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Roccamonfina: 40enne minaccia di morte e picchia la convivente, arrestato

Un drammatico episodio di violenza domestica ha scosso Roccamonfina, mettendo a nudo una realtà spesso taciuta; la tempestiva reazione della vittima e l'intervento dei Carabinieri hanno evitato il peggio, richiamando l'attenzione su un problema che continua a mietere vittime.

Roccamonfina – Un nuovo episodio di violenza domestica ha sconvolto la tranquilla comunità di Roccamonfina, nel Casertano. Nella notte tra il 19 e il 20 dicembre, un uomo di 40 anni ha aggredito la propria convivente di 38 anni, minacciandola di morte e colpendola ripetutamente con schiaffi e pugni al volto per motivi banali.

La vittima, in preda al terrore, è riuscita a dare l'allarme, permettendo un intervento rapido dei Carabinieri della Stazione locale e dell'aliquota radiomobile della Compagnia di Sessa Aurunca.

Sul posto è arrivato anche il personale del 118, che ha soccorso la donna e l'ha trasportata in ospedale per le cure necessarie a causa delle lesioni riportate.L'aggressore è stato bloccato e arrestato immediatamente. Su disposizione dell'autorità giudiziaria, il 40enne è stato posto agli arresti domiciliari presso l'abitazione del padre, in attesa del rito direttissimo.L'episodio sottolinea ancora una volta la piaga della violenza di genere, spesso consumata tra le mura domestiche.

L'intervento tempestivo delle forze dell'ordine ha evitato conseguenze più gravi, confermando l'impegno costante dei Carabinieri nel contrastare questi reati e nel proteggere le vittime, garantendo loro supporto e tutela. Casi come questo ricordano l'importanza di denunciare subito, contattando il 112 o i centri antiviolenza, per interrompere spirali di abuso che possono sfociare in tragedie.

Barra, pistola nel sacchetto dei rifiuti: arrestato 44enne

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Napoli – Ha provato a confondersi tra i clienti di un esercizio commerciale, sperando che quel movimento repentino passasse inosservato. Ma il tentativo di seminare gli agenti è servito solo a confermare i sospetti dei poliziotti. È finita con le manette ai polsi la fuga di un 44enne napoletano, già noto alle forze dell'ordine, intercettato ieri pomeriggio nel cuore del quartiere Barra.

L’operazione è scattata durante i servizi straordinari di controllo del territorio disposti dalla Questura di Napoli per arginare la circolazione di armi illegali in città. Gli agenti del Commissariato San Giovanni-Barra stavano pattugliando via Villa Bisignano quando hanno notato l'uomo. Quest'ultimo, alla vista della volante, ha accelerato il passo rifugiandosi all'interno di un negozio.

I poliziotti lo hanno tallonato immediatamente, bloccandolo proprio mentre cercava di disfarsi di una busta, gettandola in un cestino dei rifiuti. All'interno, l'intuizione degli investigatori ha trovato un riscontro inquietante: una pistola calibro 9, carica e pronta all'uso, accompagnata da ben 41 cartucce.

Dagli accertamenti balistici e dai controlli sui numeri di matricola è emerso che l'arma era provento di un furto denunciato in precedenza. Per il 44enne sono scattate le accuse di porto abusivo di arma da fuoco e ricettazione. L'arresto si inserisce nella più ampia stretta delle forze dell'ordine contro il possesso di armi nei quartieri caldi della periferia orientale.

Terrore in strada tra il Vomero e la Zona Industriale: arrestati due scippatori seriali

Napoli– La caccia ai "predatori di smartphone" si è conclusa all’alba di oggi. I Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Vomero hanno stretto il cerchio attorno a due uomini, rispettivamente di 35 e 53 anni, destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari emessa dal Gip del Tribunale partenopeo su richiesta della Procura.

L'accusa per entrambi è di furto con strappo, un reato che negli ultimi mesi ha seminato preoccupazione tra i passanti dei quartieri collinari e della periferia orientale.

L'indagine, coordinata dalla VII Sezione "Sicurezza Urbana" della Procura di Napoli, è un mosaico ricostruito pezzo dopo pezzo attraverso il setacciamento dei sistemi di videosorveglianza e la coraggiosa testimonianza delle vittime. Due gli episodi chiave contestati agli indagati, che agivano con rapidità e violenza per strappare i cellulari dalle mani dei passanti.

Il primo colpo è avvenuto nel cuore del Vomero, ai danni di una signora di 60 anni. In quell'occasione, la forza brutale impressa per sottrarre il dispositivo ha causato alla donna lievi lesioni, trasformando un furto in un'aggressione fisica traumatica. Il secondo episodio, avvenuto nella zona industriale, ha visto come vittima una 53enne, sorpresa con la medesima tecnica.

A tradire i due malviventi è stata la combinazione tra l'occhio elettronico delle telecamere cittadine e il riconoscimento formale effettuato da una delle vittime, che ha permesso agli inquirenti di dare un nome e un volto ai responsabili. L'operazione di oggi rappresenta una risposta decisa dello Stato ai fenomeni di microcriminalità che colpiscono le fasce più vulnerabili della popolazione.

Le superstizioni napoletane di capodanno: vestiti rossi, monete e rituali

Capodanno a Napoli non è solo una festa: è un mix di tradizioni, gesti scaramantici e rituali folkloristici che intrecciano storia, cultura popolare e desideri di fortuna per l’anno nuovo. Nel cuore della città partenopea, tra il fragore dei fuochi d’artificio e il calore delle feste di famiglia, le superstizioni napoletane di Capodanno si manifestano in usanze antiche come l’uso di vestiti rossi, il gesto simbolico delle monete e altre pratiche cariche di significato. Questi riti non sono semplici abitudini: rappresentano il desiderio collettivo di scacciare la malasorte e accogliere prosperità, amore e salute nei dodici mesi a venire.

Il colore della fortuna: vestiti rossi e simbolismi

Una delle tradizioni di Capodanno Napoli più diffuse, e più fotografate, è l’uso del colore rosso durante la notte del 31 dicembre. Che si tratti di vestiti, intimo o semplici accessori, il rosso è considerato un colore portafortuna che richiama amore, passione e protezione contro le energie negative.

Questa usanza ha origini antichissime: il rosso era già simbolo di prosperità e forza fin dai tempi dell’antica Roma e, secondo alcune varianti della tradizione, gli indumenti rossi dovrebbero essere nuovi o regalati, per non trascinare con sé l’energia del passato. Dopo la mezzanotte, in alcune famiglie si butta via l’intimo rosso o lo si cambia, quasi come per “sigillare” l’ingresso dell’anno favorevole.

Monete, lenticchie e altri portafortuna economici

Tra i rituali di Capodanno Napoli più celebri ci sono gesti legati alla ricchezza e alla prosperità. Mangiare lenticchie a mezzanotte, piccole, tonde e simili a monete, è una delle abitudini più diffuse non solo a Napoli ma in tutta l’Italia meridionale. Secondo la tradizione, ogni lenticchia consumata rappresenta un auspicio di una moneta guadagnata nel nuovo anno, portando prosperità e benessere in famiglia.

Oltre alle lenticchie, è comune in molte famiglie scambiarsi piccoli portamonete o regalare simboli legati alla fortuna, come amuleti o piccoli oggetti che richiamano l’idea della ricchezza futura. Anche se meno documentato nella tradizione napoletana specifica rispetto al resto d’Italia, questo gesto si inserisce nell’immaginario collettivo di chi desidera buona sorte economica per l’anno che arriva.

Rumore, fuochi e rituali di purificazione

Un elemento incredibilmente visivo e sonoro delle superstizioni napoletane di Capodanno è legato al rumore e alla purificazione. A Napoli, come in molte città italiane, i botti di Capodanno, dai fuochi d’artificio ai petardi lanciati dai balconi, sono considerati mezzi per scacciare gli spiriti maligni e allontanare la sfortuna. Il frastuono assordante, accompagnato da scoppi improvvisi, dovrebbe creare una sorta di barriera simbolica contro ciò che è negativo, aprendo il nuovo anno con un “reset” energetico collettivo.

Un tempo, questo desiderio di rinnovamento si esprimeva anche con gesti estremi, come gettare piatti e oggetti vecchi dai balconi, pratiche ormai sconsigliate per motivi di sicurezza ma cariche di significato simbolico: liberarsi del passato per fare spazio al nuovo.

 

Napoli, ferì due giostrai a Mergellina: 10 anni di carcere per Angelo Bottino

Napoli -Colpi di pistola esplosi in pieno giorno, tra i turisti a passeggio sul lungomare di Mergellina, e il panico che si diffonde in pochi istanti in una delle zone più affollate della città. A distanza di mesi da quella domenica di fine marzo, arriva la prima condanna per la sparatoria che il 30 marzo scorso trasformò la rotonda Diaz in un teatro di paura.

Il gip Fabrizio Finamore ha condannato Angelo Bottino a dieci anni di reclusione per duplice tentato omicidio. Il 34enne di Melito, difeso dagli avvocati Domenico Dello Iacono e Mirella Baldascino, aveva scelto di essere giudicato con rito abbreviato.

Una pena inferiore rispetto ai quindici anni richiesti dalla Procura, che aveva sollecitato una condanna più severa in considerazione della gravità dei fatti e del contesto in cui si erano verificati.

Secondo la ricostruzione dell’accusa, Bottino avrebbe aperto il fuoco contro due giostrai, Vincenzo Papa e Vincenzo Rapuano, colpevoli – a suo dire – di averlo offeso davanti agli occhi dei quattro figli minorenni e di altre persone presenti.

Una reazione improvvisa e sproporzionata: tre colpi di pistola esplosi all’impazzata in un’area affollata, con conseguenze che avrebbero potuto essere ancora più gravi. Papa, 44 anni, rimase ferito di striscio a un braccio; Rapuano fu colpito a una gamba.

Resta invece ancora al vaglio la posizione della moglie dell’imputato, attualmente a piede libero e indagata per favoreggiamento. Per la Procura sarebbe stata lei a custodire l’arma prima e dopo il raid. Una versione che Bottino ha cercato di smentire nel corso del processo, assumendosi la responsabilità esclusiva di quanto accaduto.

La sentenza chiude un primo capitolo giudiziario di una vicenda che ha segnato profondamente l’opinione pubblica, riportando l’attenzione sui rischi legati alla violenza armata in contesti urbani e turistici.

Una sparatoria nata, secondo la difesa, da un’offesa verbale, ma che per la giustizia si è tradotta in un grave reato contro la vita, consumato sotto gli occhi di famiglie e passanti ignari.

 

 

Napoli, scacco allo spaccio tra Porta Nolana e piazza Capuana: due arresti in 24 ore

NAPOLI – Non si ferma l’offensiva della Polizia di Stato contro il traffico di stupefacenti nel cuore di Napoli. Nelle ultime 24 ore, gli agenti della Questura hanno portato a termine due distinti interventi nell'area della Vicaria, nell'ambito di un servizio straordinario di controllo del territorio che ha portato all’arresto di due pusher.

La colluttazione a Porta Nolana Il primo intervento è scattato in vico Pergola, a ridosso di Porta Nolana. Gli agenti del Commissariato Vicaria-Mercato hanno sorpreso un 43enne di origini tunisine mentre cedeva dosi in cambio di contanti. Alla vista delle divise, l'uomo ha tentato di opporre resistenza: ne è nata una breve ma concitata colluttazione, al termine della quale i poliziotti sono riusciti a immobilizzarlo. La perquisizione ha svelato il consistente bottino di droga: 300 grammi di hashish e un involucro contenente circa 3 grammi di cocaina.

Il blitz in piazza Capuana Poco dopo, l'attenzione dei poliziotti si è spostata in piazza Capuana. Qui, con una dinamica quasi identica, è finito nei guai un napoletano di 59 anni. L’uomo è stato bloccato subito dopo aver concluso uno scambio "soldi-droga" con un acquirente. Nelle sue tasche i poliziotti hanno rinvenuto tre bustine di marijuana, per un peso di 25 grammi, e 30 euro in contanti, ritenuti provento dell’attività illecita appena compiuta.

Il bilancio Per entrambi è scattato l’arresto con l'accusa di detenzione illecita di sostanze stupefacenti. L'operazione si inserisce nel più ampio piano di monitoraggio disposto dalla Questura di Napoli per bonificare le piazze di spaccio del centro storico e restituire sicurezza ai residenti.

Maglie di calcio contraffatte, maxi sequestro a Catanzaro

Catanzaro - Una maxi operazione anticontraffazione della Guardia di finanza di Catanzaro ha portato al sequestro di centinaia di maglie e completi di note squadre di calcio, tutti contraffatti. Un commerciante locale è stato denunciato alla Procura della Repubblica per gestione di un negozio online che commercializzava abbigliamento sportivo illegale.

I finanzieri del Gruppo di Catanzaro hanno individuato l'attività illecita attraverso un'intensa attività di monitoraggio del web e dei social network. Le indagini hanno consentito di ricostruire l'intera filiera commerciale, scoprendo un vero e proprio e-commerce gestito da un imprenditore catanzarese.

Le perquisizioni, coordinate dalla Procura, hanno portato al sequestro di numerosi capi di abbigliamento sportivo contraffatto. Gli articoli riproducevano fedelmente le maglie di squadre italiane e straniere, riportando marchi di fabbrica falsificati di grandi brand come Adidas, Nike e Puma. L'operazione ha accertato anche la violazione dei diritti d'immagine dei club iscritti alla Lega calcio di serie A.

Durante i controlli, gli investigatori hanno rinvenuto anche 294 termoadesivi pronti per essere applicati sulle maglie. Si tratta di numeri e cognomi di noti calciatori della nazionale italiana, ulteriore prova dell'organizzazione commerciale che mirava a sfruttare il mercato del collezionismo sportivo.

Il commerciante ora dovrà rispondere di contraffazione e violazione di diritti di proprietà intellettuale. L'operazione conferma l'attenzione delle forze dell'ordine nei confronti del commercio online illegale di prodotti contraffatti.

Irpinia, lo spaccio comandato dalla cella: stangata per il clan Marrone, inflitti 42 anni di carcere

Napoli– Le sbarre del carcere di Bellizzi Irpino non erano un ostacolo, ma solo un ufficio distaccato da cui continuare a gestire il business della droga. È arrivata ieri la stangata giudiziaria per il gruppo criminale capeggiato da Americo Marrone, il ras di Altavilla Irpina che, nonostante la detenzione, continuava a muovere i fili dello spaccio in provincia di Avellino.

Il Gup del Tribunale di Napoli, Fabrizio Finamore, ha emesso condanne complessive per quasi 42 anni di reclusione, colpendo duramente il vertice e i gregari di quella che gli inquirenti hanno descritto come una "piazza di spaccio a conduzione familiare".

Le condanne

Al termine del processo celebrato con rito abbreviato – che prevede lo sconto di un terzo della pena – la mano del giudice è stata pesante, seppur limando le richieste iniziali della pubblica accusa. Ad Americo Marrone, considerato il regista indiscusso del sodalizio, sono stati inflitti 14 anni, un mese e 10 giorni di reclusione.

Non sono stati risparmiati i familiari più stretti, fondamentali per garantire il collegamento tra il carcere e la strada: la moglie del boss, Tiziana Porchi, ha incassato una condanna a 7 anni e due mesi, mentre il nipote, Valentino D’Angelo, dovrà scontare 6 anni e 8 mesi. Pene severe anche per gli altri componenti della rete: Aniello Manzo è stato condannato a 6 anni e 11 mesi, mentre per Francesco De Angelis la pena è di 6 anni, 11 mesi e 10 giorni.

La sentenza giunge al termine di una camera di consiglio iniziata dopo le arringhe del collegio difensivo, composto dagli avvocati Gaetano Aufiero, Loredana De Risi e Roberto Romano. A metà novembre, il pm della Dda Henry John Woodcock aveva invocato pene ancora più severe, chiedendo 18 anni per Marrone e condanne tra i 7 e i 9 anni per i complici.
Il verdetto conferma comunque l'impianto accusatorio, riconoscendo la gravità di un sistema criminale capace di operare in regime di detenzione.

Il sistema: "sim citofono" e ordini dalla cella

L'operazione che ha portato alle condanne di ieri era scattata lo scorso aprile, condotta dalla Squadra Mobile di Avellino sotto la guida del vice questore Aniello Ingenito. Le indagini avevano scoperchiato un meccanismo tanto semplice quanto efficace: Marrone non aveva mai smesso di essere il capo. Dalla sua cella nel penitenziario avellinese, impartiva ordini precisi utilizzando cellulari introdotti illegalmente.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, il ruolo chiave era quello di Tiziana Porchi. La donna fungeva da "ufficiale di collegamento": non solo gestiva i messaggi del marito, ma si occupava di mantenere attiva una rete di comunicazione sicura. Il gruppo utilizzava schede sim intestate a prestanome stranieri, sostituite con frequenza quasi maniacale per eludere le intercettazioni. Una precauzione che, tuttavia, non è bastata a sfuggire ai radar dell'Antimafia, che ha intercettato e decodificato il flusso di ordini che partiva da Bellizzi Irpino per inondare di droga l’Irpinia.

Castel dell’Ovo, via le impalcature: restauro delle facciate completato

Napoli – Proseguono i lavori di restauro di Castel dell’Ovo, uno dei monumenti più rappresentativi della città. In questi giorni sono state rimosse le impalcature esterne e completato il recupero delle facciate lungo i percorsi interni, un passaggio che segna un’importante tappa nell’intervento complessivo, come sottolineato da Palazzo San Giacomo.

Il progetto, finanziato con fondi FSC (Fondo Sviluppo e Coesione) per un importo complessivo di 8 milioni di euro, è entrato in una fase avanzata: i primi due lotti sono stati completati, mentre l’ultimazione del terzo e ultimo lotto è prevista entro l’inizio del 2026.
Il sindaco Gaetano Manfredi ha ribadito l’impegno dell’amministrazione comunale per la tutela e la valorizzazione dei beni storici e culturali, evidenziando il ruolo strategico di Castel dell’Ovo come attrattore turistico-culturale e simbolo identitario di Napoli.

Parallelamente, è in corso la progettazione dell’intervento di rifiorimento della scogliera a protezione del Ramaglietto, per un valore di circa 2 milioni di euro, finanziati dalla Città Metropolitana di Napoli. L’opera punta a rafforzare la sicurezza e la stabilità della struttura, contribuendo alla salvaguardia del patrimonio storico e paesaggistico dell’area.

Il Comune, inoltre, ha programmato l’utilizzo di ulteriori 4 milioni di euro, provenienti da vecchi mutui di bilancio, destinati al completamento di alcune sale interne e al potenziamento dell’illuminazione dei percorsi. I lavori partiranno nel corso del 2026 con l’obiettivo di migliorare la fruibilità del sito per cittadini e turisti.

Interventi che, secondo l’amministrazione, non solo consentono la conservazione dell’edificio, ma rafforzano anche la sicurezza e la qualità dell’accoglienza, in linea con la strategia di sviluppo culturale e turistico della città.

Castellammare, il passaggio della fiamma olimpica e la polemica dei “medaglisti dimenticati”

Castellammare– Doveva essere la celebrazione dello sport, il momento in cui la città delle acque ricongiungeva la sua storia con i valori dell'Olimpismo. E invece, il passaggio della fiamma olimpica rischia di lasciare una scia di polemiche roventi quanto il fuoco di Olimpia.

Al centro della bufera c'è l'esclusione eccellente di chi, quella fiamma, l'ha onorata con il sudore e le medaglie vere: Salvatore Amitrano e Catello Amarante.

I due campioni del canottaggio stabiese, colonne portanti di una tradizione che ha portato il nome di Castellammare sui tetti del mondo, sono stati lasciati in panchina. O meglio, sul marciapiede, confusi tra la folla.

Nessuna chiamata, nessun invito a reggere la torcia, nonostante un curriculum che parla da solo: Amitrano, bronzo ad Atene 2004 nel "quattro senza" pesi leggeri, e Amarante, veterano di molteplici spedizioni a cinque cerchi e plurimedagliato a Mondiali ed Europei.
"Il passaggio della fiamma sarà una festa per tutti e noi ci saremo, in mezzo alla gente ad applaudire gli atleti", dichiarano i due campioni con un fair play che stride con il trattamento ricevuto. Ma sotto l'eleganza sportiva, c'è la ferita di chi si sente dimenticato dalla propria terra: "Ci dispiace che i nostri nomi non siano stati mai presi in considerazione come possibili tedofori".
È un j'accuse garbato ma potentissimo, che punta il dito contro una macchina organizzativa forse distratta, forse smemorata. "Non sappiamo quali siano stati i criteri di selezione", sottolineano i due atleti, evidenziando il paradosso di una città che celebra lo spirito olimpico dimentic

andosi di chi ha portato Castellammare nell'Olimpo vero. "Questa poteva essere una bella occasione per ricordare anche noi atleti medagliati, legati indissolubilmente al nome della città e alla tradizione del canottaggio".
Mentre la fiamma attraverserà le strade stabiesi, l'assenza di Amitrano e Amarante peserà come un macigno. La loro esclusione non è solo uno sgarbo personale, ma un cortocircuito nella memoria sportiva di una città che, troppo spesso, sembra dimenticare i suoi figli migliori proprio nel momento della festa.

Maxi sequestro di botti illegali a Benevento

Benevento– La Guardia di Finanza ha messo a segno un importante colpo contro la vendita abusiva di fuochi d'artificio nel capoluogo sannita. I finanzieri del Nucleo Mobile del Gruppo di Benevento hanno sequestrato circa 23 chilogrammi di sostanza esplosiva, corrispondenti a oltre 2.400 manufatti pirotecnici, in un esercizio commerciale specializzato in articoli per la casa.L'operazione è scattata durante un controllo di routine mirato al contrasto dei traffici illeciti.

All'interno del negozio, aperto al pubblico, i militari hanno scoperto circa 1.300 fuochi d'artificio esposti sugli scaffali, a diretto contatto con prodotti altamente infiammabili come carta e plastica, creando una situazione di grave pericolo.Insospettiti, i finanzieri hanno esteso l'ispezione a un magazzino annesso, dove hanno rinvenuto altri 1.100 pezzi.

Il titolare non è stato in grado di esibire la licenza di pubblica sicurezza obbligatoria per la detenzione e la vendita di materiale pirotecnico, rendendo l'intera partita illegale.L'uomo è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Benevento per commercio abusivo di materie esplodenti e vendita senza autorizzazione. Tutto il materiale è stato sequestrato e affidato a una ditta specializzata per la distruzione in sicurezza.

L'intervento si inserisce in un più ampio dispositivo di controllo del territorio da parte delle Fiamme Gialle sannite, intensificato con l'avvicinarsi delle festività natalizie e di Capodanno. Obiettivo principale: reprimere la commercializzazione di botti non sicuri, tutelare i consumatori e prevenire incidenti legati all'uso improprio di questi artifici, spesso causa di gravi lesioni durante i festeggiamenti.

Maxi blitz antidroga in tutta Italia: 384 arresti e 655 denunce, sequestrati 1.400 chili di stupefacenti

La Polizia di Stato ha concluso una vasta operazione nazionale “ad alto impatto investigativo” contro lo spaccio di sostanze stupefacenti e i reati collegati alla cosiddetta criminalità diffusa.

L’attività, condotta dalle Squadre Mobili su tutto il territorio e coordinata dal Servizio Centrale Operativo, ha portato a 384 arresti e 655 denunce a piede libero, oltre al sequestro di circa 1.400 chilogrammi di droga.

Nel mirino degli investigatori non solo le piazze di spaccio tradizionali, ma anche contesti legati alla “mala-movida” e ad aree ritenute sensibili. Le contestazioni hanno riguardato episodi di violenza, “regolamenti di conti”, reati contro il patrimonio, porto illegale di armi e attività di spaccio, con attenzione anche alle nuove modalità di approvvigionamento e consumo delle sostanze, richiamate dalle analisi della Direzione centrale per i servizi antidroga.

I numeri dell’operazione

Durante i controlli, eseguiti con il supporto del Reparto Prevenzione Crimine e di altri uffici delle Questure, la Polizia ha:

identificato 95.164 persone ritenute sospette (16.701 stranieri e 10.848 minorenni); su circa un migliaio sono in corso valutazioni per eventuali misure amministrative di prevenzione

arrestato 384 soggetti (166 stranieri e 6 minorenni) e denunciato 655 persone (256 stranieri e 39 minorenni)

sequestrato 35 kg di cocaina, 1.370 kg di cannabinoidi e 1 kg di eroina

sequestrato 41 armi da fuoco e 80 armi bianche, oltre a più di 300.000 euro in contanti ritenuti provento dello spaccio

elevato 565 sanzioni amministrative, in prevalenza per uso di stupefacenti e somministrazione illegale di alcol

individuato profili social sui quali sono in corso verifiche: i contenuti, secondo quanto riferito, sarebbero riconducibili ai fenomeni criminali oggetto dell’operazione, con possibile segnalazione all’autorità giudiziaria per l’eventuale oscuramento

Focus cannabis shop e nuove regole

Nello stesso contesto sono stati effettuati controlli mirati sull’applicazione del nuovo quadro normativo introdotto dal decreto legge 48/2025, convertito nella legge 80/2025, che riguarda anche la vendita di prodotti a base di canapa nei cosiddetti cannabis shop.

Gli accertamenti specifici hanno portato a:

5 cannabis shop sequestrati in 3 città

3 arresti e 141 denunce a carico di titolari o gestori

312 cannabis shop controllati

sequestro di 296 kg di cannabinoidi che, dalle prime analisi, presenterebbero caratteristiche di sostanze stupefacenti

Il bilancio a Napoli

Per quanto riguarda Napoli, la Squadra Mobile ha riferito di aver:

denunciato 3 persone (titolari o gestori di cannabis shop)

controllato 5 cannabis shop

sequestrato oltre 5 kg di cannabinoidi ritenuti, dai primi esiti analitici, assimilabili a stupefacenti, oltre a 322 involucri contenenti sostanze di vario tipo.

 

 

Arzano, stretta sui trasgressori: sequestrati 6 veicoli senza assicurazione

La polizia locale di Arzano ha avviato una serie di controlli mirati sulle strade cittadine in vista delle festività natalizie, con l'obiettivo di contrastare le violazioni del codice della strada e garantire la sicurezza della circolazione.

L'operazione, coordinata dal colonnello Biagio Chiariello - che ricopre anche l'incarico di comandante della polizia provinciale di Caserta - ha portato al controllo di oltre 70 veicoli nelle principali arterie del territorio comunale. Gli agenti hanno concentrato l'attenzione su soste irregolari e veicoli privi di copertura assicurativa, fenomeni che compromettono la viabilità e la sicurezza stradale.

Il bilancio dei controlli è significativo: 47 veicoli sono stati sanzionati, mentre 6 mezzi tra auto e scooter sono finiti sotto sequestro per mancanza di assicurazione. In alcuni casi, gli agenti hanno proceduto anche al ritiro delle patenti di guida a seguito di gravi infrazioni al codice della strada.

Organico ridotto ma attività intensificata

Dal Comando della polizia locale fanno sapere che l'attività di contrasto procede nonostante le difficoltà operative. "La lotta è impari", spiegano gli agenti, che operano con un organico ridotto al di sotto del 50 per cento rispetto alla dotazione prevista, dovendo far fronte a molteplici incombenze istituzionali.

Nonostante le carenze di personale, i controlli proseguiranno nelle prossime settimane, in un periodo caratterizzato da un maggiore afflusso di persone e veicoli sulle strade cittadine. L'obiettivo rimane quello di garantire il rispetto delle normative e la sicurezza di tutti gli utenti della strada durante le festività.

P.B.

Pollena Trocchia, 29 chili di “Cobra” in un’ortofrutta: sequestrati 630 candelotti, arrestato 21enne

A Pollena Trocchia i Carabinieri hanno scoperto un vero e proprio deposito abusivo di fuochi d’artificio all’interno di un’ortofrutta del centro. Durante una perquisizione mirata, i militari della stazione di Cercola hanno rinvenuto 630 candelotti di tipo “Cobra”, per un peso complessivo di circa 29 chili, occultati tra le cassette di frutta e verdura esposte al pubblico.

Nel locale, oltre ai candelotti, sono stati trovati anche 11 bengala non omologati, ritenuti pericolosi e vietati dalla normativa vigente. Il materiale, altamente infiammabile e potenzialmente esplosivo, è stato immediatamente posto sotto sequestro e neutralizzato dagli artificieri del Comando Provinciale di Napoli, che hanno reso inoffensivo il carico.

Il titolare del negozio, un 21enne di Pollena Trocchia, è stato arrestato per detenzione illegale di materiale esplodente e messo ai domiciliari in attesa del giudizio direttissimo. L’uomo dovrà rispondere di aver custodito in un locale aperto al pubblico una quantità di fuochi d’artificio tale da costituire un grave pericolo per la sicurezza dei clienti e degli abitanti della zona.

L’intervento rientra in un più ampio piano di controllo del territorio messo in campo dai Carabinieri del comando di Napoli, con particolare attenzione ai depositi abusivi di fuochi d’artificio in vista delle festività natalizie e di fine anno, periodo in cui aumenta il rischio di incidenti e di uso improprio di materiale pirotecnico.

Caivano, alt al posto di blocco: 25enne incastrato con le dosi in auto

Caivano – Non è bastato tentare di mantenere il sangue freddo davanti alla paletta alzata dei Carabinieri. Alessio Savanelli, 25enne originario di Sassuolo ma già noto alle forze dell’ordine locali, è finito in manette con l'accusa di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.

L’operazione è scattata durante un ordinario servizio di pattugliamento del territorio svolto dai militari della Compagnia di Caivano. Durante un posto di controllo, i Carabinieri hanno intimato l’alt alla vettura condotta dal giovane. L’atteggiamento del conducente deve aver insospettito gli operanti, che hanno deciso di approfondire l’accertamento con una perquisizione veicolare.

All’interno dell’abitacolo sono spuntate 29 dosi di hashish, già confezionate e pronte per essere immesse sul mercato illegale della zona. Insieme alla droga, i militari hanno rinvenuto e sequestrato la somma di 175 euro in banconote di piccolo taglio, ritenuta il provento dell'attività di spaccio delle ore precedenti.

Dopo le formalità di rito in caserma, il 25enne è stato sottoposto alla misura degli arresti domiciliari presso la propria abitazione, dove resterà in attesa di essere giudicato dall'Autorità Giudiziaria.

Napoli, maxi-blitz contro i botti killer: sequestrate 2,5 tonnellate di esplosivo, 7 denunciati

Napoli – Una polveriera diffusa, pronta a esplodere tra le mani di acquirenti incauti o a far saltare in aria palazzine residenziali. È un bilancio da guerra quello stilato dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Napoli alla vigilia delle festività natalizie: oltre 300mila fuochi d’artificio illegali tolti dal mercato nero, per un peso complessivo di 2,5 tonnellate.

Il giro di vite delle Fiamme Gialle contro il business dei botti proibiti ha portato alla denuncia di sette persone e all'arresto in flagranza di due soggetti, accusati di fabbricazione e commercio abusivo di materie esplodenti.

Le operazioni, condotte a tappeto in tutta l'area metropolitana, hanno visto in campo i finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria, i Baschi Verdi del Gruppo Pronto Impiego e i reparti territoriali di Frattamaggiore, Nola, Casalnuovo e Ottaviano. Sotto la lente d'ingrandimento sono finite piazze "calde" come Casoria, Ercolano, Nola, Acerra, San Giuseppe Vesuviano e diversi quartieri del capoluogo.

Ercolano: bombe artigianali nel cortile

Uno degli interventi più critici si è svolto a Ercolano, dove i Baschi Verdi hanno fermato un giovane che trasportava un ordigno artigianale nascosto in una busta da spedizione. L'alt dei militari ha dato il via a una perquisizione più approfondita che ha svelato un arsenale nascosto tra le sterpaglie di un cortile in uso al ragazzo: 61 ordigni artigianali, repliche illegali dei potenti "Cobra 11", privi di qualsiasi etichettatura di sicurezza.

Tre chili di esplosivo puro, definiti dagli artificieri come "micidiali", capaci di causare danni strutturali a edifici e lesioni gravissime. Il giovane, arrestato per detenzione illegale di esplosivi, è stato giudicato con rito direttissimo e condannato dal Tribunale di Napoli a un anno e quattro mesi di reclusione.

La santabarbara nel centro di Acerra

Ancora più allarmante la scoperta fatta ad Acerra. In una soffitta situata in pieno centro cittadino, i militari hanno rinvenuto oltre 460 pezzi tra "cipolle", candelotti e le famigerate "batterie napoletane". Tutto materiale ad alto potenziale esplosivo, stoccato senza alcuna precauzione di sicurezza in un edificio abitato. Una deflagrazione accidentale avrebbe potuto causare una strage. Per il proprietario dell'immobile sono scattati gli arresti domiciliari.

Spedizioni anonime e depositi abusivi

La rete della vendita illegale corre anche sui canali della logistica. A Nola, fuochi proibiti sono stati intercettati all'interno di pacchi anonimi in un centro di spedizioni, pronti per essere smistati.

Altri sequestri sono avvenuti in negozi di Napoli che vendevano liberamente materiale non conforme, e in depositi abusivi scoperti a Casoria e San Giuseppe Vesuviano.

L'offensiva della Guardia di Finanza non si ferma qui. Con l'avvicinarsi della notte di San Silvestro, i controlli saranno intensificati per spezzare la catena di distribuzione di questi ordigni che, ogni anno, trasformano la festa in tragedia.

Casavatore, ladri saccheggiano ferramenta: bottino 50mila euro

Casavatore – Furto con scasso alla ferramenta Pevi: ladri in fuga con bottino da 50mila euro. Una città in ginocchio che con l’avvento delle festività natalizie sta vivendo un clima di terrore a causa la recrudescenza criminale che stenta a fermarsi.

A pochi giorni dal clamoroso tentato furto ai danni di un negozio di telefonia in via Domenico Morelli con la tecnica della spaccata e un bar-tabacchi nell’area mercatale della città è andato anche in fiamme: a finire nel mirino la ferramenta Pevi di viale Guglielmo Marconi.

Secondo le prime ricostruzioni, almeno tre persone incappucciate con arnesi da scasso hanno fatto irruzione all’interno della ferramenta portando via circa 50mila euro di materiali.

I ladri operano con disinvoltura, principalmente di notte, non escogitano alcuna tecnica raffinata, entrano con la forza, intrufolandosi dappertutto sfruttando tutto il tempo a disposizione, magari cronometrati dal “palo” di controllo.

I “topi di strada” agiscono in tempi brevi, mettono sottosopra quello che trovano, rovistano dappertutto, in cerca di soldi e merce da rivendere al mercato nero. Questi fenomeni si verificano spesso nel periodo che precede qualsiasi festività, tempo ideale per i furti di qualsiasi genere. Sull’episodio indagano le forze dell’ordine.
P.B.

Giallo sulla morte di Pasquale Petrillo, l’ex killer diventato pentito che fece crollare due clan

Napoli– È un mistero fitto di interrogativi quello che avvolge la morte di Pasquale Petrillo, ex killer di camorra ed ex collaboratore di giustizia, precipitato quattro giorni fa dalla balconata di via Acton, a pochi passi dal lungomare e da piazza Municipio.

La Procura ha disposto il sequestro della salma per accertare le reali cause del decesso: una caduta accidentale, un gesto volontario o, ipotesi tutt’altro che esclusa, una spinta nel vuoto.

Petrillo non era un nome qualunque negli archivi giudiziari. La sua storia criminale affonda le radici negli anni più violenti delle faide cittadine e incrocia alcuni dei clan storici del centro di Napoli.

Prima uomo d’azione, poi collaboratore di giustizia, le sue dichiarazioni contribuirono a smantellare prima il clan Mariano dei Quartieri Spagnoli e successivamente il clan Elia del Pallonetto di Santa Lucia, aprendo la strada al maxi blitz del 2017, uno dei colpi più duri inferti alla camorra del centro storico.

Nato e cresciuto in un contesto segnato dalla criminalità organizzata, Petrillo aveva iniziato giovanissimo la sua carriera criminale, diventando nel tempo un sicario di fiducia all’interno delle dinamiche di potere dei Quartieri Spagnoli. Un ruolo che lo portò a essere coinvolto in una lunga scia di episodi di sangue, culminati nel delitto di Maurizio Russo, figlio ventunenne del boss dei Quartieri Spagnoli, assassinato il 9 aprile 2001 in via Santa Maria Ognibene.

Un omicidio eccellente, consumato nel cuore della città, che segnò uno spartiacque nelle guerre tra clan e che ebbe un enorme peso nelle successive indagini.

Fu proprio dopo quell’omicidio che Petrillo iniziò a temere per la propria vita. Nei suoi verbali raccontò anche un dettaglio drammatico e rivelatore: il padre e il fratello avrebbero svelato il suo nascondiglio al clan Misso, sacrificandolo di fatto per salvare il resto della famiglia dalle ritorsioni. Una scelta che segnò definitivamente la sua rottura con l’ambiente criminale e lo spinse a collaborare con la giustizia.

Accanto alla carriera criminale, la sua figura aveva incrociato anche un inatteso riflesso mediatico. Petrillo era infatti legato alla scena neomelodica crime napoletana: il suo nome emerse per aver scritto il brano “Ma si vene stasera”, diventato celebre per essere stato inserito in una delle scene più iconiche di “Gomorra”, il film di Matteo Garrone tratto dal libro di Roberto Saviano.

Una canzone diventata simbolo di una generazione sospesa tra fascinazione criminale e degrado sociale, capace di trasformare in colonna sonora quella stessa violenza che Petrillo aveva praticato sulla strada.

Dopo la collaborazione con la giustizia, l’ex killer aveva vissuto per anni lontano dai riflettori, sotto protezione, cercando una nuova identità. Ma il passato, a Napoli, raramente resta sepolto. Ed è proprio questo passato che ora torna a pesare come un macigno sull’indagine aperta dalla Procura.

Gli investigatori stanno passando al setaccio tutte le immagini delle telecamere pubbliche e private presenti nella zona di via Acton, ricostruendo gli ultimi spostamenti dell’uomo e verificando eventuali presenze sospette. Nessuna pista viene esclusa: dall’incidente al suicidio, fino all’ipotesi più inquietante di un regolamento di conti tardivo, maturato a distanza di anni dalle sue rivelazioni.

La morte di Pasquale Petrillo rischia così di trasformarsi nell’ennesimo giallo di camorra, dove le verità processuali del passato si intrecciano con i silenzi del presente. Un finale ancora tutto da scrivere per un uomo che aveva attraversato, in prima linea, le stagioni più buie della criminalità napoletana.

Poggioreale, detenuto chiede cambio reparto e picchia 2 agenti

Napoli– Avrebbe preteso il trasferimento in un altro reparto e, al rifiuto degli agenti, avrebbe reagito con violenza. È questo, secondo quanto riferito dal sindacato di categoria, il motivo scatenante dell’aggressione avvenuta nelle scorse ore all’interno della casa circondariale di Poggioreale, dove un detenuto ha picchiato due agenti della polizia penitenziaria, costringendoli a ricorrere alle cure ospedaliere.

L’episodio, definito “grave” dai rappresentanti sindacali, si è consumato per quelli che vengono indicati come futili motivi, riconducibili con ogni probabilità a una richiesta di cambio reparto avanzata dal detenuto.

Alla risposta negativa del personale in servizio, l’uomo avrebbe dato in escandescenze, aggredendo gli agenti con calci e schiaffi.

A rendere nota la vicenda è Raffaele Serra, dirigente sindacale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), che parla dell’ennesimo atto di violenza ai danni del personale.

“Presso la casa circondariale di Poggioreale – afferma – si è verificato un grave episodio di violenza nei confronti della polizia penitenziaria. Due agenti sono rimasti feriti e hanno dovuto fare ricorso alle cure mediche”.

Un nuovo allarme che si aggiunge a una lunga serie di aggressioni e tensioni quotidiane all’interno del carcere napoletano, da tempo al centro delle denunce dei sindacati per sovraffollamento, carenza di organico e condizioni di lavoro sempre più difficili. Situazioni che, secondo il Sappe, rendono il personale esposto a rischi continui e trasformano episodi di ordinaria gestione in potenziali esplosioni di violenza.

L’accaduto riaccende i riflettori sulla sicurezza all’interno degli istituti penitenziari e sulla necessità, più volte sollecitata, di interventi strutturali a tutela degli agenti chiamati ogni giorno a garantire ordine e legalità in contesti sempre più complessi.

Napoli, evade dai domiciliari per spacciare: secondo arresto in pochi giorni per Francesco Autiero

Napoli - Evade dagli arresti domiciliari per tornare a spacciare droga e finisce nuovamente in carcere nel giro di pochi giorni. È quanto accaduto a Francesco Autiero, 47 anni, residente nel quartiere San Pietro a Patierno, già noto alle forze dell’ordine per precedenti specifici.

Nel pomeriggio di giovedì, gli agenti della squadra investigativa e operativa del Commissariato di Secondigliano hanno tratto in arresto l’uomo con le accuse di evasione e detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Per Autiero si tratta del secondo arresto in pochissimo tempo: era stato infatti fermato lo scorso 2 dicembre per gli stessi reati.

I poliziotti si erano recati presso la sua abitazione, dove il 47enne si trovava sottoposto alla misura cautelare dei domiciliari, per riconsegnargli alcuni telefoni cellulari sequestrati durante la precedente operazione. Giunti sul posto, gli agenti hanno però constatato che l’uomo non era in casa. Poco distante, in strada, lo hanno individuato mentre stava cedendo una dose di cocaina.

Bloccato immediatamente, Autiero è stato arrestato e condotto presso il carcere di Poggioreale, in attesa dell’udienza di convalida. La dose di stupefacente appena venduta è stata sequestrata, mentre l’acquirente è stato segnalato alla Prefettura per uso personale di droga.

L’episodio si inserisce in un contesto investigativo già noto agli inquirenti. All’inizio del mese, durante servizi di controllo mirati in largo IV Aprile, nei pressi dell’ufficio postale, gli agenti avevano osservato Autiero mentre effettuava diverse cessioni di sostanza stupefacente. Fermato insieme a uno degli acquirenti, era stato trovato in possesso di sette involucri di cocaina e di 110 euro in contanti, suddivisi in banconote di vario taglio.

Al termine degli accertamenti, anche in quella circostanza, il 47enne era stato arrestato dal personale del Commissariato di Secondigliano, mentre il cliente era stato sanzionato amministrativamente per detenzione illecita di stupefacenti.

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