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Queste le parole di Claudia Majolo, Presidente di Upavv, sull’opportunità di avanzare un ricorso avverso la bocciatura agli scritti dell’esame d’avvocato.
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“Ogni giorno riceviamo decine di messaggi e di mail di candidati respinti agli scritti che non sanno ancora bene come muoversi e quali opportunità di ricorso valutare. Ovunque, infatti, si legge di un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica o della possibilità di aderire a una class action. Ma quali sarebbero le basi giuridiche su cui si fonderebbero questi ricorsi collettivi? Il candidato che è stato bocciato, infatti, deve poter analizzare in maniera puntuale i motivi che lo spingono a proporre il ricorso, valutando se sussistano gravi violazioni di tipo formale, tra le quali rientrano l’errata o incompleta formazione della Commissione esaminatrice, la violazione delle norme in merito all’anonimato delle prove scritte e l’annullamento delle prove per asserita copia senza che la Commissione fornisca evidentemente la prova del testo copiato.
Aderendo a una class action oppure a un ricorso collettivo, in alcun modo il giudice potrebbe intervenire sul merito, non avendo alcuno strumento idoneo a ravvisare eventuali profili di illegittimità all’interno degli atti.
Ed è proprio per questo motivo che Upavv ha deciso di non aderire né alla class action né a tale ricorso collettivo straordinario al Presidente della Repubblica, considerate modalità strumentali per raggiungere il maggior numero di persone ma senza assicurare un risultato. Benché, infatti, molti candidati respinti agli scritti siano attirati dalle cifre piuttosto basse per aderire a tali modalità di ricorso, solo attraverso un ricorso singolo al Tar si avrebbe la garanzia di una valutazione oggettiva con una maggiore possibilità di successo”.






