Camorra, processo Medea: uno dei testi minacciato dai Casalesi

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Lavori affidati alle ditte vicine al clan dei Casalesi: gli imprenditori ‘vessati’ testimoniano al processo in cui sono imputati l’ex senatore Tommaso Barbato, l’imprenditore Vincenzo Pellegrino, Pino e Orlando Fontana, il carabiniere Alessandro Cervizzi e il finanziere Silvano Monaco. Un processo alle battute finali quello scaturito dall’operazione Medea e che si è celebrato ieri nel tribunale di Napoli Nord di Aversa.
Due gli imprenditori convocati come testimoni insieme a Nicola, figlio del boss Francesco Schiavone detto Sandokan e Sigismondo Di Puorto, questi ultimi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. E’ durato invece circa 5 ore l’interrogatorio dell’imprenditore Francesco Martino, indagato nel processo Jambo 1, mentre l’altro testimone che nel 2016 denunciò di aver subito un attentato ai suoi danni, ai carabinieri di Gricignano di Aversa si è rifiutato di rispondere. Una decisione che ha allarmato il pubblico ministero Maurizio Giordano della Procura Antimafia che ha chiesto l’acquisizione dei verbali della denuncia.
Licenza aveva ammesso nel processo su appalti e corruzione all’ospedale di Caserta, l’intreccio di affari fra imprese milionarie e il boss ergastolano Michele Zagaria. Ma ieri in aula ha detto di non voler rispondere alle domande dei giudici del collegio presieduto da Mimma Miele. “Lo ha fatto perché desumo sia stato minacciato”, ha ipotizzato il pm Giordano prima di chiedere l’acquisizione dei verbali, una richiesta sulla quale i giudici si sono riservati.
Ha risposto alle domande, invece, Francesco Martino, imprenditore testimone nel processo che ha parlato della vicinanza tra l’ex senatore Tommaso Barbato dell’Udeur e il boss Zagaria. “Compilai una serie di esposti in Prefettura perché ritenevo che i lavori per le centrali di sollevamento delle condotte idriche fossero assegnate sempre alle stesse ditte da parte della Regione Campania” ha spiegato Martino ai giudici. Quelle società erano, secondo l’accusa, di Garofalo, Licenza, Fontana e altri.
Tutte sponsorizzate dal boss Zagaria, per la Procura. Martino ha spiegato di essere stato emarginato dopo un incontro con il capoclan Zagaria, portato nel garage della sua abitazione nel cofano dell’auto da Giovanni Garofalo, un altro imprenditore. “Mi riferirono, in seguito, che Zagaria era rimasto male perché non gli avevo fatto gli onori di casa” ha raccontato.Da quel momento in poi Martino sarebbe stato escluso dagli appalti. Ha anche ammesso di aver consegnato 10 mila euro all’ex senatore Barbato per sponsorizzare una squadra di calcio.


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