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Campi Flegrei, Macedonio (Ingv): “Se ci fosse un’eruzione lo capiremmo prima”

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L’Ingv rassicura sulla situazione dei Campi Flegrei. Giovanni Macedonio, geofisico dell’Osservatorio vesuviano dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), fornisce rassicurazioni sulla situazione dei Campi Flegrei dopo lo sciame sismico di ieri.

Macedonio -in una intervista a Repubblica- spiega che “mentre il rischio di eruzione è relativamente basso, il sollevamento del terreno e gli sciami sismici sono segni che il vulcano potrebbe diventare pericoloso”.

Il geofisico sottolinea che “i Campi Flegrei sono costantemente monitorati in modo molto attento. Attraverso l’uso di satelliti e GPS, vengono rilevate anche le più piccole deformazioni del suolo”.


    Inoltre, “i ricercatori misurano la temperatura e la composizione dell’acqua e del gas che fuoriescono dal terreno, ma non hanno notato alcuna alterazione negli ultimi dieci anni”.

    Macedonio spiega che “se ci fosse un cambiamento nello scenario e il vulcano entrasse in crisi, sarebbe molto probabile accorgersene in anticipo. Una differenza rilevante tra i Campi Flegrei e altri vulcani come l’Etna e lo Stromboli è che i condotti lavici dei Campi Flegrei sono tappati e coperti da strati di roccia. Questo renderebbe un’eruzione meno improvvisa e permetterebbe più tempo per prepararsi”.

     L’ultima eruzione dei Campi Flegrei risale al 1538

    Il geofisico sottolinea inoltre che “la memoria collettiva tende a concentrarsi sul Vesuvio, che è eruttato nel 1944, ma che i Campi Flegrei hanno avuto la loro ultima eruzione nel 1538. Nonostante ciò, il monitoraggio dei vulcani nella regione è estremamente attento e costante, garantendo una maggiore sicurezza per la popolazione locale”.

    In conclusione, Giovanni Macedonio delinea “una situazione di relativa tranquillità per i Campi Flegrei. Sebbene sia importante monitorare attentamente l’attività vulcanica, al momento non sono state rilevate circostanze allarmanti che possano indicare un’imminente eruzione”.


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