Whirlpool Napoli, Fiom-Fim-Uilm: ‘Urge tavolo con Governo e azienda’

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Napoli. Riaprire al più presto il dialogo tra azienda, governo e sindacati, partendo dalla consapevolezza che quella di Whirlpool è una vertenza unica, che riguarda tutti gli stabilimenti, ma anche che è in gioco la politica industriale del Mezzogiorno e del Paese.

 

A un anno dall’inizio della battaglia, che ha visto in prima fila i lavoratori contro la chiusura del sito di Napoli, i segretari generali di Fim, Fiom e Uilm, Francesca Re David, Marco Bentivoglio e Rocco Palombella lanciano un messaggio forte e unitario, chiudendo l’iniziativa organizzata in diretta Facebook dalle tute blu. Re David elogia la “straordinaria capacita’ di resistenza dei lavoratori” e sottolinea che “l’idea di chiudere lo stabilimento di via Argine è uno schiaffo all’Italia, a Napoli e a questi lavoratori in particolare”.

 

Una vertenza che ha rimesso al centro due questioni: “la totale mancanza di idee sullo sviluppo industriale da parte dei governi negli ultimi 20 anni – aggiunge – e la modalità con cui le multinazionali americane approcciano i nostri territori, come dimostra anche il caso Jabil”. La solidarietà incassata oggi e nell’ultimo anno, fa notare Palombella, “è importante, ma non sufficiente. Occorre fare il punto e capire quali forze sono disponibili a mettere al centro la vertenza Whirlpool, senza isolare Napoli da altri stabilimenti. Il governo prenda atto che la pandemia ci ha insegnato che siamo tutti piccoli e uguali di fronte al tema della dignità dei lavoratori”.

 

    Bentivoglio chiama in causa anche il ruolo di Invitalia, che “doveva affrontare il tema della contabilità negli stabilimenti, prima di costruire soluzioni alternative. Ripartiamo da qui”, dice. Quindi l’appello al ministro Patuanelli, affinché “riapra immediatamente il confronto, riportandoci al tavolo per trovare soluzioni”, perché “chiudere uno stabilimento al Sud è un colpo al cuore allo Stato e un regalo alla camorra”. Gli fa eco Re David, avvertendo che Whirlpool “non può pensare di venire al tavolo chiedendo risorse al governo e contemporaneamente pensando a licenziamenti. Questo tavolo si chiuderà quando l’azienda avrà garantito la produzione per tutti gli stabilimenti. Il governo non pensi, inoltre, che il sindacato si debba occupare della cassa integrazione, mentre i piani industriali si discutono su altri tavoli”. Anche Palombella richiama una nuova centralità del lavoro e dello sviluppo nell’agenda dell’Esecutivo, mentre “negli ultimi anni le fabbriche e il lavoro sono stati considerati come un accessorio”.

     

    Ora serve “un coordinamento, anche con la partecipazione dei segretari generali, per mettere in piedi una strategia con le istituzioni, che abbia al centro il futuro e lo sviluppo di questo sito produttivo. L’azienda ha la necessita’ della cassa integrazione – conclude – noi non firmeremo nessuna cassa diversificata tra stabilimenti, nessuna cassa per cessione”.



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