Il bombarolo di Vico: ‘Sono stato costretto altrimenti mi licenziavano’

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Vico Equnese. Aveva una busta tra le mani con gli indumenti che aveva indossato la notte del 17 febbraio quando ha piazzato una bomba davanti al garage del padre di un imprenditore edile. “Sono stato costretto altrimenti mi licenziavano”. Ha provato a giustificarsi, ma gli investigatori non gli hanno creduto. Ha confessato pero’ di essere l’autore di uno degli atti intimidatori che tra gennaio e febbraio hanno terrorizzato Vico Equense “teatro di una inquietante attivita’ di intimidazione di natura estorsiva nei confronti di una ditta di costruzioni”, come ha scritto il gip Emma Aufieri nell’ordinanza che ha portato agli arresti domiciliali Pasquale Cioffi, 35 anni. Lui e’ il terzo destinatario di una misura cautelare che a luglio aveva portato gia’ in carcere Michele Ferraro e Rosario Salan, imprenditore edile e suo tuttofare perche’ aveva minacciato un altro imprenditore con l’obiettivo era quello di bloccare l’esecuzione dei lavori di rifunzionalizzazione dell’ex convitto dei padri Carmelitani Scalzi a Montechiaro. Cosi’ la notte tra il 21 e il 22 gennaio all’esterno del cantiere veniva incendiato un veicolo industriale. Quattro giorni dopo venivano effettuate due telefonate anonime dai toni minacciosi al direttore dei lavori e al fiduciario della societa’. La notte del 31 gennaio veniva danneggiato il portone d’ingresso dell’hotel Torre Barbara, sempre riconducibile alla stessa ditta edile. In questo caso fu piazzato uno ordigno artigianale che ne distrusse l’entrata. Stesso modus operandi usato il 17 febbraio in via Avellino: questa volta fu preso di mira il garage di proprieta’ del padre del titolare della ditta. Il 26 gennaio furono fatte due telefonate al fiduciario della ditta, erano i due arrestati a luglio, che furono individuati da una telecamera nella stazione della Circumvesuviana, da dove partirono le telefonate minatorie. “Pronto buongiorno, statemi a sentire, dite al vostro capo che si deve fare vivo per quell’offerta a Vico Equense, va bene? Lui lo sa, altrimenti poi ce la prendiamo anche con voi. Senno’ fate la fine del camion”. In tutta la storia c’e’ l’ombra della camorra e del clan Di Martino. Ci sono infatti diversi contatti tra Ferraro e il boss Leonardo detto ”o lione’, estraneo pero’ all’inchiesta.



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