Napoli, Nurcaro migliora ed è stato interrogato. Il padre intercettato: ‘A piazza Nazionale ti sei andato a mettere in bocca ai lupi…’

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Napoli. A quesi due settimane dall’agguato di piazza Nazionale è uscito dalla fase critica anche il pregiudicato Salvatore Nurcaro, il 31enne legato al clan Reale del Rione Pazzigno vero obiettivo dell’agguato in cui sono rimaste ferite anche la piccola Noemi e la nonna. Nurcaro, attualmente ricoverato all’Ospedale del Mare e dove sarà sottoposto a una Tac di controllo, potrebbe essere dimesso nei prossimi giorni. Nurcaro era stato trasportato all’ospedale Loreto Mare, dove è stato sottoposto alle prime cure, prima di essere trasferito all’Ospedale del Mare. Intanto continuano le indagini sui due fratelli Armando e Antonio Del Re in carcere da cinque giorni perché ritenuti esecutore materiale e oragnizzatore e complice dell’agguato. I due figli del noto pregiudicato Vincenzo a’ pacchiaina noto narcos legato prima ai Di Lauro di Secondigliano e poi al clan Amato Pagano avrebbero agito per vendicare un affronto subito dal boss Antonio Marigliano detto o’ silano (un carcere da due settimane) esponente di primo piano del clan Formicola al quale lo stesso Nurcaro avrebbe picchiato il figlio ma anche per motivi di debiti dovuti ai passaggi di mano nel traffico di droga. Nurcaro come sta emergendo dalle indagini, sarebbe stato attirato in una trappola da una donna che conosceva, una sua parente. Si tratterebbe della giovane moglie di un pregiudicato imparentato con loro e che si era anche presentata in ospedale subito dopo l’agguato. Mario Nurcaro, il padre del pregiudicato ferito, in una telefonata intercettata con un suo amico di nome Franco racconta: “Poi è andata pure questa ragazza… la nipote di Antonio ‘o Silano. È venuta qua, mi ha telefonato, ‘Hanno sparato a Salvatore, ha detto… adesso vengo, vi porto il bambino. E dico io: vai pure in ospedale? Dice che Totore (Nurcaro, ndr) l’ha guardata, gli ha detto ‘Infame, vedi di andare via!’… Non lo so Francò, se sono stati loro hanno fatto la cattiveria più grande del mondo”.

Era guardingo negli ultimi tempi, temeva per la sua vita, Salvatore Nurcaro. In un’altra telefonata intercettata subito dopo l’agguato tra il padre di Nurcaro e un amico di nome Ciro si capiscono gli scenari in cui è maturata la mancata sentenza di morte. Si tratta ovviamente di ipotesi investigative delle tre pm titolari del fascicolo, Fratello, Rossi e Sanseverino, coordinate dal procuratore aggiunto antimafia Giuseppe Borrelli. ”No papà io mi sono scoccia­to di pagare l’albergo. Bello e buono veniva e mi diceva: “A me non me ne fotte niente se mi ucci­dono…Ma com’è, tu per esempio volevi fare una cosa…solo tu andavi da uno, da un altro e da un altro, poi per esempio si è preso i soldi e gli assegni dei figli del ‘Silano’, hai capito cosa dico io, quell’altro infame del parente nostro dice che è andato dietro alla cappella vicino a mio figlio Salvatore dicendo il problema sei tu, poi a chi vedo …a chi vado a pensare io, guarda, Cirù, sto dalle quattro del giorno, sono scioccato, hai capito, ma proprio qua, vuoi stare in mezzo alla via …Tu andavi di qua, sopra al Pallonetto, sopra ai Quartieri, a Napoli, a piazza Mercato, Ponticelli, San Giovanni, San Giorgio, hai capito cosa dico io? Hai capito che dico io, che ha combinato? Mò per esempio hai capito, Cirù, mi deve morire mio figlio Luca, altrimenti non devo vedere i miei figli, tanto stanno tutti e tre, ma talmente scemo con questi qua, hai capito, Cirù “o frat’ ”, perché là è la cosa che io mi arrabbio, tu…stanno questi chiari di luna, tu ti vai a mettere per esempio con i fratelli cugini tuoi e sei andato a fermare a uno, a uno, a uno a San Giovanni, servono i soldi, hai capito cosa dico io…Ma poi piazza Nazio­nale?… ti sei andato a mettere in boc­ca ai lupi”.



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