Il sindacato Spp: ‘Tre norme per cambiare il sistema carcerario’

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Dalla gestione Orlando in poi il carcere ha subito mutamenti significativi a favore delle organizzazioni criminali che hanno saputo cogliere la debolezza del sistema e di chi lo amministra. 2500 telefonini negli ultimi 2 anni ossia comandano loro gestendo e dando ordini all’esterno. 700 per cento di aggressioni in più nei confronti della polizia penitenziaria e dei detenuti più deboli, ossia ci impongono le regole anche con la forza.

Spaccio di droga aumentato ossia il carcere come fonte di guadagno e di autogestione economica per gli arrestati e le loro famiglie. A dichiararlo il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo: “negli ultimi tre anni abbiamo perso completamente il controllo delle carceri. Il punto di inizio di questo cambiamento è costituito dall’introduzione della tanto discussa “vigilanza dinamica” ossia celle aperte a tutti i detenuti. Da questo momento in poi sono aumentate le aggressioni del 700% nei confronti dei poliziotti ma anche le sopraffazioni nei confronti dei detenuti più deboli e contemporaneamente sono sparite le celle di isolamento e le punizioni nei confronti dei detenuti sono state allentate. I ritrovamenti dei telefonini sono passati da 450 a 800 in un anno per arrivare a 2500 nell’ultimo anno. Lo spaccio di droga è cresciuto almeno 1000% negli ultimi tre anni.

La criminalità organizzata ha colto l’opportunità nata da queste concessioni impadronendosi di tutti gli spazi disponibili per organizzare i loro traffici interni ma soprattutto esterni al carcere. La possibilità di controllare i traffici criminali anche esterni al carcere è stata senza dubbio un punto di svolta. L’aver capito l’evidente debolezza del sistema ma soprattutto dei suoi amministratori ha portato alle rivolte e devastazioni con 14 morti e le successive
richieste allo Stato”.
Continua Di Giacomo: “la debolezza del sistema e dei suoi amministratoti, Ministro e D.A.P., sono sicuramente l’elemento su cui puntare l’attenzione per cominciare un percorso inverso che tolga ai criminali il potere nelle carceri. Bisogna partire da poche ma incisive norme; introdurre una norma che punisca in modo severo con una pena non inferiore nel minimo a quattro anni per chi cerca di introdurre o introduce ed utilizza telefonini nel carcere. Oggi nessuna norma penale è prevista. Si capisce bene che questo è un punto di forza a loro favore. Introdurre pene severe per chi usa sopraffazione e violenza nei confronti dei detenuti più deboli ma soprattutto nei confronti della polizia penitenziaria prevedendo l’esclusione dalla sorveglianza dinamica ossia dalle celle aperte.

Aumentare le pene per chi introduce sostanze stupefacenti in carcere. Negli ultimi anni lo Stato nelle carceri ha ceduto spazio alla criminalità organizzata in un crescendo che ha portata ad oggi con le scarcerazioni della vergogna. Ci siamo dimenticati totalmente delle vittime e dei loro famigliari evidenziando come la politica attuale sia lontana dai problemi reali. Una seria lotta alle organizzazioni criminali non si può combattere con gli occhi bendati come avviene oggi. Conclude Di Giacomo.


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