Prima udienza del processo per il raid a via dei Tribunali. Il titolare di Cala la Pasta: “Le mie denunce hanno dato fastidio ma non ho paura”. Borrelli: “Raffaele non va lasciato solo ma bisogna farne un esempio. Il centro storico va liberato dai clan e dalla criminalità.”
Nell‘aula 111 del Tribunale di Napoli è in corso la prima udienza di “incidente probatorio” per acquisire dichiarazioni di vittime e testimoni sul raid di via dei Tribunali dello scorso maggio quando la moglie di Raffaele Del Gaudio, titolare del ristorante “Cala la pasta”, fu investita da una moto lanciata a folle velocità e subito dopo un gruppo di persone aveva minacciato titolare e dipendenti del ristorante portando via con la forza la motocicletta.
Come racconta La Repubblica, Del Gaudio ha ricostruito i fatti quella sera e puntando il dito contro chi lo aveva minacciato, Luigi Capuano, uno dei 9 indagati rinchiusi in gabbia. Il ristoratore ha affermato che dopo la vicenda è stato avvicinato da persone del luogo infastidite dal clamore mediatico delle sue denunce- “Non ho cambiato le mie abitudini. Non ho paura di nessuno” – avrebbe confessato Del Gaudio.
Il guidatore della moto, Gennaro Vitone, è agli arresti domiciliari mentre è in cella Patrizio Bosti jr indagato per aver preso parte alla minacce per portare via il ciclomotore dal luogo del raid.
“Per parlare di giustizia questo processo non potrà che concludersi con condanne severe e lunghe per tutti gli imputati. Ma la questione non dovrà terminare lì, il centro storico deve essere liberato dai clan e della criminalità che come una sanguisuga si è aggrappata al flusso economico generato dal turismo. A Raffaele va tutta la nostra solidarietà ed i nostri sostegno, come abbiamo già dimostrato con i fatti. Chi denuncia non deve essere lasciato solo ma diventare un esempio da seguire, un leader, una guida per tutti, solo così ci si potrà liberare davvero da quel cancro chiamato camorra.”- le parole del Consigliere Regionale di Europa Bere Francesco Emilio Borrelli.
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