Frana Casamicciola, definite quattro nuove zone di rischio

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Sono quattro le zone considerate a rischio nel territorio di Casamicciola, in seguito alla frana del 26 novembre.

La nuova zonizzazione e’ contenuta nell’ordinanza firmata oggi dal commissario delegato per l’emergenza frana e la ricostruzione di Ischia, Giovanni Legnini. Il provvedimento recepisce uno studio sul quadro di pericolosita’ del territorio, redatto anche grazie alle rilevazioni satellitari del sistema Copernicus, ai sopralluoghi del personale dei vigili del fuoco e alle analisi di accademici e di professionisti in forza al sistema della Protezione civile.

Si va quindi dalla ‘Zona A’, soggetta a pericolosita’ molto elevata per la possibile invasione di colate detritiche e di massi, fino alla ‘Zona D’, ritenuta a elevata e confermata pericolosita’ per rischio indotto, rilevato nel cosiddetto ‘quick triage’ effettuato dai vigili del fuoco.



    Tra queste due aree ci sono la ‘Zona B’, soggetta a pericolosita’ molto elevata per il possibile transito di flussi idrici, anche iperconcentrati, e la ‘Zona C’, a invariate condizioni di pericolosita’ rispetto alla situazione ex ante, ovvero dove le condizioni di rischio non sono variate in seguito alla frana.

    La Zona A e’ stata suddivisa a sua volta in quattro microaree. Le prime tre (A1, A2 e A3) sono quelle totalmente interdette, dove gli edifici e i sottoservizi sono stati compromessi o presentano gravi danni legati all’evento catastrofico di fine novembre.

    In caso di allerta meteo, a partire dal livello giallo, anche la Zona A4 assume le stesse connotazioni delle prime tre. Nella Zona B e’ possibile risiedere, ma in condizioni di allerta arancione sono necessari particolari comportamenti, per esempio non sostare in auto lungo la strada e non occupare i piani bassi degli edifici.

    Nella Zona C, invece, non sono previsti comportamenti specifici da adottare in base ai vari tipi di allerta. Tutte le aree saranno costantemente monitorate da un sistema radar, che fornira’ in tempo reale gli spostamenti nell’ordine di un millimetro di punti che potrebbero muoversi dalla traccia attuale della frana.

    Presentando l’ordinanza, che oltre alla zonizzazione dispone le misure di Protezione civile, di assistenza alla popolazione e i primi contributi economici per chi ha lasciato le proprie abitazioni o gli esercizi commerciali, Legnini spiega che con questo provvedimento “si puo’ ritenere chiusa la prima fase dell’emergenza. Ringrazio i cittadini per la pazienza e il senso di responsabilita’ dimostrati – prosegue – e per la collaborazione futura, di cui vi sara’ fortemente bisogno. Le nuove misure richiederanno collaborazione da parte di tutti, a cominciare dalle forze dell’ordine, dai volontari della protezione civile e dalle istituzioni, ma ancor prima da parte dei cittadini”.

    “Da una prima stima, sono poco meno di 200 i cittadini che potranno tornare nelle proprie abitazioni”. Lo dice il commissario prefettizio del Comune di Casamicciola, Simonetta Calcaterra, nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare il contenuto dell’ordinanza firmata oggi, che recepisce e da’ esecuzione all’ordinanza del commissario Legnini per quanto riguarda le misure di rientro di una parte degli abitanti sfollati in seguito alla frana del 26 novembre.

    In base ai dati forniti da Legnini e Calcaterra, gli evacuati censiti superano le 1.000 unita’, mentre quelli che risultano ospiti di strutture alberghiere sono 366. Di questi ultimi, quindi, piu’ della meta’ potra’ rientrare nei propri alloggi gia’ in questi giorni.

    Potranno tornare nelle proprie abitazioni coloro che, in base alla nuova mappatura delle aree di rischio, risiedono nelle zone A4, B, C e D, ovvero quelle che presentano minori condizioni di pericolosita’.

    Per farlo, avranno tempo fino al 2 gennaio. Una decisione, spiega Calcaterra, assunta per “consentire un rientro graduale e organizzato, senza affanni, come invece e’ stato necessario fare per l’evacuazione”. Per i residenti nelle zone A1, A2 e A3, che in base a dati approssimativi sarebbero poco meno di 300 persone, resta garantita l’ospitalita’ presso le strutture alberghiere o la possibilita’ di autonoma sistemazione.


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