Le sigle sindacali hanno mostrato “soddisfazione” dopo l’accordo e si parla di un investimento tra i 50 e i 70 milioni.
“Le prospettive sono promettenti” ha dichiarato Luigi D’Antonio, di Fim Cisl, lasciando la riunione al Mimit, presieduta dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto.
“Il piano industriale è stato incrementato rispetto ai 28 milioni iniziali grazie all’intervento di Invitalia”, ha spiegato l’esponente sindacale. “Si parla anche di 60-70 milioni”, ha aggiunto Rosario Rappa, di Fiom Cgil, sottolineando che “questa vertenza si è conclusa positivamente.
Ora bisogna semplicemente ratificare, attraverso un accordo, le assunzioni e richiedere la cassa integrazione, considerando anche un decreto legge che dovrà essere approvato entro l’8 ottobre”, ha spiegato Rappa.
Per il futuro ci sarà “un normale monitoraggio, con l’aggiunta di Invitalia che farà parte del consiglio di amministrazione e che sarà un elemento di garanzia e controllo”, ha detto Rappa.
Un po’ più cauto è invece Gianluca Ficco, segretario nazionale di Uilm: “Ci è stato confermato che il progetto procede verso l’assorbimento di tutti i lavoratori coinvolti entro ottobre, ma abbiamo chiesto di arrivare a un accordo sindacale ufficiale che abbia valore legale”.
Il sindacalista ha sottolineato che “abbiamo ricevuto troppe promesse per troppo tempo, quindi speriamo che questa sia la volta giusta”, ribadendo “la necessità di un riconoscimento ufficiale per essere completamente soddisfatti”.
Riguardo agli investimenti, infine, il sindacalista ha affermato che le prospettive sono “confortanti, considerando l’aumento previsto insieme a Invitalia”.
“Il piano industriale” ha concluso, “riguarda un settore innovativo che, almeno in teoria, può garantire un futuro a lungo termine. Sappiamo che le startup sono piene di sfide, ma siamo partiti nella giusta direzione”.
