IL 22 APRILE

Amalfi commemora le 61 vittime della terribile frana di un secolo fa

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Una lapide che ricordi la terribile tragedia di 100 anni fa, quando una frana seminò morte e distruzione nella frazione di Vettica minore, e una messa in suffragio di quanti persero la vita in quella calamità naturale. L’Amministrazione Comunale di Amalfi, guidata dal Sindaco Daniele Milano, commemora le 61 vittime della catastrofe di un secolo fa nel corso di un giornata della memoria in programma lunedì 22 aprile 2024.

In concomitanza con la Giornata Mondiale della Terra la Città di Amalfi rende omaggio a quanti persero la vita in quel disastro ambientale che, oltre a figurare tra i dieci drammatici eventi naturali dal 1900 ad oggi per l’elevato numero di vittime, ha lasciato il segno nelle popolazioni locali e nel tessuto cittadino.

La solenne commemorazione, a cui parteciperanno le Autorità Civili e Militari unitamente alla comunità parrocchiale di Vettica Minore, si terrà alle ore 18:00 presso il Giardino della Memoria a Vettica, da cui muoverà alle ore 18:30 una processione verso la Chiesa di S. Michele Arcangelo in cui si terrà una Santa Messa alle ore 19:00 celebrata da S.E. Mons. Angelo Spinillo.

La giornata della memoria a cento anni da quel maledetto 26 marzo 1924 è il secondo evento commemorativo organizzato dal Comune di Amalfi per ricordare il disastro che colpì la frazione di Vettica Minore, quando una frana di enormi dimensioni si staccò dalla parte alta della colonna montuosa che sovrasta la zona, travolgendo persone, case e strade.

Due settimane fa, infatti, la calamità naturale è stata al centro del convegno di studi dal titolo “Alluvioni e frane in Costa d’Amalfi: rischi e mitigazione dei rischi a 100 anni dal disastro del 26 marzo 1924” organizzato dal Centro di Cultura e Storia Amalfitana presso la Biblioteca Comunale “Pietro Scoppetta” ed al quale hanno partecipato anche Titti Postiglione, vice Capo della Protezione Civile nazionale e Italo Giulivo, Capo della Protezione Civile regionale.

«La memoria è fondamentale per attivare processi virtuosi di attivismo, di attività. Quindi non è solo commemorare chi non c’è più, che pure è importante, ma è imparare da quello che è avvenuto, fare tesoro della conoscenza trasformarla in esperienza e quindi contribuire a fare attività di prevenzione che è quello che ci serve» ha sottolineato il Vice Capo della Protezione Civile Nazionale, Titti Postiglione, a margine del convegno.

«Purtroppo in tutto il nostro paese, così come in particolare i territori tanto vulnerabili come questi, di emergenza dobbiamo necessariamente aspettarcene – ha aggiunto il Vice Capo della Protezione Civile Nazionale – E questo anche perché gli eventi sono sempre più frequenti, sempre più estremi. E quindi aumenta evidentemente il rischio. Però per eventi che si intensificano, e quindi emergenze che dobbiamo essere pronti a gestire, serve in realtà un’attività in tempo di pace. Che è un’attività di prevenzione e che significa tante cose: a cominciare dagli interventi strutturali, per ridurre il rischio dei fenomeni. Ma serve anche prevenzione non strutturale e quindi informazione, esercitazioni, pianificazioni di Protezione Civile, sistema di rallentamento. Tutte cose che peraltro sono di grande attenzione per questo comune che quindi da questo punto di vista non è fermo ma anzi si rimbocca le maniche per fare».

Sulla stessa linea d’onde il Capo della Protezione Civile della Regione Campania, Italo Giulivo, secondo il quale «la memoria di quello che è successo nel passato ci deve far capire che possono succedere ancora degli eventi ed è bene prepararsi». «Bisogna avere consapevolezza della fragilità del territorio in cui si vive e assumere comportamenti corretti e responsabili – ha aggiunto Giulivo – Eventi come questi aiutano a tenere un ricordo, aiutano a farci capire che le cose possono accadere soprattutto in questa epoca di cambiamento climatico che pone temi sempre più sfidanti per le protezioni civili. Quindi massima attenzione e collaborazione di tutti a partire dai cittadini. E il sistema di protezione civile, che oggi esiste e che nel 1924 non c’era, ci aiuterà a gestire meglio e a governare i territori».

La parola d’ordine è dunque prevenzione. «Ma presuppone una cultura di base che convegni come questi cercano di disseminare tra i cittadini. Bisogna diffondere una cultura di prevenzione – ha aggiunto Giulivo – E cioè non costruire in aree che geomorfologicamente sono a rischio, ovvero pericolose per la loro stessa natura. Ma anche programmare interventi di sistemazione dei versanti e al contempo assumere comportamenti consapevoli allontanandosi in caso di pioggia forti o in caso di previsioni meteo avverse che ci preannunciano che potrà accadere qualcosa».



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