I due poliziotti uccisi avevano salvato un ragazzino dal suicidio

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I due agenti uccisi, Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, una settimana fa sono stato protagonisti di una operazione delicata, dissuadere un minorenne dal suicidarsi. A renderlo noto è stato il questore Giuseppe Petronzi in una breve intervista al TgR Friuli Venezia Giulia. Al giornalista Antonio Di Bartolomeo, Petronzi ha rivelato l’intervento che, all’epoca, proprio per la delicatezza del fatto, non era stato reso noto. Petronzi ha raccontato della segnalazione di un ragazzo su un ponte impegnato in “un’azione inequivocabilmente” tesa a compiere un gesto estremo e che Rotta e Demenego “sono stati estremamente reattivi” manifestando nei confronti del quindicenne una “estrema delicatezza”. Dapprima gli hanno parlato poi sono riusciti ad avvicinarlo e a dissuaderlo. E dopo la grande partecipazione alla fiaccolata di ieri sera in ricordo dei due agenti uccisi sui social continuano le manifestazioni affetto nei confronti di Pierluigi e Matteo. E le indagini proseguono per stabilire quanto accaduto l’altro pomeriggio nella Questura di Trieste.
Secondo quanto emerso finora ha usato entrambe le pistole di ordinanza Alejandro Augusto, 29 anni il duplice omicida dei due agenti della questura di Trieste. E uno dei particolari che sta emergendo dalle indagini. In particolare – da quanto ricostruisce una nota della questura – il 29enne ha scaricato completamente la pistola semiautomatica – 15 i colpi nel caricatore – di Pierluigi Rotta, poi ha strappato dalla fondina anche la Beretta di Matteo Demenego. I primi colpi sono stati sparati nell’ufficio Volanti: due hanno colpito al petto ed all’addome Rotta, tre invece l’agente scelto Demenego. Poi l’uomo guadagnandosi l’uscita e impugnando entrambe le pistole ha sparato sei colpi nell’atrio della questura, verso il gabbiotto di guardia occupato da una giovane poliziotta e da un agente rimasto ferito alla mano che ieri è stato sottoposto ad un intervento chirurgico. Uno dei proiettili ha infranto anche un vetro. Una volta fuori dall’edificio il fuggitivo, notando una macchina della Squadra Mobile, ha aperto nuovamente il fuoco all’indirizzo degli agenti centrando più volte una portiera sulla parte alta. Qui gli operatori hanno risposto al fuoco ferendo lo sparatore all’inguine. In tutto sono stati sparati almeno 23 colpi, alcuni dei quali esplosi dai poliziotti per rispondere al fuoco incrociato e difendersi. Una pistola è stata trovata scarica, mentre la seconda sul marciapiede. Di preciso comunque quanti colpi sono stati sparati lo diranno gli accertamenti tecnici della Polizia scientifica di Padova prontamente intervenuta sul posto. Secondo il giudice, da quanto si apprende, il fermo è stato convalidato per “gravi indizi” che si concretizzano “dal racconto dei testimoni, dal sopralluogo della scientifica e dall’acquisizione dei video delle telecamere presenti sia all’interno sia all’esterno della Questura”. L’esigenza cautelare è anche motivata con il “concreto pericolo di fuga” dell’indagato.



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