Camorra, chiuse le indagini sui fratelli D’Ari e il clan Lo Russo. Il medico: ‘..noi dobbiamo uscire da questo incubo’. LA DEPOSIZIONE DAVANTI ALLA DDA

SULLO STESSO ARGOMENTO

“Dottoressa … le spiego subito qual è la situazione … noi abbiamo necessità di uscire da questa … da quest’incubo … oltretutto ci hanno dato un termine … queste persone delle quali abbiamo parlato finora … ci hanno dato un termine ultimo del trenta novembre … dopo di che loro non si faranno più sentire ma agiranno nei nostri confronti come loro ritengono opportuno agire … “. E’ il 22 novembre del 2017 quando davanti alle Pm Enrica Parascandalo e Celestina Carrano della Dda di Napoli si presenta il dottore Luigi D’Ari, stimato medico anestesista napoletano. E’ accompagnato dai suoi avvocati Pasquale Coppola e Lucio Cricri. Il professionista sa di essere finito nel mirino dei magistrati per i suoi legami con il clan Lo Russo. Il mese prima si era presentato per tre volte davanti agli agenti del commissariato Arenella per denunciare di essere rimasto vittima di estorsione insieme con il fratello Antonio (chirurgo estetico) da parte del clan Lo Russo. La sua è una deposizione lunghissima. Luigi D’Ari cerca di spiegare la sua versione. Nel mese di maggio i due fratelli DAri sono stati arrestati insieme con Domenico Mollica, cognato del boss pentito Carlo Lo Russo e degli altri fratelli dei “Capitoni” di Miano, con la moglie Adriana Lo Russo (finita ai domiciliari), con Vincenzo De Gaetano e Osvaldo Conoscenti (anche per lui i domiciliari). Mentre come indagati nell’inchiesta figurano anche il killer pentito Mariano Torre e la moglie Raffaella Capuozzo. Ora i pm Carrano e Parascandalo hanno firmato nei giorni scorsi la chiusura delle indagini e si apprestano a chiedere il rinvio a giudizio degli otto indagati. L’inchiesta riguarda il riciclaggio per conto del clan Lo Russo. I due fratelli D’Ari avevano rilevato tre ristoranti dai fratelli Iorio (pure loro coinvolti in un’inchiesta per riciclaggio con i “Capitoni” e poi scagionati). Il racconto di Luigi D’Ari, contenuto nelle 465 pagine dell’ordinanza cautelare firmata dal gip Emilia Di Palma, e fatto davanti ai pm Parascandalo e Caranno continua:

“… noi abbiamo proprio necessità di uscire da un incubo perché noi non ce la facciamo più … sono stati degli anni allucinanti nei quali ci siamo trovati in mezzo a gente e a giri che non conosciamo … che non vogliamo neanche conoscere … non ci interessa neanche sapere … però noi non possiamo vivere così … io faccio il medico … mio fratello pure … vorremmo continuare a vivere serenamente senza dover mandare la mia famiglia a Malta da mio suocero per preoccupazione … senza dover stare con l’ansia di chi bussa al citofono … perché non è una vita che ci appartiene … abbiamo … probabilmente ci siamo messi in un vespaio fin troppo grosso rispetto a quella che era … la nostra aspettativa fare … abbiamo … l’unica cosa che io ci tengo a dire che anche se lei vedeva domande e risposte sul verbale … mi dissero che era un modo per tutelarmi … la Polizia mi disse che era un modo per tutelarmi … ma sono io che sono andato dalla Polizia … nessuno mi ha chiamato né mi ha chiesto di essere interrogato … io sono andato perché in qualche modo noi dobbiamo uscire da questa situazione … in questi anni abbiamo venduto una casa … abbiamo fatto un mutuo … abbiamo fatto cause contro Iorio … di tutti i tipi … abbiamo cause in corso di tutti i tipi … abbiamo un terzo del mio stipendio pignorato da Iorio … cioè noi non ce la facciamo più … quindi non so come funziona … lei faccia tutte le considerazioni del caso com’è giusto che lei faccia … però ci liberi da quest’incubo perché per noi non è più possibile … io non posso stare con dieci telefonate al giorno di questi personaggi … non posso stare con l’ansia che se mi chiamano la notte devo vedere chi c’è … perché io vengo chiamato di notte per motivi professionali … un cesareo … un parto … piuttosto che passo la notte in clinica perché ho il turno di notte e non posso stare con l’ansia che non sto a casa …insomma … non è … non è … non è più umano che noi … non possiamo più vivere così … quindi io capisco tutto … comprendo tutte le sue motivazioni … lei deve comunque … no … ma lei deve … Io … allora … il … il … il vero problema di questa … di questa situazione purtroppo … è un vizio di base … vizio di base dovuto al fatto che … se noi avevamo idea che questa situazione dopo dieci mesi dalla presa dei locali ritornasse in quella situazione … dottoressa ma con tutto l’affetto del mondo non avremmo mai fatto una mossa del genere … perché devo dirle la verità … a me Iorio non mi ha mai minacciato di persona … però il primo giorno noi trovammo tutti i frigoriferi aperti … dovemmo buttare carne … pesce … il secondo giorno trovammo i forni con il cemento dentro … quindi non fu possibile fare le pizze … il terzo giorno scomparve il vino … nessuno sapeva niente … Iorio a noi non aveva fatto niente … tranne una passeggiata fuori i locali il giorno di Natale … di quando fu … fu … fu liberato … diciamo … il giorno di Natale … questo fece … non fece altro … però la nostra vita da allora è diventata un incubo … abbiamo cercato di chiudere un accordo commerciale dove ci dissero Oliva e Maresca … non è stato rispettato nessun tipo di accordo … tant’è vero che abbiamo cause … e … abbiamo una causa di 950.000 euro con Iorio … tra le altre … nessun accordo rispettato … abbiamo cercato di acquistare un locale per tirarci fuori da questa situazione … ci sono venuti a prendere fino a fuori la sala operatoria dicendo che hanno dato a Iorio 400.000 euro … ma … ma noi che dobbiamo fare? … cioè … tutto quello che lei vuole … non abbiamo avuto a che vedere con nessuno … non conosciamo gente … facciamo i medici … io non sapevo nemmeno come era fatta una cambiale prima di cominciare questa storia … quando finirà? … come deve finire … dobbiamo … non lo … dica lei … mi dica lei io che devo fare … io faccio quello che lei mi dice di fare … chiudo il locale … tanto ormai non … non rende più … lo posso anche chiudere stasera se per lei è un segnale importante … io vado fuori alla riviera e lo chiudo … lo riconsegno al dottore Carignani che oltretutto … lo riconsegnerà a Iorio il giorno dopo … per i rapporti che hanno … ma … io devo uscire da questa situazione perché io non posso stare con … cioè … io veramente mi trovo in serie difficoltà proprio nel quotidiano … oltre al fatto che in questi anni abbiamo visto cambiare la nostra vita … perché comunque … debiti da pagare … situazioni da pagare … un … gli amministratori giudiziari che hanno comunque … che hanno fatto un … sono scomparsi …”.
Rosaria Federico
1. continua




LEGGI ANCHE

Carcere di Poggioreale: protesta dei detenuti del reparto Avellino

50 detenuti del reparto Avellino del carcere di Poggioreale hanno protestato battendo oggetti contro i cancelli di sbarramento dalle prime ore del mattino fino alle ore 15:00 di oggi. I detenuti contestavano la circolare DAP che disciplina la consegna di generi alimentari e indumenti da parte dei familiari (15 kg di indumenti e 5 kg di generi alimentari). Con arroganza, hanno preteso di parlare con il direttore minacciando ulteriori proteste. Grazie all'interlocuzione dell'unico agente rimasto chiuso...

Il clan dei telefonini in carcere. Il pentito: “Entravano nascosti nelle ruote delle sedie a rotelle dei familiari”

L'ingegno dei detenuti e dei loro familiari complici per entrare in carcere tutto quello che di illegale non conosce limite ne ostacoli. "Noi facevamo entrare i telefonini anche attraverso un detenuto di Marcianise di cui non ricordo il nome ma solo il soprannome plusiello, questa persona faceva entrare i telefonini utilizzando la sedia a rotelle di un familiare che veniva a trovarlo in carcere, in quanto le sedie a rotelle non vengono perquisite al momento...

IN PRIMO PIANO

LE VIDEO STORIE