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TG Scientificamente. La città sulla Luna, le imprese italiane mettono i primi mattoncini

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L’Agenzia spaziale italiana (Asi) ha stretto un accordo con Thales Alenia Space per lo studio di fattibilità di sedici progetti che saranno utili a tracciare una roadmap della partecipazione tricolore al Programma Artemis. Insomma, tutte le imprese italiane che hanno un elevato grado di competenza e specializzazione possono raccordarsi per animare progetti che un domani potrebbero realizzarsi sulla Luna. Dai giganti dell’industria alle startup. Da chi fa trattori a chi porta l’elettricità. Robotica, meccanica, elettronica, intelligenza artificiale, stampa 3D, ma anche design: sono tutti tasselli per costruire la ‘cittadella lunare’.

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L’Agenzia spaziale italiana “finanzia e coordina le attività di studio e utilizzerà i risultati nell’ambito di una più generale attività di collaborazione con la Nasa per la promozione delle tecnologie spaziali italiane nel programma statunitense Artemis. L’obiettivo dell’Agenzia è quello di proporre le migliori idee ottenute attraverso gli studi per la loro realizzazione sulla Luna nelle negoziazioni nell’ambito degli Artemis Accords”, ha spiegato Roberto Formaro, Responsabile dell’Agenzia per il Trasporto Spaziale Infrastrutture Orbitanti e di Superficie in Orbit Servicing.

LE IDEE ITALIANE
Tra le idee italiane allo studio c’è quello di un rifugio lunare per astronauti, lo Shelter. Ci ha spiegato di cosa si tratta Roberto Provera, ingegnere di Thales Alenia Space.

L’idea dello Shelter è quella di far trovare fin dalle prime missioni in cui gli esseri umani torneranno sulla Luna, un sistema, magari ancora abbastanza semplice, che metta in grado gli astronauti di avere un piccolo rifugio in caso di problemi al lander che gli permetta di sopravvivere. è come se fosse un bivacco in montagna, con un po’ di risorse per mangiare e poter vivere all’interno e per poter comunicare, per poter aspettare la missione di recupero. Inoltre l’idea, era quella di far loro trovare strumenti necessari allo sviluppo della missione, tra cui quelli per aiutarli a raccogliere e analizzare campioni di roccia”.

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Il futuro a cui si guarda è quello di rendere la colonia lunare autonoma, anche con l’utilizzo di rover intelligenti.

“La differenza che si vuole avere rispetto alle missioni Apollo è che stavolta si va sulla Luna per rimanere in modo economicamente e logisticamente sostenibile. Per essere sostenibile una delle idee è quella di sfruttare il materiale lunare. Magari si può cominciare a sfruttare la regolite per gli schermi contro le radiazioni. Si stanno studiando, anche in Italia, sistemi di produzione di idrogeno e ossigeno sfruttando il ghiaccio nella regolite. Un elemento essenziale sarà il sistema con la capacità di raccogliere la regolite, portarla dove necessario e processarla. Importante la capacità di avere una stampante 3d che sfrutta il materiale per cominciare i mattoncini che saranno utilizzati per costruire elementi più complessi”.
È una sfida, è la prima volta che le industrie italiane provano a mettersi insieme in modo così ampio. Settori diversi, gergo diverso, ma unite dalla bravura nella ricerca e dalla voglia di mettersi alla prova.

“Una volta si deva che lo Spazio portava benefici sulla terra, ed è vero. Adesso non è più solo così. La miscela giusta è portare nello Spazio le tecnologie che ormai stanno emergendo e che non sono solo Spazio. Parlo di intelligenza artificiale, robotica, ergonomia, 3d printing, cloud computing… tutte tecnologie trasversali. Ed è evidente che se lo Spazio vuole crescere ed essere sostenibile bisogna fare tesoro di ricerca e innovazione fatte in campi vicini”.

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