Cronaca Giudiziaria

Napoli, ucraina carbonizzata: la figlia cercò di fermare l’assassino

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“Devi salvare mia mamma, devi salvare mia mamma. Io parlo ucraino e le chiedevo cosa stesse accadendo e lei urlava e correva e diceva ‘vieni qui e salva mia mamma”.

E’ il momento più drammatico della testimonianza che Oleva Donchack ha fatto ai pm della sezione Fasce Deboli della Procura di Napoli coordinata da Raffaello Falcone, sulla morte di Anastasiia Bondarenko, la giovane ucraina di 23 anni trovata carbonizzata nell’appartamento di vico San Antonio Abate 21 dove abitava il 10 marzo e per il quale e’ stato arrestato per omicidio Dmytro Trembach, 26 anni, compagno della vittima.

Il fermo e’ stato convalidato ieri e dalla documentazione emerge il racconto drammatico della donna che ha salvato la bimba di 5 anni “che chiedeva aiuto per la mamma morente in casa”. La piccola non sapendo che proprio il compagno della mamma era l’assassino, si e’ piu’ volte aggrappata alla mano del ventiseienne.

La bimba ha anche cercato di bloccarlo ma lui, invece, ha tirato dritto per la sua strada, senza guardarsi indietro, lasciando l’abitazione preda delle fiamme. A incastrarlo sono i messaggi e le telefonate alla madre della vittima nelle quali ha detto esplicitamente: “Io ho bruciato Anastasiia”. Ma anche le parole della bimba, la quale ha confermato la presenza di Dmytro in casa poco prima del rogo.

Uno stimolo, la gelosia, “cosi’ lieve, banale e sproporzionato rispetto alla gravita’ del reato”, “un mero pretesto per lo sfogo di un impulso criminale”. Cosi’, il giudice per le indagini preliminari di Nola Sebastiano Napolitano, spiega la sussistenza dell’aggravante dei futili motivi contestata a Dmytro Trembach.

In Italia c’era tornata lo scorso 2 febbraio. La vittima, spiega ancora il giudice, “ha trovato la morte a Napoli per mano del suo compagno all’interno di una relazione affettiva non sana e avvelenata dal sospetto e dalla gelosia, dopo essere fuggita dalla guerra in Ucraina insieme con la sua bimba”. 

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