Riina, il pentito Di Matteo: ”Doveva essere ucciso 50 anni fa, ci ha rovinato tutti”

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“È morto troppo tardi, doveva morire cinquant’anni fa”. Così al Corriere della Sera Santino Di Matteo, il pentito di mafia che ha confessato la strage di Capaci.” noi l’abbiamo seguito e abbiamo sbagliato. Ci siamo fidati delle famiglie che gli stavano intorno, come i Madonia, i Ganci, i Brusca, e lui si faceva forza dell’appoggio di questi. Gli hanno lasciato troppo spazio, e lui ci ha rovinato a tutti. Se invece negli anni Sessanta chi lo voleva togliere di mezzo l’avesse fatto…”, osserva.
“Le mafie votano e fanno votare. Offrono voti e poteri alla politica. Per la politica e’ dunque venuta l’ora di firmare un ‘patto di civilta” in nome della democrazia: tutti i partiti sottoscrivano un impegno solenne, un rifiuto esplicito di ricercare e ricevere il voto delle mafie”.
A lanciare l’appello e’ il ministro dell’Interno, Marco Minniti, in un’intervista a Repubblica. “Riina ha guidato due mafie: quella che si infiltra nelle pieghe dello Stato e quella che lancia allo Stato la sfida stragista. Ma alla fine ha perso”, dice Minniti che rileva: “la morte di Riina non e’ la morte della mafia, che e’ cambiata, ferita, ma c’e'”. “Le mafie hanno ormai una perfetta dimensione glocal” e per combatterle c’e’ anche “una risposta internazionale. Con la strage di Duisburg abbiamo capito che una faida familiare a San Luca in Calabria puo’ avere un esito nel cuore della Germania industrializzata.
Per questo – afferma Minniti – e’ necessario varare al piu’ presto una Procura europea Anti-mafia e Anti-terrorismo ed eliminare in fretta le asimmetrie tra le diverse legislazioni sull’attacco ai beni mafiosi”. A livello nazionale “questa guerra si vince con il concorso di tre ‘eserciti’. Il primo e’ lo Stato. Non dobbiamo abbandonare per un solo attimo la lotta. Questo significa ricerca dei latitanti: e’ essenziale arrestare Matteo Messina Denaro. Significa attacco ai capitali mafiosi: era essenziale approvare il nuovo Codice anti-mafia”, spiega il ministro.
Il secondo esercito sono i cittadini, perche’ “senza partecipazione popolare questa guerra non si vince”. Il terzo e’ la politica, che e’ “il vero cuore del problema”. Occorre che “tutte le forze politiche si impegnino a non ricercare e a rifiutare il voto delle mafie. E sarebbe bello – conclude Minniti – che avvenisse con un atto pubblico, solenne e fondativo di un nuovo rapporto tra la politica e il Paese”.

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