Sequestrato impianto di autodemolizione: aveva “stipato” 600 tonnellate di rifiuti pericolosi. Nei controlli anche un calzaturificio con operai in nero

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Ancora sequestri di attività commerciali e discariche abusive nella “Terra dei Fuochi”. Nei giorni scorsi le Fiamme Gialle del Gruppo di Aversa hanno messo i sigilli ad un impianto di autodemolizione con annessa discarica non autorizzata e a un calzaturificio completamente abusivo allestito in un seminterrato di un edificio adibito a civile abitazione. Denunciati all’Autorità Giudiziaria i titolari per violazioni ambientali e mancata attuazione delle misure obbligatorie per la sicurezza dei luoghi di lavoro. Individuati anche 3 lavoratori in nero.
In un primo intervento, i militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Marcianise hanno individuato e sottoposto a sequestro un’impresa di autodemolizioni abusiva situata nel Comune di Arienzo, svolta in assenza delle autorizzazioni ambientali e senza alcuna tracciabilità dei rifiuti speciali prodotti dall’attività.
Nel corso di un servizio di pattugliamento del territorio, infatti, i finanzieri hanno posto l’attenzione su un’autofficina recintata in modo approssimativo e che, anche da un primo esame dall’esterno, non sembrava rispettare svolgere l’attività in modo regolare. Eseguito quindi l’accesso, gli operanti rinvenivano, all’interno della struttura, ingenti quantitativi di rifiuti costituiti soprattutto da scarti in plastica e in metallo derivanti dall’attività di autodemolizioni.
All’esterno del capannone, che risultava formalmente non più attivo da 4 anni, il titolare aveva, inoltre, “allestito” una vera e propria discarica “a cielo aperto” in cui erano state accantonate circa 600 tonnellate di rifiuti speciali di vario genere, perlopiù carcasse di auto e moto (circa 50 motoveicoli dismessi e 7 autoveicoli), rottami di elettrodomestici, pneumatici, vecchie macchine industriali tra cui un escavatore in disuso, bidoni di olio lubrificante e bombole. Un enorme quantitativo di rifiuti anche molto pericolosi che, esposti alle intemperie per un lungo periodo di tempo, hanno provocato evidenti percolazioni nel sottosuolo con il concreto rischio di compromissione delle falde acquifere sottostanti.
Per questi motivi, è stato eseguito il sequestro del capannone, dell’intera area circostante (di circa 8.000 mq) e di tutti i rifiuti giacenti. Il responsabile, R.S., 68enne di San Felice a Cancello, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere per i reati di gestione non autorizzata di rifiuti e inquinamento ambientale.
Il giorno successivo, i militari della Compagnia di Aversa individuavano a loro volta un calzaturificio completamente abusivo, allestito nel seminterrato di una palazzina sita a San Marcellino dove l’attività commerciale, che produceva a pieno regime, non era in possesso di alcuna Partita Iva né aveva stipulato alcun contratto per lo smaltimento dei rifiuti speciali prodotti. Al memento dell’intervento, oltre al titolare, sono stati scoperti anche 3 lavoratori completamente “in nero” che operavano con macchinari e solventi vari senza l’adozione delle necessarie misure antinfortunistiche e senza un adeguato sistema di aspirazione dei fumi generati.
Veniva così sequestrato l’intero opificio, i 36 macchinari trovati al suo interno e 150 kg di rifiuti speciali costituiti dagli scarti di lavorazione, pronti per essere illecitamente smaltiti sul territorio.
Anche questi risultati dimostrano l’importanza del controllo economico-finanziario del territorio esercitato dalla Guardia di Finanza e finalizzato all’individuazione di quelle imprese che scaricano sulla collettività i costi sociali della loro attività illegale, sfruttando ingiusti vantaggi economici e danneggiando le altre aziende sane e corrette che operano sui loro stessi mercati.


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