Diventa sempre più raro, nei pressi della battigia, imbattersi nel suggestivo Giglio del Mare, una pianta in via di estinzione e che ha bisogno di progetti di salvaguardia, così come sta già avvenendo in zone particolarmente sensibili a questi temi.
Il giglio marino colonizza le spiagge e contribuisce alla formazione delle dune litoranee poste generalmente entro i 50 metri dalla linea di battigia (è specie caratteristica di habitat tutelati dalle direttive Europee).
“La base dalla quale partire per difendere questa pianta preziosa -spiega il professore Vincenzo Peretti della Federico II – è quella più semplice: non raccoglierlo.
Come tante altre specie peculiari degli ambienti dunali, sta diventando via via sempre più raro a causa dello sfruttamento delle coste a scopi balneari che provoca la progressiva scomparsa dei suoi habitat prioritari. A tal proposito in alcune regioni d’Italia è considerata una specie protetta e la raccolta e l’asportazione dei fiori e dei bulbi viene proibita”.
Un esempio che dovrebbe essere seguito anche sui litorali della Campania e in quello della provincia napoletana: “Se ne trovano a Licola, sul litorale di Giugliano in Campania e rappresentano un baluardo importante di ecosistema costiero-marino che, considerato il degrado e l’abusivismo edilizio degli anni passati che hanno completamente devastato il litorale, diventano un segnale forte di testimonianza della ripresa di una natura che non vuole saperne di scomparire” conclude Peretti.
Visto da vicino: anche se viene comunemente chiamato Giglio di Mare, il Pancratium maritimum non è un vero giglio ma una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Amaryllidaceae.
Il Giglio di Mare è una pianta perenne alta 20-50 cm, provvista di bulbo sotterraneo. Foglie 5-9 per bulbo e di colore verde-grigio, nastriformi, con apice ottuso, larghe 1-2 cm e lunghe fino a 60, spesso ripiegate longitudinalmente a doccia o ritorte a spirale. Infiorescenza con 5-10 fiori di colore bianco e molto profumati.