La Procura per i minori pronta a chiedere il processo immediato per gli aggressori di Arturo

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La Procura per i minori di Napoli è pronta a chiedere il processo immediato per gli aggressori di Arturo. E’ la prossima mossa dopo l’arresto avvenuto ieri da parte della Squadra Mobile del 15enne imparentato con un killer suicida e l’individuazione del quarto componete del branco, un 13enne, quindi non imputabile legato alla famiglia camorristica dei Mauro del rione Sanità. Intanto lunedì mattina davanti al Tribunale del Riesame si discute l’appello di ‘o nano, il quindicenne (difeso dal penalista Emireno Valteroni), il primo ad essere fermato nel mese di dicembre e per il quale il gip aveva un mese fa rigettato una istanza di scarcerazione. Il secondo fermato, il 16enne G.P. noto come “Tic Tac” e ritenuto il capo del branco continua a difendersi e a sostenere la sua innocenza. Difeso dalla penalista Giulia Esposito, ha presentato indagini alternative fornendo un video dal proprio cellulare dal quale farebbe evidenziare la presenza in via Foria negli stessi momenti scattò l’aggressione ad Arturo ma sul marciapiede opposto. le indagini della Mobile napoletana hanno anche permesso di ricostruire il tentativo da parte di tutti i soggetti del gruppo di cancellare tracce compromettenti dai propri cellulari, dai propri profili facebook. Come la frase “‘O nano fai l’uomo”, dopo il primo fermo del 15enne. E le chat sono state fondamentali anche per arrivare al terzo arrestato. Il 15enne fermato ieri infatti un parente di Arturo Raia, l’uomo che accusato dell’omicidio di Claudio Taglialatela, ucciso l’8 dicembre 2003 a 22 anni in corso Umberto a Napoli  durante una rapina. Raia fu fermato dai carabinieri l’8 gennaio 2004, e prima della convalida del fermo, si tolse la vita impiccandosi nel bagno del carcere con un lenzuolo legato a un tubo per l’acqua. Sul profilo facebook del ragazzo il mese scorso è stata postata la frase: “Mi disse di stare attento a dove mettevo i piedi e io gli risposi: attento tu che io seguo i tuoi passi”, che per gli investigatori rappresenta un  chiaro segnale di appartenenza al branco. Ma anche di “seguire i passi” del suo parente suicida visto che sul profilo facebook ci sono numerosi riferimenti ad Arturo Raia.

“Oggi si scrive un’altra pagina di uno Stato che vince, é presente”. Maria Luisa Iavarone, mamma di Arturo, il diciassettenne accoltellato nel dicembre scorso in via Foria a Napoli, aveva commentato così ieri  la custodia cautelare in istituto di pena minorile per un quindicenne ritenuto responsabile dell’aggressione insieme con altri ragazzi. “Mi aspetto una giustizia coraggiosa, capace di reinserire i ragazzi individuati come responsabili – -aveva spiegato- non una giustizia giustizialista. Mi aspetto giustizia per Arturo, mio figlio, ma anche per gli altri ragazzi affinché venga individuato un serio percorso di recupero e vengano restituiti alla società con una condizione di vita giusta. Non mi interessa che trascorrano in carcere 5 o 10 anni o che vengano sbattuti in cella e buttata via la chiave, non é questo quello che voglio. L’auspicio è che non accada quanto già successo  che un ragazzino ritenuto responsabile risultata, per il passato, gia’ inserito in un percorso di messa in prova, misura poi revocata e di cui non si è saputo più nulla. La mamma di Arturo ha spiegato che “la sua battaglia non finisce oggi, ma, al contrario, inizia adesso. La polizia ha lavorato egregiamente e tempestivamente ora tocca agli altri pezzi dello Stato, compresi noi, prenderci cura di questi ragazzi, fare in modo che possano avere condizioni di vita giuste. Il risultato di oggi  richiede il mio impegno civile e educativo di madre che ha realizzato che si deve e si può fare qualcosa”.



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