Durante la celebrazione della santa messa nella Cattedrale di Tursi, in provincia di Matera, monsignore Vincenzo Orofino, vescovo della diocesi di Tursi-Lagonegro, dice: “Vi chiediamo scusa a nome di chi non ha tenuto un comportamento consono alla grazia sacramentale ricevuta in abbondanza, procurando in voi turbamento e scandalo.”
Il riferimento è ai sacerdoti i cui nomi sono apparsi nel dossier sulla rete di preti gay che l’escort Francesco Mangiacapra ha consegnato nel febbraio scorso alla curia di Napoli , in cui compaiono i nomi di alcuni sacerdoti della diocesi tursitana. “Cari confratelli, siamo chiamati a vivere nella fedeltĂ le promesse sacerdotali di castitĂ , povertĂ e obbedienza, e fanno bene i fedeli laici ad aspettarsi che noi sacerdoti corrispondiamo alle attese con una fedeltĂ grande, con un amore totalizzante perchĂ© non si può pensare alla vita di un sacerdote come ad un part time. Il sacerdozio è una realtĂ totalizzante: il sacerdote è presbitero, egli si identifica con il suo ministero, la sua vita deve esprimere la bellezza di un mistero, quello dell’appartenenza a Cristo sacerdote, re e profeta che si fida di creature fragili per porgere al mondo la gioia della vita nuova che scaturisce dalla Pasqua”.
“Servite tutti, servite con gioia, servite sempre il Corpo santo di Cristo, la sua Chiesa, il mondo intero” – ha continuato il vescovo rivolgendosi ai presbiteri consapevole dello “scandalo” ma invitando in maniera ancora piĂą decisa ad essere vicini a chi ha provocato tanto smarrimento nei fedeli.