Cronaca Giudiziaria

Clan Desiderio: chiesti 190 anni di carcere

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Camorra nell’agro Nocerino, chiesto quasi due secoli di carcere per i 22 esponenti del clan di Pietro Desiderio che hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato. La pena più alta naturalmente è stata chiesta per il boss Pietro Desiderio: 18 anni. E poi a seguire 13 anni per Antonio Desiderio; 8 anni per Pietro Anastasio; 7 anni per Angela Bonazzola; 9 anni per Gianluca Bonazzola; 8 anni e 6 mesi per Luigi Bove; 12 anni per Gianbattista Coppola; 6 anni per Luigi Coppola; 8 anni e 6 mesi per Sisto Ferrara; 9 anni per Alessandro Iannone; 7 anni per Nicola Liguori; 6 anni per Francesco Mandine; 3 anni per Giuseppe Picarella; 6 anni per Luigi Romano; 5 anni per Alessio Ruggiero; 12 anni per Rosario Scifo; 9 anni per Vincenzo Senatore; 2 anni per Giovanna Spista; 9 anni per Ettore Vicidomini; 12 anni per Biagio Villani; 15 anni per Miclele Villani; 4 anni per Salvatore Torino. L’indagine partì nel 2014, con elementi riconducibili ad incendi, pestaggi, esplosioni di arma da fuoco e intimidazioni a danno di commercianti e imprenditori della zona. Il tutto aggravato dal metodo mafioso e dall’imposizione ad alcuni di loro, di assumere persone interne al clan. Il boss Desiderio , è stato accertato nel corso delle indagini, che nonostante fosse agli arresti domiciliari continuava a tenere summit e riunioni organizzativa con i suoi fedelissimi proprio nella sua abitazione. Inoltre, vi è l’accusa per alcuni indagati di aver favorito la latitanza di Vincenzo Senatore, figura di spicco dell’ex Nuova Famiglia dell’agro Nocerino.Pietro Desiderio, 38 anni, era stato arrestato a maggio dello scorso anno per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso una in un cantiere di Mercato San Severino, in quell’occasione Desiderio aveva agito con la complicità di Emanuele Filiberto Arena.
Le indagini dell’antimafia hanno permesso di scoprire la rete dei collegamenti di Desiderio anche nell’ambito del traffico di stupefacenti e nello spaccio. Il 38enne, di origini paganesi, secondo gli inquirenti, era a capo di una nascente organizzazione criminale che stava prendendo il predominio tra la Valle dell’Irno e l’Agro nocerino sarnese. 


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