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Napoli, prestò 5mila lire al partito Fascista: la figlia chiede 500mila euro a Fratelli d’Italia

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Napoli. Anziana professoressa napoletana trova un’obbligazione emessa dal papà al Partito Fascista e chiede la restituzione della somma e gli interessi maturati per circa un secolo al partito Fratelli d’Italia.

C’è una storia lunga un secolo dietro un buono del tesoro ritrovato dalla professoressa napoletana Marcella Faiella, 87 anni, tra i ricordi di famiglia. E’ la storia del suo papà, Mario Faiella – classe 1906, ufficiale dell’esercito regio negli anni ’20 e deceduto nel 2002 – che nel 1926 decise di sottoscrivere una obbligazione all’allora Partito Fascista, nell’ambito della manovra ‘salva-lira’ varata dal governo di Benito Mussolini.

All’epoca si chiamava ‘fascio littorio’ quel titolo per la somma di 5mila lire ritrovato da Marcella Faiella, la professoressa che ha dato incarico all’Associazione Giustitalia (www.associazionegiustitalia.it) di recuperare il danaro, con tutti gli interessi, chiedendoli al Partito “Fratelli d’Italia”, subentrato a tutti gli effetti nei rapporti debitori e creditori al Partito Fascista dell’epoca. 

Il ritrovamento del titolo di credito, avvenuto qualche settimana fa, insieme ad altri ricordi dell’ex ufficiale, militante di destra, ha innescato un’operazione di recupero di capitale e interessi maturati a partire dal 14 luglio del 1926, giorno in cui Mario Faiella sottoscrisse l’obbligazione e versò le 5mila lire, una somma ragguardevole per quell’epoca visto che l’Italia pagava ancora il salatissimo conto della prima guerra mondiale.

L’obbligazione secondo le ricerche fatte dall’associazione Giustitalia e dalla figlia di Mario Faiella, Marcella, non venne mai incassata. Quel documento era stato in qualche modo smarrito, riemerso tra gli oggetti personali dell’ex ufficiale soltanto 20 anni dopo la sua morte, avvenuta nel 2002. “Il titolo è stato stimato da un nostro consulente che ha calcolato, tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione, dal 14 luglio 1926 ad oggi, una cifra creditoria di circa 500 mila euro” hanno detto Marisa Ciardi e Luigi De Rossi dell’associazione Giustitalia.

Il prestito del Littorio fu una misura finanziaria lanciata dal Governo di Benito Mussolini, proprio nel 1926,  per tentare di limitare gli effetti collaterali indesiderati provocati dalla rivalutazione della lira che era stata ottenuta per mezzo del progetto denominata ‘quota 90’.

La manovra venne realizzata per mezzo della trasformazione forzosa di 15 miliardi di debito pubblico a breve/medio termine (1 miliardo di debito quinquennale e 14 miliardi di debito settennale), in un debito a lungo termine, per complessivi 27,5 miliardi di lire, denominato consolidato. All’interno di quest’ultimo venne compreso anche danaro fresco di nuova raccolta.

Nell’esecuzione di questa manovra, il governo puntò in particolare sull’effetto deflativo che sarebbe scaturito dalla sottrazione dal mercato a breve di una tale massa di danaro e valori mobiliari. La conversione ebbe carattere obbligatorio, ma venne percepita positivamente dall’opinione pubblica, come necessaria per salvare la lira.

Il rendimento venne fissato al 3,5% annuo, con restituzione del capitale alla scadenza trentennale. L’operazione prestito del Littorio fu attuata mediante lo strumento giuridico del decreto legge.

Mario Faiella fu uno dei tantissimi italiani che decise di sottoscrivere l’obbligazione con la quale il Governo Mussolini annunciò il salvataggio della lira.

A distanza di 96 anni, secondo i calcoli, il buono del tesoro al portatore vale 500mila euro: la cifra che la signora Marcella Faiella, unica erede dell’ex ufficiale, vuole ora dal Partito Fratelli d’Italia.