Camorra, il pentito: ‘Al rione Villa niente si muoveva senza ordine di Salvatore D’Amico’

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“Preciso che niente si muoveva senza ordine di Salvatore D’Amico”. E’ un fiume in piena il pentito Vincenzo Scotti, suocero di un altro collaboratore di giustizia, Luigi Gallo, entrambi legati al clan D’Amico “gennarella” del rione Villa. Le sue sono confessioni e informazioni di prima mano. Ma soprattutto recenti. Ha fornito infatti agli investigatori un organigramma completo del clan composto da almeno una 30 di affiliati di primo piano e tutti “legatissimi” al boss Salvatore o’ pirata. Le dichirazioni sono allegate all’inchiesta sull’omicidio di Luigi Mignano passato alla storia della camorra come l’omicidio “dello zainetto” perché avvenuto il 9 aprile scorso davanti al nipotino (rimasto miracolosamente illeso) che stava accompagnando a scuola e al figlio Pasquale (ferito). Per quell’agguato sono stati arrestati in sette del clan D’Amico tra cui Umberto o’ lione D’amico (nipote del boss), Umberto Luongo, considerati i due attuali reggenti e altri cinque affiliati di primo piano. Scotti nelle sue confessioni ha anche parlato dell’agguato a Michele Minichino o’ tigre, killer e uomo di fuducia del “nemico” Ciro Rinaldi mauè. Ecco cosa ha raccontato alla Dda: “…Salvatore D’Amico mi mandò a chiamare e mi disse che mi dovevo mettere dove sta la residenziale dove sta la pompa di benzina tra San Giovanni e Barra. Stavano costruendo delle palazzine. Mi sono messo lì e sono arrivati Salvatore o blindato e mio genero. Mio genero mi disse che erano andati a sparare a Minichini Michele. Il mio compito era di buttare la macchina, una Fiat Punto bianca, che io ho buttato proprio lì a circa 20 metri dopo la curva. Salvatore D’Amico mi aveva detto di aspettare in quel posto dove sarebbearrivato Salvatore o blindato e mi avrebbe detto cosa fare…ho saputo solo dopo da mio genero cosa avevano fatto Dopo avermi consegnato la Fiat Punto bianca, Salvatore o’ blindato e mio genero sono saliti a bordo di un’autovettura scura, tipo Renault, che era stata già parcheggiata in precedenza in quel posto da Salvatore o’ blindato, e sono andati via; nello stesso tempo io sono andato a buttare l’auto Fiat Punto bianca e sono tornato a casa con la mia macchina che avevo parcheggiato nei pressi del distributore di benzina dove li avevo attesi… successivamente sono andato su ordine di Antonio Gallo, marito della cugina dei D’Amico, al parco Verde, in un terreno che sta la dietro, per incendiare un’autovettura blindata e due motociclette che si trovavano recintati da una lamiera. Gallo Antonio mi portò a vedere dove stavano e avrei dovuto incendiarle il giorno dopo. Quando sono ritornato sul posto il giorno dopo insieme a Gallo Antonio, con due macchine diverse, da un balcone al primo piano di un’abitazione del parco a circa 20 metri dal box in cui si trovavano i veicoli, si è affacciato qualcuno e ha sparato contro di me. Quindi non ho incendiato più i veicoli. Avevo conC me già la benzina, due bottiglie da un litro…”.



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