Napoli, devastazione al Pellegrini, Nessuno Tocchi Ippocrate: ‘Ormai è una guerra’

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Napoli. “E’ guerra e questo non è tollerabile! Noi non siamo dei soldati”. L’associazione ‘Nessuno tocchi Ippocrate’ affida a un post su Facebook le proprie riflessioni sulla devastazione del pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini, a Napoli, da parte dei parenti del quindicenne morto in seguito a un tentativo di rapina a un carabiniere. “‘Nessuno tocchi Ippocrate’ è vicina a tutti gli operatori sanitari (medici, infermieri, oss) che la notte scorsa sono stati aggrediti al Pellegrini – scrivono – purtroppo ancora non conosciamo il numero dei colleghi che hanno subito aggressioni, ma comunque ancora una volta denunciamo una violenta aggressione all’interno del nosocomio della Pignasecca, sempre di più ospedale di trincea”. “Non entriamo nel merito di cosa è accaduto a via Generale Giordano Orsini, quello che ci compete è quello che accaduto dietro a quel che resta delle porte del Pronto Soccorso – sottolineano – Proprio dietro a quelle porte divelte c’è distruzione, c’è paura, c’è rabbia, c’è voglia di abbandonare questo lavoro che ci espone quotidianamente a rischio di morte, c’è voglia di telecamere, ma sopratutto c’è voglia di essere pubblici ufficiali”. “Molti colleghi ci contattano in queste ore esprimendo la loro volontà di abbandonare il servizio – aggiungono – Non ci sentiamo nemmeno in diritto di incitarli a tenere duro, come si fa? Come si fa a dire ad un padre di famiglia ‘Vai a lavoro e rischia la vita'”. “Speriamo che il magistrato di turno non metta il fattore emotivo davanti a tutti quei colleghi che nelle prossime ore, pervasi dalla paura, non chiuderanno occhio – proseguono all’associazione in prima linea in un recente passato contro le aggressioni alle ambulanze a Napoli – Ora più che mai abbiamo bisogno di tutele. Lo Stato non ci può abbandonare. Non distogliamo l’attenzione dal problema delle aggressioni, quelle sono sempre presenti”. “Il nostro è un grido di aiuto – conclude ‘Nessuno tocchi Ippocrate’ – anche perché siamo noi i primi a intervenire in questi tragici eventi”.




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