Camorra, “zia” Antonietta Virenti decideva il pizzo alle bancarelle

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La temevano. Era una vera e propria donna boss. Aveva ereditato lo scettro dal defunto marito. Lei aveva deciso che dalle bancarelle si poteva estorcere massimo 10 euro al giorno. E invece un referente del clan Mazzarella pretendeva 70 euro. Una cifra troppo alta.

Ma come fare per far arrivare un messaggio diretto al boss Michele senza provocare conseguenze? Bisognava dirlo alla ‘zia’, ovvero a Antonietta Virenti, 64 anni, donna boss arrestata oggi dalla polizia per un’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Tommaso Perrella, che ha portato all’arresto di 25 indagati. Virenti e’ la moglie di Vincenzo detto ‘o pazzo, morto in carcere nel novembre del 2018, e madre di Michele Mazzarella, capoclan della zona di Forcella a Napoli, e suocera di Marianna Giuliano, figlia del boss Luigi, il famoso “Lovegino” oppure O Rre di Forcella collaboratore di giustizia da alcuni anni.

La conversazione e’ stata captata in una intercettazione con microspie tra Massimo Ferraiuolo, l’uomo che per la cosca gestiva ‘pizzo’ e affari criminali nell’area della stazione centrale, e Gaetano Gemei, altri due dei destinatari della misura cautelare. Capozona e gregario parlano in auto, il 25 aprile 2019.



    Massimo Ferraiuolo: “Va a finire che vado li’ e succedono i casini, vado prima dalla zia e poi…”. Gaetano Gemei: “(Pasqualino Salvia, ndr.) quante ne tiene? Vai da Ciro Mazzarella”. Massimo Ferraiuolo: “Deve tenere dieci delle sue”.

    Antonietta Virente risponde di associazione a delinquere di stampo mafioso “come capo e promotore, dirigente del clan”. La donna riusciva, secondo quanto riporta nell’ordinanza, a gestire il clan in assenza del figlio.

    “Da oltre venti anni al vertice della cosca, aiutata dai nipoti Salvatore Barile e Ciro Mazzarella – scrive il gip – e’ lei che assume le decisioni piu’ importanti”. Estorsioni a tappeto per ogni bancarella del mercato del falso della Maddalena, conosciuto anche come la Duchesca. E una fortissima omerta’.

    Su 200 bancarelle solo una denuncia, e di un ragazzo extracomunitario. Questo perche’, come emerge dalle accuse, chi rifiutava di pagare veniva picchiato selvaggiamente. “Quanto torno mi dai gli arretrati”, erano le minacce che arrivavano direttamente da esponenti del clan a chi non saldava. E pagavano anche i parcheggiatori abusivi. Quasi la meta’ degli incassi. Esattrici della cosca Giovanna Romaniello e Maria Tella Marzano. “Le estorsioni confluivano in un cassa comune che all’occorrenza servivano per pagare gli stipendi ai carcerati e ai loro familiari”, spiega il gip nell’ordinanza.

    Le riunioni con il clan Montescuro nella sala mortuaria dell’ospedale

    Nelle pagine dell’ordinanza ci sono anche i racconti di Maurizio Ferraiuolo, ex collaboratore di giustizia e fratello di Massimo, uno degli arresstati del blitz e nel frattempo diventato uomo di vertice della cosca nella zona di Forcella: “Ho sempre avuto appoggio nell’ospedale… dove dormivo quando dovevo sottrarmi alle ricerche dell’autoritĂ  o ero in pericolo per faide interne… ricordo di avere fatto alcune riunioni…”.

    Il 24 settembre del 2012 riferisce che in un ospedale del centro si svolgevano i summit di camorra e si nascondevano anche le armi. Le riunioni si tenevano nei locali dell’ospedale, anche nella sala mortuaria, come quelle che si susseguirono per cercare di mettere fine allo scontro armato tra il clan Mazzarella e il clan Montescuro.

    Il ministro Piantedosi: “Restituiamo ai cittadini spazi di legalitĂ ”

    L’operazione di questa mattina della Polizia di Stato a Napoli, coordinata dalla locale Procura distrettuale, “testimonia ancora una volta l’impegno straordinario di magistratura e Forze dell’ordine contro le organizzazioni criminali che aggrediscono il tessuto economico e sociale del capoluogo partenopeo”.

    Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, commentando l’esecuzione di 25 misure di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettante persone ritenute gravemente indiziate di associazione di tipo mafioso, estorsioni e detenzione di armi, e legate a vario titolo a cosche locali.

    “Dobbiamo proseguire con determinazione per dare risposte concrete alla comunita’ napoletana e combattere i sodalizi criminali che tentano di controllare il territorio imponendo la loro forza con richieste estorsive a danno di attivita’ commerciali”, ha sottolineato il titolare del Viminale evidenziando che “operazioni come queste sono fondamentali per consentire ai cittadini di riappropriarsi di quegli spazi di legalita’ e sicurezza necessari per la crescita di una economia sana e per una serena convivenza libera da condizionamenti”.

    Il pg Riello: “Difficile ridare fiducia nello Stato”

     “Certamente c’e’ molta paura di denunciare. Evidentemente i segnali devono essere piu’ forti perche’ non e’ facile trovare il coraggio di denunciare in ambienti cosi’ permeati di delinquenza”. A dirlo, il procuratore generale di Napoli, Luigi Riello. “Questo la dice lunga sul fatto che si sente una cappa – aggiunge – magistratura e forze dell’ordine fanno tanto, ma la situazione in Campania e’ molto seria e ridare alle persone la giusta fiducia nello Stato e’ un’operazione molto faticosa”. 

    (nella foto da sinistra Antonietta Virenti, Gaetano Gemei, Salvatore Ferraiuolo, Maurizio Virente, Enzo Barattolo, massimo Ferraiuolo, Antonio Tubelli)


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