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Prima il padre e poi il figlio. Cosi’ la scalata criminale della famiglia Cristiano che ha terrorizzato per mesi il comune di Arzano a Napoli, con bombe, sparatorie, e’ finita. Pietro e Pasquale sono diventati collaboratori di giustizia.

Il piu’ giovane era salito alla ribalta delle cronache per aver sfilato in Ferrari in occasione dei festeggiamenti per la comunione del figlio, nonostante fosse ai domiciliari. Erano i capi di uno dei gruppi in lotta nell’area nord di Napoli.

I Cristiano stanno raccontando ai pm della Dda i retroscena della scissione con Giuseppe Monfregolo e il sistema del pizzo a tappeto e i modi di approvvigionamento della droga. E poi come riuscivano a comunicare in carcere.

 “Nel reparto hanno i telefoni cellulari e comunicano con l’esterno nel corso dell’interrogatorio di mio figlio Pasquale, erano tutti nella stanza a chiedermi perche’ non tornasse dopo tanto tempo”, ha detto Pietro.

E si parla anche di politica e di come il clan della 167 avrebbe cercato di indirizzare le elezioni comunali del 2017. “Ho una lista di tutte le estorsioni commesse. Per un periodo di assenza di mio figlio, appena scarcerato, ho di fatto retto il clan come persona di fiducia”. 


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