Associazione a delinquere: condannati 6 ultras della Juventus

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Gli ultras della Juventus come un’associazione per delinquere.

Per la prima volta in Italia un tribunale condanna degli esponenti di una tifoseria organizzata per questo reato. Succede a Torino al termine del processo Last Banner, che ha visto un gruppo di supporter sul banco degli imputati con l’accusa di avere esercitato pressioni indebite sulla società bianconera per non perdere benefici e agevolazioni in curva. La sentenza tocca in particolare i ‘Drughi’, al cui leader, Dino Mocciola, sono stati inflitti quattro anni e 10 mesi di reclusione.

Altri cinque ultras sono stati condannati a pene comprese fra i 3 anni e 3 mesi e i 14 mesi. Cinque sono stati assolti, un sesto e’ stato prosciolto per tenuità del fatto. I giudici hanno parzialmente ridimensionato il quadro dipinto dalla procura, per esempio classificando come tentata estorsione degli episodi che erano stati considerati estorsioni consumata.

    Per Mocciola la pena proposta superava i 13 anni. Però, come sottolinea il pubblico ministero Chiara Maina, la sussistenza dell’associazione per delinquere ha trovato conferma. “E’ una sentenza importante – commenta l’avvocato Luigi Chiappero, legale di parte civile per la Juventus – che segna i rapporti tra società e ultras. Le condanne per tutta una serie di episodi, comprese le violenze private a tifosi bianconeri che non appartenevano ai gruppi organizzati, sono un segnale: non si puo’ dire ‘la Juventus siamo noi’ nel modo in cui e’ stato detto, pretendendo le cose in quel modo. Il tifoso deve diventare un nuovo tifoso. E forse tutto lo stadio deve diventare diverso”.

    L‘indagine e’ stata svolta dalla Digos diretta da Carlo Ambra dopo una denuncia presentata dalla stessa Juventus. Il periodo in esame era quello della stagione calcistica 2018-2019. Ufficialmente la tifoseria organizzata era in agitazione per il caro biglietti. In realtà secondo il pm aveva adottato “una vera e propria strategia per creare problemi, anche di ordine pubblico, e fare in modo che la società venisse sanzionata”.

    Tutto nasceva da una indicazione della Questura alla Juventus: interrompere la prassi di fornire abbonamenti gratuiti agli “striscionisti”. In seguito si aggiunge una modifica del regolamento interno dello stadio, con il divieto di merchandising. Gli ultra’ non ci stanno e, come ricostruito in aula dagli uomini della Digos, cominciano pressioni e minacce, compresa quella di divulgare fantomatici dossier considerati compromettenti. Viene proclamato uno sciopero del tifo, fioccano le intimidazioni a spettatori bianconeri che non appartengono a gruppi organizzati, si alzano cori di discriminazione territoriale che rischiano di tradursi in multe.

    Gli imputati hanno giurato che si trattava in realta’ di una protesta contro il caro biglietti portata avanti con modalita’ non dissimili dal consueto, e senza mai trascendere. Il tribunale e’ stato di avviso diverso. La Juventus e i dirigenti che si sono costituiti parte civile hanno ottenuto il diritto a un indennizzo e a provvisionali che in totale ammontano a 53 mila euro. Ad alcuni dei condannati i giudici hanno applicato anche il cosiddetto Daspo giudiziario.



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