un’altra giornata per consentire una replica del pm Rosario Cantelmo e per la camera di consiglio. Un rinvio accolto dalle proteste dei parenti delle vittime, e di una sopravvissuta, tutti sempre presenti in ogni udienza del processo che si trascina ormai da oltre due anni. “La nostra e’ una condanna a vita”, ha esclamato polemicamente Clorinda Iaccarino, scampata al volo di circa 25 metri, ma che nel bus ha perso il marito e le due figlie di 21 e 16 anni. La donna, che porta ancora i segni fisici dell’incidente, e’ intervenuta mentre uno dei difensori contestava la scelta del pubblico ministero di non differenziare eventuali livelli di responsabilita’ e di chiedere la stessa condanna per tutti i dirigenti di Aspi Spa, dieci anni di reclusione per omicidio colposo plurimo, disastro colposo e omissioni nella manutenzione. Piu’ dura la reazione di altri parenti che in aula hanno annunciato azioni di protesta se la sentenza dovesse slittare ancora e hanno riferito di aver scritto una lettere al vice presidente del Consiglio, Luigi Di Maio, chiedendogli di essere presente alla lettura del dispositivo. La sentenza del giudice monocratico Luigi Buono decidera’ su 15 imputati,: il titolare dell’agenzia di viaggi “Mondo Travel”, Gennaro Lametta, che noleggio’ il bus Volvo precipitato dal viadotto il 28 luglio 2013, i due funzionari della Motorizzazione Civile di Napoli, Antonietta Ceriola e Vittorio Saulino, e i 12 dirigenti di Autostrade per l’Italia Spa, dall’amministratore delegato Giovanni Castellucci fino al responsabile del posto di manutenzione del tratto irpino dell’autostrada A16 Napoli-Canosa Antonio Sorrentino, i responsabili di tronco che si sono avvicendati e i dirigenti dei settori preposti alla programmazione e alla manutenzione. La sentenza, che il presidente Buono aveva previsto entro l’anno, slitta dunque all’11 gennaio prossimo. Nell’udienza di oggi si sono avvicendati nelle arringhe i difensori dei dirigenti Gianluca De Franceschi, Marco Perna e dei funzionari Antonio Sorrentino. Interventi focalizzati sull’adeguatezza della barriera che, pur avendo ceduto, fu progettata e installata secondo standard di sicurezza superiori a quanto previsto all’epoca della realizzazione e anche rispetto agli aggiornamenti della normativa. Sul tema dei controlli, in particolare, Il legale di Maietta e Sorrentino, l’avvocato Iodice, ha sostenuto che una verifica interna dei tirafondi non era possibile attraverso le ispezioni che venivano condotte con un furgoncino che percorreva il tratto autostradale a una velocita’ non superiore ai 50 chilometri orari. E le verifiche eseguite anche da soggetti terzi non avevano mai evidenziato criticita’. E’ stata quindi ribadita la tesi dell’imprevedibilita’ dell’evento, per ribattere alla pubblica accusa che ha sempre sostenuto il contrario. Il 21 dicembre le arringhe dovrebbero terminare con la difesa dell’ad Castellucci, sostenuta dall’avvocato Paola Severino.




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