Allarme bomba per impedire l’udienza: a processo l’amante del latitante

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La procura della Repubblica di Benevento, retta da Aldo Policastro, ha formulato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di una 32enne beneventana, che deve rispondere di minaccia aggravata al corpo giudiziario, procurato allarme, interruzione di pubblico servizio, favoreggiamento personale e sostituzione di persona. La vicenda in cui è coinvolta è legata al collocamento di un finto ordigno costituito da un candelotto in cartone nastrato a forma di dinamite da cui fuoriuscivano dei fili a mo di innesco a distanza, rinvenuto in uno dei servizi igienici del tribunale di Benevento il 20 dicembre 2016, dopo due telefonate minatorie, e alla latitanza dell’imprenditore Paolo Messina junior. Le indagini delegate dai pm alla Squadra Mobile, anche attraverso attività tecniche, hanno permesso di accertare che il cellulare utilizzato dall’anonimo che segnalò la presenza della finta bomba fosse proprio nella disponibilità della donna che intratteneva una relazione sentimentale con Messina. L’obiettivo della segnalazione era quello di evitare che quel giorno si celebrasse l’udienza del processo in cui Messina era imputato per l’omicidio di Antonello Rossiello, un imprenditore suo rivale, nel 2013. Il tribunale infatti fu evacuato. Quando Messina è stato catturato in Croazia, nel novembre 2017, gli inquirenti accertarono anche l’esistenza della sua relazione sentimentale e risalirono alle utenze utilizzate dal latitante e dalla donna per colloquiare tra loro, risultate intestate entrambe a dei minori completamente estranei ai fatti ma di cui erano stati copiati i documenti. La donna tentò anche di recuperare una cospicua somma di denaro dovuta da un creditore a Messina, in modo che potesse proseguire la sua latitanza. Messsina è stato condannato poi dalla corte d’Assise di Benevento a 25 anni di carcere, pena ridotta a 22 anni e sei mesi in Appello.




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