Gragnano. Associazione a delinquere finalizzata alla bancarotta fraudolenta è questa la grave accusa che pende sul capo di Gerardo Delle Donne, imprenditore di Gragnano e padre della consigliera comunale Anna Delle Donne, eletta con una lista di appoggio alla candidata sindaco del Pd, Silvana Somma, attualmente candidata alla Camera nel collegio uninominale di Castellammare. Con lui ci sono imputati altre venti persone tra cui alcuni della sua stretta cerchia familiare e altre di Castellammare e dei Monti Lattari. Sono stati tutti rinviati a giudizio per il fallimento della della Italbutter con sede legale a Salerno e sede operativa a Sant’Antonio Abate. L'inchiesta era partita nel 2011 dopo la denuncia di una ditta della Lituania che aveva denunciato il mancato pagamento per circa 1, 3 milioni di euro (da parte della “Italbutter”) di diverse consegne di cagliata , il prodotto usato per la produzione dei formaggi. Secondo la ricostruzione fatta dalla Guardia di Finanza, Gerardo Delle Donne già coinvolto in altri procedimenti analoghi avrebbe ceduto fittiziamente i beni del patrimonio della Valle dei Mulini Alimenti srl (la società fallita negli anni scorsi ndr), la cui stima si aggira attorno ai 10,1 milioni di euro, a diverse aziende, tra cui proprio la Italbutter srl. L’impresa fallita, al momento del crac, aveva debiti con istituti bancari e fornitori per 8,2 milioni di euro, 1,6 milioni con società finanziarie e persino il mancato pagamento del trattamento di fine rapporto ai propri dipendenti. Sempre secondo le accuse della Guardia di Finanza i vertici aziendali avrebbero, inoltre, continuato a gestire le aziende attraverso l' utilizzo di alcuni prestanome. Grazie ad alcune rogatorie internazionali 'imprenditore gragnanse negli ultimi anni avrebbe messo in piedi un giro di affari pari a circa 20 milioni di euro. Ma secondo le Fiamme Gialle, lo avrebbe fatto servendosi di un sistema fatto di prestanome, finanziatori e organizzatori. A fine aprile è stata fissata la prima udienza del processo.
La Cassazione conferma l'ergastolo per il figlio di 'Sandokan'
La Suprema Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Nicola Schiavone il primo figlio di Francesco Schiavone detto Sandokan. La sentenza per il giovane rampollo dei Casalesi è stata letta nella serata di ieri. Il ricorso dei suoi legali è stato respinto per il primogenito del boss del clan dei casalesi mentre è stata confermata l’assoluzione per Francesco Barbato, assolto per non aver commesso il fatto. L’omicidio di Antonio Salzillo, commesso nel 2009 a Cancello ed Arnone, fu considerato un vero spartiacque. Dopo più di 20 anni il clan Schiavone ripulì il territorio casertano da possibili incursioni ad opera dei vecchi sodali di Antonio Bardellino, scomparso in Brasile. Salzillo infatti era il nipote di Bardellino, fratello di Paride, fu strangolato con un filo stretto intorno al collo e lanciato nel canale dei Regni Lagni per ordine di Mario Iovine. Il fratello Antonio aveva deciso di tornare a Cancello ed Arnone con lo scopo di aprire una rivendita di auto ma la sua sentenza di morte era già stata scritta. Francesco Barbato è stato assolto per non aver commesso il fatto dopo essere stato condannato in primo grado all'ergastolo. Confermata l'assoluzione dall'accusa di omicidio anche per Michele Ciervo, condannato a 4 anni e 8 mesi solo per favoreggiamento.
Pena confermata anche per i coniugi Ernesto Arrichiello e Teresa Massaro, quest'ultima cugina del pentito Roberto Vargas, due agricoltori di Cancello ed Arnone che avrebbero ospitato i sicari dopo il delitto nella loro masseria. Dall'ergastolo erano passati a ventitrè anni di reclusione in Appello. Gli imputati sono stati tirati in ballo dai fratelli Pasquale e Roberto Vargas, cugini della donna, e Salvatore Caterino, condannati a 14 anni e 6 mesi di reclusione in quanto beneficiari dello sconto di pena applicato ai collaboratori di giustizia. Massimo Russo, colui che impugnò la pistola e sparò, si è visto confermare la condanna a ventotto anni di carcere a fronte di una condanna all'ergastolo in primo grado.
Ragazza fatta a pezzi, in corso perquisizioni nelle case dei sospettati
Ragazza fatta a pezzi, in corso perquisizioni nelle case dei sospettati. Sono in corso a Macerata perquisizioni da parte delle forze dell'ordine nelle case di alcuni sospettati per l'omicidio di Pamela Mastropietro, trovata ieri uccisa, fatta a pezzi e nascosta in due valigie poi gettate lungo la strada nelle campagne di Pollenza. Le persone le avrebbe indicate il nigeriano che ieri sera e' stata fermato con l'accusa di omicidio e per questo interrrogato fino a notte fonda. L'uomo che ha ammesso di aver seguito la 18enne ma di non aver alcuna responsabilita' nel suo assassinio avrebbe, secondo quanto appreso, indicato altri individui che sarebbero coinvolti nella vicenda.Sono state in particolare le immagini delle diverse telecamere di sorveglianza prese in esame dai carabinieri partendo dalla zona dove si trova la comunita' 'Ars' e via via allargando il raggio di analisi, fino alla stazione ferroviaria di Macerata e ad altri punti dove ci sono le fermate del servizio di trasporto pubblico, nella convinzione che la ragazza con il suo trolley avesse una destinazione da raggiungere, se non anche una persona con cui incontrarsi dopo aver concordato la fuga dalla comunita'. Non si esclude pero' tra gli investigatori che l'incontro tra Pamela e il suo, o i suoi carnefici, sia stato anche del tutto casuale, ovvero legato al consumo di droga: e' possibile che alla Ragazza sia stata proposta droga in strada, per l'appunto dalla persona che le immagini di una telecamera di una farmacia hanno visto come quello che la seguiva in strada, persona conosciuta dalle forze dell'ordine e che e' stato il primo importante tassello nelle indagini, o che lei stessa sapesse dove andare a cercare qualche spacciatore, per poi finire uccisa. Forse anche da una overdose e da cui e' poi derivato il tentativo di chi era con lei di liberarsi del corpo facendolo a pezzi e abbandonandolo in due trolley, uno dei quali appartenente alla stessa vittima. Si attende in mattinata che la Procura e i carabinieri facciano un primo punto informativo sulle indagini e sui risultati finora raggiunti. L'autopsia stabilira' le cause della morte di Pamela, se per fatto traumatico, cioe' omicidio volontario, oppure conseguenza di overdose cui poi e' seguito il comunque grave reato di vilipendio di cadavere.
Baby gang, la mamma di Gaetano: 'Hanno scelto la strada sbagliata, vanno aiutati'
Stella Lucca, la mamma di Gaetano il 15enne di Melito aggredito dal branco alla stazione della Metropolitana di Chaiano e a cui è stata asportata la milza come conseguenza delle gravi ferite riportate, ha commentato il fermo degli aggressori di suo figlio: "Certo, è una bella giornata perché gli aggressori di mio figlio sono stati individuati e fermati. Ma resta tutta la tristezza per questi ragazzini che hanno compiuto un gesto così violento e senza motivo. Perché non dobbiamo dimenticare che sono solo ragazzini". La notizia le è arrivata, come riporta Il Mattino, mentre accompagnava il figlio all'ospedale San Giuliano, dove i medici gli hanno tolto i punti dalla ferita. "Hanno scelto una strada sbagliata - commenta la mamma del quindicenne di Giugliano -. Per evitare che in futuro ripetano queste azioni devono essere seguiti ed aiutati come tutti i giovani in difficoltà".
"Sono un genitore che ha passato momenti difficili - continua - e spero che nessuno debba mai più vivere esperienze come questa". Gaetano non ha voglia di parlare, la ferita fa male e, ieri, a causa di un breve malore non è potuto tornare a scuola, dai suoi compagni che lo aspettavano con striscioni e disegni.
Stella ringrazia "anche a nome di Gaetano, le forze dell'ordine. L'appello resta sempre quello di denunciare fatti del genere. Bisogna rimanere qui a Napoli e contribuire ciascuno dal suo mondo a cambiarla. Anche io, pur ritenendomi forte, mi rendo conto di aver bisogno di maggiore sostegno, ma vado avanti con fiducia. Lo devo a mio figlio e a quei giovani che vanno, lo ripeto, aiutati". Gaetano è ancora moralmente giù perché si vede troppo magro. Vuole recuperare la forza fisica e tornare al più presto in palestra.
Gaetano era atteso dai compagni di scuole dell'Istituto Minzoni di Giugliano dove ieri mattina, in coincidenza con il suo annunciato ritorno in classe, era stato organizzato un incontro con i carabinieri per parlare di bullismo e cyberbullismo che è stato seguito da tanti studenti. Anche il preside Nicola Rega ha commentato con soddisfazione l'operazione della polizia: "Siamo contenti che questa cosa è andata a conclusione, dall'altro lato però come educatori ci poniamo il problema di questi ragazzi. Non si tratta solo di Gaetano ma di tutti. Non si può vivere con questo disagio sociale, non è un bene per loro. Noi siamo severi nelle nelle nostre attività educative ma lo Stato deve essere presente per coloro che sbagliano e sono recidivi; c'è bisogno di una battaglia di prevenzione e educazione".
Scafati. Sguardi Contemporanei sui temi locali con 'La città storta - la città diritta'
Scafati."La città storta - La città diritta" inaugura la serie di incontri di “Sguardi Contemporanei” sui temi locali.
Un evento il cui oggetto centrale è l’urbanistica e che si terrà venerdì 2 febbraio alle ore 18.30 presso il circolo Arci Ferro 3 (via Chiesa Madre, 14) di Scafati.
Un tema complesso che sarà affrontato senza rifuggire dagli inevitabili aspetti tecnici, ma che allo stesso tempo vuole essere soprattutto una visione e una speranza per Scafati.
Interverranno l'avvocato Giuseppe Vitiello, il dirigente tecnico di Agroinvest Michele Russo e l'urbanista Alessandro Dal Piaz.
L'incontro, spiegano gli organizzatori, è un tentativo di iniziare una discussione tra le macerie della città di Scafati, senza cadere in nessuna illusione ma avendo, al contrario, il coraggio e la presunzione di donare alla comunità l’indicazione di un sentiero di luce dopo troppi anni di buio.
Le città, da cui derivano le parole “cittadino” e “civiltà”, da tempo non esistono più nel loro senso profondo e vero, perché le comunità sono diventate solo agglomerati urbani, non sono più luoghi dotati di un disegno urbanistico ed architettonico.
E allora c’è da chiedersi, per esempio, dove inizia Napoli? Dove inizia l’Agro? Dove inizia Scafati?
Non c’è arrivo, non c’è perimetro, non c’è città, non c’è ordine, non ci sono un dentro e un fuori.
E’ normale, pertanto, che le città/comunità non esistono più ed è per questo che le passioni civili sono fortemente in crisi, così come non esistono più possibilità reali di sviluppo economico ed occupazionale.
La città non è più luogo di cultura e di ordine ma una giungla, la “Natura” selvaggia e disorganizzata che nel passato avevamo lasciato “fuori” costruendo le mura per tenere lontano il pericolo, le belve e i nemici, sono crollate e tutti questi elementi problematici ormai spuntano da dentro: violenza, insicurezza, pericoli.
Quindi il deserto cresce e se vogliamo trasformarlo per un rinnovamento bisogna ripartire dalle fondamenta culturali-politiche del nostro stare insieme, così anche bisogna ripensare e ridisegnare anche le fondamenta strutturali-materiali.
Abbiamo, pertanto, la necessità di ridefinire cosa è una città, qual è il suo perimetro, quali i servizi che deve e può offrire, quale sviluppo economico è ancora possibile.
Nel far questo non vogliamo, però, parlare di una città astratta, ma proprio di Scafati, da qui il bisogno di organizzare un evento sul tema “La città storta e la città diritta” per riflettere insieme sulla nostra speranza concreta futura, mettendoci in ricerca e senza cadere in facili illusioni.
Nina in Gomorra, Alessandra nella vita, racconta la sua vita fatta di regole e principi saldi
"Puoi scegliere: o così oppure fai la vita". Vita da marciapiede s'intende. Un rischio che cammina di fianco ad Alessandra dalla adolescenza.
Operata due anni fa, oggi è fidanzata e in attesa della sentenza per il cambio del nome all’anagrafe. "Sono una donna forte perché forte è la donna che m i ha cresciuta", racconta al Corriere del Mezzogiorno riferendosi alla mamma Donatella, guida universale della sua vita.
Ha i capelli lunghi e neri, uno sguardo penetrante e un corpicino invidiabile. Lavora come phonista in un negozio di parrucchiere a Chiaia e ha ricominciato daccapo tante volte, l’ultima quando inaspettatamente dopo aver recitato una parte da protagonista nella seconda serie di Gomorra (nel ruolo di Nina, la fidanzata del boss Salvatore Conte), aveva immaginato di poter continuare a recitare e invece aveva dovuto trovare un altro lavoro.
"Molte mie amiche della comunità Lgbt guadagnavano soldi abbastanza facilmente. Io a casa avevo mamma, una specie di carabiniere in gonnella che mi insegnava a vivere in maniera dignitosa. Mi aiutava a superare la mia diversità, mi sosteneva e ancora adesso lo fa. Un’unica condizione: seguire le regole di casa. Non mi ha imposto nulla, ma mi ha sempre chiesto di scegliere se fare la prostituta o meno" - continua a raccontare al quotidiano -.
Ha seguito un percorso psicologico lungo e faticoso prima di decidere di diventare donna, di sottoporsi all’intervento, di sopportare il peso del cambio di sesso e di identità. Porta il nome che era di sua sorella, morta di cancro a quindici anni. "Un dolore che mi porterò dietro sempre - dice - ma quel giorno in cui andò via, mi dissi che io sarei stata lei e sarebbe morto definitivamente l’uomo che non volevo essere. E quindi l’intervento. Ero terrorizzata, ma era l’unica cosa che volevo: essere donna per davvero, che significa guardarmi allo specchio e non avere cose fuori posto. Volevo un fidanzato che non dovesse vergognarsi, volevo sposarmi. Volevo sentirmi anche fisicamente come mi sono sempre sentita interiormente".
Servono soldi e anche tanti per arginare liste di attesa, per sostenere le sedute private con lo psicologo, e la famiglia di Alessandra non ne ha mai avuti tantissimi.
"Mia madre si sarebbe venduta anche l’anima pur di rendermi felice. Ha fatto in modo di lavorare di più per darmi di più. Guai però se mi avesse beccata con amicizie poco raccomandabili. Arrivava al punto di farmi seguire, provò anche a mettere una microspia nella mia auto. A lei devo tutto e così sarà sempre. Insieme abbiamo sopportato insulti, vigliaccherie. Abbiamo subito l’onta di sentirci diverse, ma quando puoi tenere la testa alta niente ti fa male". Ora aspetta la sentenza: "Un’altra battaglia. Un plico di carte bollate infinito, soldi e tempo. Mi chiedo come avrei fatto senza l’aiuto di una donna che al mattino mi tira dal letto per farmi andare a lavorare e lei fa la stessa cosa. Faccio la parrucchiera, ma il mio sogno resta la recitazione. Chissà che non mi ricapiti l’occasione, nel frattempo faccio corsi di aggiornamento. Cerco di arricchirmi professionalmente".
Una presenza sobria la sua con poco trucco e senza scollature: "il mio fidanzato non me lo permetterebbe, è geloso". Vive come una ragazza tranquilla che costruisce il futuro, in attesa di sposarsi a maggio. "Niente sprechi, i soldi servono per assicurarci una stabilità economica. Giuseppe, il mio ragazzo ha un anno in meno di me, lavora in un negozio di frutta e verdura. Ha una famiglia che mi ha accolta con grande disponibilità, che gli ha concesso di vivere a casa mia con mamma."
Con il suo modo di vivere e la sua semplicità, vuole essere da esempio per le tante transgender che subiscono ancora il peso della diversità. Ma il passato, a volte, torna: "Non so spiegare bene, ma è come se vivessi con un handicap. Che non è la diversità, quella è superata. Ma il passato. Mi guardo allo specchio mi vedo e mi sento donna, ma l’uomo che sono stata non si può cancellare. Ecco, c’è il timore e la consapevolezza che qualcosa mi manca. L’altro giorno ero in autobus, davanti a me un gruppo di ragazzini. Per un attimo ho temuto che se avessero capito che ero una trans mi avrebbero preso in giro. Ma neanche mi hanno guardata, quei ragazzi".
Lotto e Superenalotto: ecco i numeri fortunati previsti per oggi giovedì dal generatore del nostro sito
Con la nuova estrazione dei numeri del lotto e del Superenalotto di oggi giovedì 1 febbraio 2018 Cronachedellacampania pubblica il generatore che calcola i numero fortunati realizzato dai propri esperti per offrire un nuovo servizio per i suoi lettori appassionati del gioco. Di seguito trovate i due generatori per i numeri al Lotto e quelli per il Superenalotto. Per il primo basta cliccare su estrai e compariranno i cinque numeri da giocare su una singola ruota o su tutte le ruote indicati dal sistema e la ruota sulla quale eventualmente giocare. Potete cliccare quante volte volete. Per il Superenalotto cliccare sempre su estrai e compariranno sei numeri. Buona Fortuna.
Sant'Antonio Abate: truffa della Cencarn: 12 anni di carcere per le false fatture
Sant'Antonio Abate. False fatture per evadere le tasse: dodici anni di carcere complessivi per il gruppo dell'imprenditore Pasquale Abagnale. Il giudice del tribunale di Torre Annunziata Maria Laura Ciollaro ha condannato a tre anni di carcere il 44enne imprenditore abatese e a un'anno e mezzo ciascuno, pena sospesa, invece Francesco e Anna Ida Abagnale, Benedetto e Anna D'Aniello, Annalisa Amodio e Cristoforo Chianese. Assolti infine per non aver commesso il fatto Michele Aprea, Alfredo De Giovanni, Giuseppe Innacco, Gerardo Lombardo e Costantin Ciochia Cezar. Disposta anche la confisca di beni per circa cinque milioni di euro sequestrati tre anni fa dalla guardia di finanza che effettuò le indagini. Tutti gli indagati erano accusati di sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte, compiuta attraverso la commissione dei reati di uso ed emissione di fatture per operazioni inesistenti, dichiarazione infedele, omessa dichiarazione, occultamento e distruzione di documenti contabili e omesso versamento dell'Iva. Gli investigatori avevano accertato che il legale rappresentante della Cencarn sud-Centro Carni sud San Pasquale Spa di Sant'Antonio Abate , Pasquale Abagnale, come amministratore occulto anche di altre società (Società Meridionale Carni srl, Centro Alimentare Abagnale srl, BeDe Srl e Import Export Carni srl), costituite unicamente al fine di interporre le stesse tra la società principale e il fisco, e avvalendosi di prestanomi nella carica di amministratori delle varie società, aveva alterato, con artifici contabili e con l'occultamento delle scritture e dei libri, la ricostruzione delle transazioni economico/finanziarie tra i soggetti coinvolti nel sistema di "Frode Carosello", al fine di sottrarre alla pretesa erariale il reale patrimonio disponibile. Il valore di ricavi non dichiarati e costi non detraibili ammonterebbe ad oltre 181 milioni di euro, con iva non versata per 24,5 milioni grazie all'utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per quasi 92 milioni di euro. L'inchiesta della Guardia di Finanza di Castellammare aveva riguardato un periodo tra il 2007 e il 2010.
Nocera, stesa contro il palazzo del ras Michele Cuomo
Nocera Inferiore. Stesa stile camorra napoletana sul portone d'ingresso del palazzo dove abita il ras di Nocera Michele Cuomo. L'altra notte ignoti hanno esploso quattro colpi contro il vetro blindato del portone al civico 33 in Corso Vittorio Emanuele. In quello stesso stabile, dove risiedono quattordici famiglie, abita anche Michele Cuomo, tornato libero nel luglio scorso dopo 7 mesi di carcere in conseguenza del blitz "Un'altra storia" che lo aveva portato in cella insieme con il fratello e un'altra dozzina di malavitosi nocerini che avevano dato vita a una mini faida con avvertimenti e feriti. Michele Cuomo secondo la Dda di salerno era a capo del gruppo di criminale che aveva imposto il controllo sulle pazze di spaccio e sul giro di estorsioni. Per quell'inchiesta è in arrivo l'avviso di conclusione indagini per tutti. Recentemente i carabinieri su della Dda avevano perquisito la sua abitazione di Cuomo, notificandogli un avviso di garanzia per associazione di stampo mafioso. Alla luce della stesa della notte scorsa gli investigatori ritengono che sia sia trattato di un avvertimento rivolto al ras Cuomo e che si siano di nuovo rotti gli equilibri precari dei vari gruppi malivitosi nocerini che avevano trovato la pace con una cena in un ristorante durante la mini faida dello scorso anno.
Mafia, operazione 'Game Over': 31 arresti a Palermo, preso anche il 're' delle agenzie di scommesse
Mafia, operazione 'Game Over': 31 arresti a Palermo, preso anche il 're' delle agenzie di scommesse. E' in corso una vasta operazione della Polizia di Stato, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, che ha arrestato 31 persone. Più di 200 uomini del Servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Palermo, stanno eseguendo l'ordinanza di custodia cautelare a carico delle 31 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa, riciclaggio, auto riciclaggio, trasferimento fraudolento di valori aggravato dal metodo mafioso, concorrenza sleale aggravata dal metodo mafioso, associazione per delinquere finalizzata alla raccolta abusiva di scommesse ed alla truffa ai danni dello Stato, stupefacenti e altro. "Dalle indagini, è emerso un vero e proprio contratto tra Cosa Nostra palermitana e Benedetto Bacchi, un imprenditore del settore dei giochi e delle scommesse, che era riuscito, con l'appoggio delle famiglie mafiose, a monopolizzare il settore e realizzare una rete di agenzie di scommesse abusive, più di settecento in tutta Italia, capaci di generare profitti quantificati nell'ordine di oltre un milione di euro mensili", dicono gli inquirenti. "Parte di queste somme, tra i 300 e gli 800 mila euro l'anno, veniva poi distribuita all'organizzazione mafiosa - spiega ancora la Polizia - Tra gli arrestati, spicca il nome di Francesco Nania, socio occulto di Bacchi e capo della famiglia mafiosa di Partinico, che, grazie alla complicità di Michele De Vivo, insospettabile commercialista campano che fungeva da prestanome, era anche riuscito a creare un fiorente mercato di import-export di prodotti alimentari con gli Stati Uniti". È stata in parte ricostruita la movimentazione degli enormi flussi di denaro provenienti dal gioco illecito e posti sotto sequestro beni immobili, società e conti correnti bancari di pertinenza dell'imprenditore e di diversi altri uomini che lo avevano coadiuvato nell'opera di riciclaggio, per il valore di diversi milioni di euro. Sono state, anche e sequestrate, con l'ausilio delle Squadre Mobili territorialmente competenti, più di 40 agenzie di scommesse operanti in tutto il territorio nazionale con il marchio di proprietà di Bacchi. Tra gli arrestati, oltre a persone legate a Cosa Nostra, con ruoli apicali, anche insospettabili professionisti funzionali agli interessi criminali di Bacchi. Alcuni indagati rispondono di associazione per delinquere finalizzata alla produzione ed al traffico di stupefacenti. I dettagli dell'operazione saranno resi noti nel corso della conferenza stampa che si svolgerà alle ore 11:30 presso la palazzina ''M'' della Procura della Repubblica alla presenza degli investigatori.
Camorra: 8 arresti per gli omicidi della seconda faida di Scampia
Camorra: la DDa di Napoli scopre gli autori di due omicidi della seconda faida di Scampia tra la Vanella-Grassi e gli Abete-Abbinante-Notturno e arresta 8 persone. Nel corso di indagini coordinate dalla DDA partenopea sono stati ricostruiti alcuni dei fatti di sangue che caratterizzarono la faida di camorra scoppiata nel 2012 tra il clan camorristico della “Vanella Grassi” e quello degli “Abete Abbinante Notturno”. Entrambi erano attivi nella gestione delle “piazze di spaccio” di Scampia ed entrarono in guerra per il predominio sul lotto G, un insediamento di edilizia popolare all’epoca sotto il controllo della “Vanella Grassi”, innescando una faida che portò a 27 omicidi. Individuati mandanti e autori di due omicidi. Quello di Rosario Tripicchio perpetrato il 5 gennaio 2012 a Giugliano in Campania, nel napoletano. L’uomo era stato luogotenente di Antonio Bastone e si era successivamente “girato”.Bastone aveva quindi istigato Arcangelo Abbinante all’omicidio di Tripicchio per vendicarsi del fatto che durante la sua detenzione era stato esautorato dalla gestione degli affari.
I sicari (Arcangelo Abbinnate e Salvatore Baldassarre) venuti a conoscenza della casa nella quale si era nascosto Tripicchio si misero appostati all’esterno e lo uccisero a colpi d’arma da fuoco mentre saliva su una vettura. L’altro omicidio è quello di Roberto Ursillo, parente e affiliato ad Antonio Bastone. Ursillo fù ucciso a Chiaiano il 17 settembre 2012 da un commando della “Vanella Grassi”. È emerso che la sua morte fu decisa dai componenti del lotto G, in particolare dal reggente Ciro Barretta, per dare una risposta armata al clan contrapposto.I killer lo seguirono nel traffico mentre era alla guida di una vettura e dopo averlo affiancato lo crivellarono di colpi.
Pochi giorni dopo, il 22 settembre 2012, gli “Abete Abbinante Notturno” pianificarono l’omicidio di Ciro Barretta, ovvero di colui dopo avere cacciato Antonio Bastone e i suoi familiari aveva preso il controllo del lotto G.L’omicidio venne chiesto da Bastone ad Arcangelo Abbinante e Giuseppe Montanera. I 2 lo pianificarono. Con tale eliminazione gli “Abete Abbinante Notturno” volevano riconquistare la lucrosa piazza di spaccio e dare un segnale di forza alla “Vanella Grassi”.Il commando era composto da Abbinante Arcangelo, Montanera Giuseppe e Baldassarre Salvatore che attesero il via libera di Anna Ursillo, la madre di Bastone abitante in uno dei complessi del lotto G. La donna appostata al balcone doveva fare da specchiettista.Il commando ebbe il via con un sms dalla Ursillo. I killer erano armati di pistole e di un fucile mitragliatore Kalashnikov. Abbinante era camuffato con una parrucca da donna ed entrò nel Lotto G senza essere riconosciuto fino a fermarsi vicino all’obiettivo. Barretta intuì cosa gli stava succedendo e si diede alla fuga. Lo salvò l’inceppamento del Kalashnikov, circostanza che gli permise di guadagnare metri preziosi e salvarsi, nonostante i colpi sparati contro di lui che aveva rimesso in funzione l’ak47.
Fatta luce anche su due inquietanti episodi sempre nell'ambito della seconda faida di Scampia: il lancio di alcune bombe a mano da parte degli “Abete Abbinante Notturno” il 15 dicembre 2012: prima fu lanciata in un cortile delle case celesti, un insediamento popolare al confine con Secondigliano, non esplose per un malfunzionamento; la seconda bomba a mano venne lanciata poco dopo nel cortile del Lotto G e il suo scoppio provocò il ferimento di 2 minorenni ed il danneggiamento di 9 auto. Con tali atti gli “Abete Abbinante Notturno” volevano mostrare in maniera plateale agli avversari, e soprattutto a Barretta, la loro forza e superiorità militare. Ma il lancio della bomba in pieno pomeriggio aveva sfiorato la strage e ciò li fece calare gli appoggi tra la gente di Scampia e ne decretò la sconfitta dal punto di vista militare.
Gli indagati dovranno rispondere a vario titolo di una serie di reati aggravati da finalità mafiose che vanno da omicidi a lesioni personali aggravate, e alla detenzione e porto illegale di armi e munizioni e bombe a mano.
Si tratta di:
Abbinante Arcangelo
Baldassarre Salvatore;
Barretta Ciro;
Bastone Antonio;
Mincione Raffaele;
Montanera Giuseppe;
Polverino Pietro;
Ursillo Anna.

Diciottenne fatta a pezzi e chiusa in due valigie: fermato uno straniero
Diciottenne fatta a pezzi e chiusa in due valigie: fermato uno straniero. Un uomo e' in stato di fermo a Macerata per l'omicidio della 18enne romana Pamela Mastropietro, uccisa e fatta a pezzi: il suo corpo smembrato e' stato trovato in due trolley abbandonati nelle campagne di Pollenza, nel Maceratese. E' stata identificata in base agli accertamenti dei carabinieri e della prima ispezione medico-legale: Pamela, ospite da alcune settimane della comunita' di recupero 'Pars' di Corridonia, se ne era allontanata volontariamente il 29 gennaio, senza telefono e senza documenti, ma portando con se' un grande trolley rosso e blu, forse proprio uno di quelli in cui sono state trovate parti del cadavere. Il corpo smembrato, senza vestiti, era perfettamente pulito e non presentava tracce di sangue. Il sospetto e' un nigeriano, gia' noto alle forze di polizia, ma in regola con il permesso di soggiorno. I sospetti sono caduti su di lui dopo che le immagini di una sistema di sorveglianza all'esterno di una farmacia a Macerata lo hanno immortalato mentre segue la ragazza. Avrebbe ammesso di averla notata, ma ha negato ogni responsabilita', tirando, anzi, in ballo altre persone. Ora sono in corso varie perquisizioni, ma il sospettato principale e' lui. "Spero tanto che non sia lei", ha detto la madre della vittima dopo il ritrovamento del cadavere, attribuito alla figlia. "Non ho alcuna idea del perche' si sia allontanata dalla comunita' - ha spiegato - e di quel che e' accaduto. Vorrei che qualcuno mi spiegasse come ha fatto. Ora ci stiamo preparando per andare nelle Marche, ma qualcosa in piu' ci hanno detto che si sapra' solo piu' tardi". Era stata la stessa madre a denunciare la scomparsa ai carabinieri della stazione di San Giovanni, a Roma. Alta un metro e 65, occhi e capelli castani, Pamela gia' in precedenza aveva provato a scappare da un'altra struttura che la ospitava. I carabinieri del nucleo investigativo del Comando provinciale di Macerata stanno raccogliendo elementi utili a ricostruire le fasi successive all'allontanamento della giovane dalla comunita'. Importante anche capire in quali frangenti siano state abbandonate le valigie con il corpo a Pollenza. Gli investigatori, coordinati dal pm di Macerata Stefania Ciccioli, hanno acquisito i filmati girati dalle telecamere di videosorveglianza di aziende della zona. Alcuni residenti hanno riferito che i loro cani da ieri sera alle 23 avevano iniziato ad abbaiare senza sosta. In corso accertamenti anche sulle amicizie e frequentazioni romane della ragazza che aveva frequentato una scuola per estetiste. Del suo caso si e' occupata la trasmissione 'Chi l'ha visto?'. Nella scheda dedicata a Pamela si legge che "sta attraversando un momento di grande fragilita' e potrebbe aver bisogno di aiuto". Forse in questo fase di difficolta' si e' rivolta o ha incontrato le persone sbagliate. Un omicidio efferato e spietato che non sembra collocarsi nello scenario del delitto d'impeto e che ricorda, piuttosto, il famoso caso di Elizabeth Short, la 'Dalia nera', uccisa, fatta a pezzi e abbandonata in un prato a Los Angeles nel 1947. Un omicidio che potrebbe avere richiesto l'azione di piu' persone.
Baby gang, un 15enne 'pentito' ha aiutato la polizia a trovare il branco che assalì Gaetano
Baby gang a Napoli: é stato un ragazzino di 15 anni che si è "pentito" e ha accompagnato dalla mamma ha raccontato alla polizia tutto quello che accadde la sera del 12 gennaio scorso all'esterno della stazione della Metro di Chiaiano. Quella maledetta sera in cui la baby gang o branco di ragazzini violenti e annoiati riempirono di botte il 15enne Gaetano di Melito a cui i medici hanno dovuto asportare la milza in conseguenza delle gravi ferite riportate. E' questo il retroscena inedito che emerge dagli atti del Tribunale per minori che stamane hanno colpito 8 ragazzini tra i 14 e 17 anni che , individuati dalla squadra mobile di napoli in tempi record sono stati rinchiusi nel centro di Prima accoglienza per minori mentre un nono non potrà uscire di casa se non per andare a scuola. E' il il pentito,. E poi c'è un decimo, minore di 14 anni, non è imputabile. Quadro chiaro dunque grazie anche al "pentito". Prima una fonte confidenziale, poi uno dei ragazzi, 15 anni, che, accompagnato dalla mamma, ha raccontato tutto ai pm e alla polizia: "So chi e' stato, so chi ha sferrato il calcio a Gaetano. Io ero con loro e loro sono miei amici". Questo uno degli elementi, insieme a filmati e social, dai quali gli agenti della Squadra Mobile di Napoli e dei commissariati di Scampia e Secondigliano, sono partiti per arrivare a individuare dieci componenti del 'branco' di ragazzini tra i 12 e i 17 anni, che hanno massacrato di botte il 17enne di Melito il 12 gennaio scorso "solo per gioco, per divertimento, senza alcun motivo", come scrive il giudice del tribunale dei Minori nel provvedimento di nove pagine notificato a 8 ragazzi che sono stati collocati in diverse comunità di recupero cosi' da evitare contatti. Colui che ha aiutato le indagini ha invece il provvedimento di permanenza in casa. Nell'ordinanza sono raccontate le scene immortalate in parte nelle immagini delle telecamere di sorveglianza della stazione metropolitana napoletana di Chiaiano. "Un'azione premeditata", sostengono gli inquirenti. Questo perche', cosi' come spiegato nella misura cautelare, i passeggeri della metropolitana si vedono "cambiare percorso e direzione quando incrociano il gruppo di ragazzi che stava bloccando la porta d'ingresso della metro", cercando una vittima predestinata. Lo ha raccontato anche il ragazzino 'pentito' che ha visto Gaetano quando lo hanno inseguito e poi picchiato. "Era a terra e gli hanno dato un calcio nello stomaco", spiega il 15enne. "Devono restare in comunità per la gravita' dei reati commessi e per il pericolo che possano reiterarli", scrive il magistrato del tribunale dei Minori che ha firmato il provvedimento.
Il pm Falcone è il nuovo aggiunto della Procura di Napoli, oggi la scelta del plenum del Csm
Napoli. La Procura di Napoli ha un nuovo aggiunto che si aggiunge alla rosa degli altri 8 magistrati guidati dal procuratore Giovanni Melillo. Raffello Falcone ha spuntato la contesa sull'incarico che lo vedeva contrapposto al collega napoletano Giancarlo Novelli. Il Consiglio superiore della magistratura ha raggiunto la decisione dopo alcuni tentativi andati a vuoto. Falcone ha ottenuto 17 voti a favore contro i sei andati a Novelli, dal plenum del Csm, dopo che nelle scorse settimane la V Commissione si era spaccata sulla scelta del candidato. Falcone era sostenuto da Unicost, Area e Laici di sinistra, e il pm Giancarlo Novelli, da Magistratura Indipendente e Autonomia e indipendenza. Falcone, napoletano, 55 anni, ha curato numerose e importanti indagini sulla criminalità economica è stato per anni nel pool antimafia che ha svolto indagini sul potente clan dei Casalesi.
L'Anm difende il giudice Cioffi che annuncia: "Sono sereno e non mi asterrò dal processo Cesaro"
Napoli. L'Anm interviene nella polemica che sta travolgendo il giudice Giuseppe Cioffi, presidente del collegio che dovrà giudicare i fratelli del deputato di FI, Luigi Cesaro e che ad ottobre avrebbe partecipato a una convention del partito a Ischia. "Sentite le precisazioni fornite dal collega e senza entrare nel merito della vicenda", l'Anm di Napoli "coglie l'occasione per affermare il principio che il diritto dei magistrati di partecipare alla vita politica del Paese va esercitato secondo modalità e forme che non possono appannare l'immagine di imparzialità e indipendenza con ripercussioni sulla credibilità della magistratura".
Intanto, è sempre Cioffi che oggi, in una dichiarazione rilasciata all'Ansa, spiega i suoi rapporti con Nicola Cosentino, l'ex parlamentare con il quale avrebbe un'amicizia virtuale su Fb. "Lo conobbi a Roma quando era sottosegretario, ma non l'ho mai frequentato così come non sono mai stato vicino a Forza Italia. Fu lui, oltre 10 anni fa, a chiedermi l'amicizia su Facebook, un social che peraltro uso pochissimo" ha detto Giuseppe Cioffi. "Non vedo che male ci sia - aggiunge - Ho tra gli amici su facebook anche Ermanno Russo (consigliere regionale di Forza Italia, ndr) con il quale uscivo fino ad alcuni anni fa". Simpatie che non comportano, secondo il giudice, nessun motivo per astenersi dal processo ai due Cesaro, fratelli di Luigi. "Sono sereno e non mi asterrò" ha concluso Cioffi nei confronti del quale il Csm ha aperto un fascicolo su richiesta del Ministro di Grazie a Giustizia Orlando.
Anziana donna trovata cadavere in un cantiere a Salerno
Anziana donna trovata cadavere in un cantiere a Salerno: è giallo. Aveva 81 anni e viveva spesso fuori casa la donna ritrovata morta questa mattina nel cantiere, ormai dismesso, del palazzetto dello sport di via Allende, nella zona orientale di Salerno. Stando a quanto si e' appreso, il decesso sarebbe avvenuto nelle 24 ore precedenti al ritrovamento del cadavere e sarebbe dovuto a cause naturali. Sul posto, stamani, i vigili del fuoco che hanno aperto dei varchi di accesso per consentire ai carabinieri di raggiungere il corpo ed effettuare i rilievi. La signora era vedova da tempo e, per un certo periodo, ha vissuto anche a Roma.
Caserta, immigrata ferita con un colpo di pistola all'addome: è in fin di vita
Caserta. Una ragazza, con ferite di arma da fuoco all'addome, è stata trasportata in fin di vita da uno sconosciuto all'ospedale di Caserta. L'uomo dopo averla lasciata, intorno alle 13 di oggi, si è dileguato, per poi ripresentarsi al presidio di polizia qualche ora dopo. La ragazza è stata sottoposto ad un delicato intervento chirurgico ma è in condizioni molto gravi. I carabinieri di Caserta hanno avviato subito le indagini per chiarire la dinamica del ferimento. Proprio l'uomo che l'ha accompagnata in ospedale potrebbe fornire particolari utili alle indagini. La ragazza è di origini nordafricane e pare risieda in un comune del casertano.
La Procura di Santa Maria Capua a Vetere sta coordinando le indagini per individuare i responsabili del tentato omicidio e i motivi che hanno spinto ignoti a sparare alla giovane donna.
Omicidio Veropalumbo a Torre, dieci anni dopo la Polizia scopre da dove partirono i proiettili.IL VIDEO
Torre Annunziata. Dieci anni dopo quella notte di Capodanno, la polizia scientifica riesce a tracciare la traiettoria dei proiettili che uccisero il carrozziere. Un microscopio comparatore ad alta definizione, collegato ad una banca dati Ibis in 3D, ossia una banca dati di bossoli/proiettili, un sofisticato drone, misurazione con strumenti ad elevata precisione che si avvalgono di luce laser, queste sono alcune delle strumentazioni tecnologicamente all’avanguardia, utilizzate dalla Polizia Scientifica della Questura di Napoli, per chiarire la dinamica dell’omicidio di Giuseppe Veropalumbo, avvenuto nella notte del Capodanno 2008, mentre era nella sua abitazione al 9° piano del Corso Vittorio Emanuele III, al civico 9 di Torre Annunziata. Sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, gli agenti del Commissariato di Torre Annunziata, con il prezioso contributo della Polizia Scientifica e dei Vigili del Fuoco, hanno recuperato frammenti di un’ogiva conficcata nella parete esterna accanto alla finestra dell’abitazione della vittima.
Col sopraggiungere della sera, inoltre, grazie alle apparecchiature a laser in dotazione alla Polizia Scientifica, si è riusciti a tracciare la traiettoria dei proiettili che colpirono mortalmente il carrozziere allora trentenne. Un omicidio che a dieci anni di distanza è ancora senza il nome del colpevole.
Romeo gestioni esclusa dagli appalti Consip, il Tar respinge il ricorso dell'imprenditore arrestato
Roma. Il Tar conferma l'esclusione della Romeo Gestioni dalla maxi gara avviata da Consip per l'affidamento dei servizi integrati, gestionali e operativi, per gli immobili in uso alle pubbliche amministrazioni, alle istituzioni universitarie e agli istituti di ricerca. Il Tribunale amministrativo regionale del Lazio ha respinto un ricorso proposto dalla società proprio per contestare la nota con la quale Consip nel giugno scorso ha escluso il Rti Romeo Gestioni-Consorzio Stabile Romeo Facility Services 2010 dalla gara in questione.
La Romeo Gestioni partecipo' alla procedura avviata da Consip, risultando prima classificata per tre lotti e seconda classificata per un quarto. "Terminata la fase della verifica di anomalia dell'offerta - ne da' conto il Tar in sentenza - il procedimento di gara ha subito un arresto a causa della cd. 'inchiesta Consip'; vicenda penale nella quale sono stati coinvolti, per asserita corruzione, l'avvocato Alfredo Romeo (socio di minoranza della mandataria) in concorso con un funzionario di Consip". Quindi per il Tar "è infondata e va respinta la censura con la quale è stato contestato un asserito difetto di motivazione del provvedimento impugnato, dovuto, a detta dei ricorrenti, ad un recepimento acritico delle risultanze del procedimento penale, posto che una simile valutazione esorbita dal sindacato del giudice amministrativo, circoscritto ai casi di manifesta illogicità, irrazionalità o errore di fatto". Nel resto "non può censurarsi l'operato della Stazione appaltante per aver essa valorizzato le condotte imputate al socio di minoranza della Società, qualificato in sede penale 'dominus e organo apicale di fatto della società medesima'". I giudici amministrativi inoltre ritengono che "Consip, nell'escludere il Rti (raggruppamento temporaneo di imprese) ricorrente alla luce delle predette risultanze penali, ha esplicitato le ragioni inficianti il rapporto fiduciario con l'operatore economico e, quindi, ha adempiuto all'onere motivazionale"; in più, "non può ritenersi illegittimo l'operato della Stazione appaltante, la quale ha ritenuto irrilevante il sistema di risanamento adottato dalla società".




