‘Pantani non era solo quando morì’, la rivelazione nella commissione antimafia

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La morte del ciclista Marco Pantani, trovato senza vita in un residence a Rimini il 14 febbraio 2004, arriva in Commissione parlamentare Antimafia. L’audizione di Umberto Rapetto, già generale di brigata della guardia di finanza, getta ombre sulle circostanze del decesso del ‘pirata’. E ora la famiglia del campione, che da sempre avanza dubbi sul fatto che il decesso sia stato causato da un mix di droga e farmaci, spera si facciano passi in avanti: “Riteniamo che la Commissione Antimafia saprà ricercare e approfondire i tanti elementi emersi in questi anni, che rendono ormai non più sostenibile la tesi ufficiale sulla morte del campione”, ha detto all’Adnkronos l’avvocato Antonio de Rensis, legale della famiglia del ciclista. Secondo quanto sostenuto dall’ex generale Rapetto in quella stanza, al momento della morte, Pantani non era solo: “Affianco al corpo c’erano macchie di sangue sul pavimento e il segno evidente che il corpo è stato spostato. Si vede il segno del braccio”, ha sottolineato l’ex generale spiegando che dagli esami è emerso che “non si può pensare che prima di esalare l’ultimo respiro sia stato lui a strisciare il braccio”. Per Rapetto è il segno che “qualcuno era con lui quando questo si è verificato”. Non solo. Nel residence in cui alloggiava si accedeva attraverso la reception, ma anche dal garage. “Pantani la mattina del decesso – ha ricordato Rapetto – chiede più volte alla reception di chiamare i carabinieri perché ci stava qualcuno che lo stava disturbando”. Qualcuno che, secondo Rapetto, potrebbe essere passato dal garage visto che alla reception nessuno aveva chiesto di lui. L’ex generale di brigata ha ricordato un servizio fatto dalle ‘Iene’ poco tempo fa dove sono state raccolte anche delle testimonianze. “Nessuno ricorda nulla e perché non si sia stato dato luogo alla richiesta di aiuto, reiterata e fatta con presumibile insistenza”, ha detto Rapetto. Nell’audizione si è anche fatto riferimento ai possibili interessi della criminalità organizzata sulle scommesse e i possibili collegamenti con la morte del ciclista. L’ex generale di brigata della Guardia di finanza ha proposto di proseguire con future audizioni. Il presidente della Commissione antimafia, Nicola Morra, non si è sbilanciato: “Sono convinto che chi di dovere, avvertendo l’obbligo, possa rappresentare presso le procure locali queste nuove acquisizioni”. “Sono convinto che il merito della questione relativamente a tutto il fenomeno complesso e articolato dell’azzardo – ha aggiunto – possa costituire motivo di analisi da parte del Comitato perché sempre più sul quel versante le mafie hanno investito e investono”. “Se dovessero esserci ulteriori elementi – ha concluso – valuteremo in ufficio di presidenza l’eventualità di adunarci nuovamente e continuare questa audizione”. Ma i famigliari del campione sperano in una svolta. “L’audizione di Rapetto davanti alla Commissione antimafia rappresenta un momento molto importante, fondamentale per cercare finalmente, con la giusta determinazione, la verità sulla morte di Marco Pantani”, ha commentato l’avvocato de Rensis. “Ringraziamo, unitamente alla famiglia, la Commissione Antimafia per l’impegno che sta dimostrando in questo senso”, ha sottolineato il legale della famiglia. “Riteniamo che la figura del generale Rapetto parli da sola in merito all’attendibilità di quanto da lui affermato”, ha concluso. 


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