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Omicidio Vassallo, la Cassazione conferma i gravi indizi: “La verità è più vicina”

Un nuovo passo verso la verità sull’assassinio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, ucciso il 5 settembre 2010 con nove colpi di pistola.
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La Corte di Cassazione ha infatti dichiarato inammissibili i ricorsi presentati dai difensori di Lazzaro Cioffi, ex carabiniere, e Giovanni Cipriano, imprenditore, confermando la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza nei loro confronti.

Un pronunciamento che, pur annullando per vizi di forma le misure cautelari disposte nei loro confronti, ribadisce la solidità del quadro indiziario ricostruito dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Salerno. Il fascicolo torna ora al Tribunale del Riesame per un nuovo esame complessivo degli elementi raccolti dagli inquirenti.

La decisione della Suprema Corte è stata accolta con soddisfazione dalla Fondazione Angelo Vassallo Sindaco Pescatore, che da anni si batte per la verità sull’omicidio del primo cittadino di Pollica, simbolo di legalità e tutela dell’ambiente.

“La Cassazione ha rigettato i ricorsi di due imputati nell’omicidio di nostro fratello Angelo, Cioffi e Cipriano, affermando chiaramente che ‘ci sono gravi indizi’,” ha dichiarato Dario Vassallo, presidente della Fondazione. “Attorno a questo giudizio si è creata molta enfasi, ma la verità è scritta nelle 80mila pagine dell’indagine della Procura Antimafia di Salerno. Noi siamo tranquilli perché conosciamo il valore di chi ha condotto le indagini: la dottoressa Rosa Volpe, il dottor Marco Colamonici e il dottor Giuseppe Borrelli. Lo Stato ha fatto lo Stato.”

Un’indagine lunga e complessa, quella coordinata dalla DDA di Salerno, che nel 2022 aveva portato all’iscrizione nel registro degli indagati di nove persone e, nel 2023, ai primi arresti.

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Secondo l’ipotesi accusatoria, l’omicidio di Vassallo si sarebbe inserito in un contesto di traffici di droga e corruzione nel Cilento, che il sindaco avrebbe ostacolato con la sua azione amministrativa improntata alla legalità.

Anche il vicepresidente della Fondazione, Massimo Vassallo, ha voluto commentare la decisione della Cassazione:

“Nonostante un processo in corso ad Acciaroli, i soliti quattro continuano a diffondere notizie false. La verità sull’uccisione di Angelo è raccolta in cento metri di spazio, intorno alla sedia dove era seduto la sera del 5 settembre 2010. Forse non è chiaro il reato: depistaggio. Ringraziamo la magistratura e le forze dell’ordine per la tenacia e la competenza. Lo Stato, ancora una volta, ha dimostrato di essere Stato.”

La Fondazione Vassallo ribadisce il proprio impegno nel solco della memoria e della giustizia, sottolineando come il percorso giudiziario — tra indagini, depistaggi e nuovi riscontri — non sia ancora concluso, ma stia finalmente avvicinandosi alla verità.

“Il sacrificio di Angelo è il faro che guida la nostra azione,” concludono i fratelli Dario e Massimo. “Non ci fermeremo finché ogni responsabilità non sarà chiarita e la verità completamente affermata.”

Articolo pubblicato il 23 Ottobre 2025 - 15:51 - A. Carlino

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